y, Y
(ìpsilon, o i greca, meno com. i greco) s. f. o m. – Ventiquattresima lettera dell’alfabeto latino (usata solo in latinismi, grecismi e forestierismi non interamente adattati). La sua origine remota è la stessa delle lettere u, v, w, da una lettera fenicia che rappresentava la semiconsonante u̯; la lettera che da questa trassero i Greci, Y, ebbe in origine il valore di u vocale, passato presto a ü nella pronuncia ionico-attica, tanto che fin dal sec. 5° a. C. per indicare il suono u si dovette ricorrere al digramma oυ; altri dialetti greci le conservarono la pronuncia u, e appunto con questo valore i Romani adottarono nel loro alfabeto una Y di forma un po’ modificata, che fu la V. Quando poi, nel sec. 1° a. C., si volle introdurre nell’alfabeto latino un segno che rendesse il suono ü, d’uso frequente nei grecismi, s’accolse, mettendola (insieme con la Z) in coda a tutte le altre, la lettera Y con la forma e la pronuncia che aveva presso i Greci; non si poté però generalizzare l’uso del suono ü, estraneo al sistema fonetico latino, che in età repubblicana era stato il più delle volte adattato come u nella pronuncia e nella scrittura (es. buxus, dal gr. πύξος), e che in seguito, pur trascritto come y, fu adattato di solito nella pronuncia in semplice i, partecipando ai successivi sviluppi di questo suono (per es., gr. γῦρος > lat. gyrus, da cui l’ital. giro; gr. κύκνος > lat. cycnus, da cui l’ital. cigno ma pop. cécero). Nella maggior parte delle lingue moderne che usano l’alfabeto latino la lettera y è un doppione della lettera i, oppure ha la funzione, non esclusiva, di rappresentare la semiconsonante i̯ (come in inglese, francese, spagnolo) o la vocale ü (come in tedesco); la y olandese, oggi sostituita (tranne in qualche nome proprio) da ij, rappresenta il dittongo èi; la y di varie lingue slave (comprese le traslitterazioni scientifiche dal russo) rappresenta la cosiddetta «i dura», la cui caratteristica costante (suoni esso ï o i) è quella di non palatalizzare la consonante che lo precede; viceversa in alcune lingue meno note, come l’ungherese, e in molte trascrizioni di dialetti e di lingue indigene extraeuropee, una y posposta a una consonante indica la pronuncia palatale (ungh. gy ‹d’›, ly ‹l’›, ny ‹n’›, ty ‹t’›). Nell’uso grafico italiano, la lettera y è stata largamente usata fino al sec. 16° nelle parole d’origine greca o credute tali: si scrisse a volte non solo tyranno o Hieronymo, ma anche hystoria e Tyberio, che in latino hanno i; le grafie con i hanno poi preso nettamente il sopravvento quando il criterio fonetico ha finito col prevalere, nell’ortografia italiana, su quello etimologico. La pronuncia della y è stata sempre i, com’è ancor oggi nelle poche voci che la conservano. ◆ Usi più comuni della lettera con funzione di simbolo: nella forma maiuscola, non puntata, è il simbolo, in biologia, di uno dei cromosomi sessuali, quello che si trova nel sesso eterozigote insieme con un cromosoma X; in chimica, è simbolo dell’elemento ittrio (lat. scient. Yttrium); in elettrotecnica, indica il collegamento a stella di tre avvolgimenti, resistori, impedenze, ecc., in un sistema trifase, ed è anche usato come simbolo dell’ammettenza. In fisica, la lettera maiuscola Y indica una famiglia di mesoni pesanti, composti da un quark b e dal suo antiquark b̄, con spin isotopico nullo, numero quantico di spin pari a 1 e parità negativa. In matematica, la lettera minuscola y, più raram. la maiuscola Y, indica tradizionalmente una incognita (in partic., insieme alla x, in un sistema di equazioni in due incognite), una variabile (generalm. la variabile dipendente di una funzione), una coordinata (la ordinata). In metrologia, y- e Y- sono il simbolo dei prefissi metrologici, rispettivamente, yotto- e yotta-. Con riferimento alla forma caratteristica della Y maiuscola, è di uso frequente la locuz. a Y per indicare una biforcazione (v. ipsilon). ◆ Nel codice alfabetico internazionale, la lettera y viene convenzionalmente identificata dalla parola ingl. yankee.