yacht
‹i̯òt› s. ingl. [dall’oland. ant. jaghte o jaghtschip «nave (schip) da caccia (jaght)»] (pl. yachts ‹i̯òts›), usato in ital. al masch. – Nome che, nelle marinerie nordiche, indicava dapprima, nel sec. 17°, un piccolo e veloce veliero militare usato per esplorazioni e collegamenti, e successivamente, nel sec. 18°, un’imbarcazione, spesso sontuosamente allestita e decorata, adibita ad attività di svago spec. nelle acque interne e costiere. È passato poi a indicare genericam. una imbarcazione pontata e cabinata, con propulsione a vela o a motore, da diporto, di dimensioni notevoli (lunghezza superiore ai 13 m, stazza fino a 50 tonn.), con alloggi confortevoli e, spesso, eleganti allestimenti; il tipo a motore, in partic., è chiamato motoscafo se di piccole dimensioni, e quando supera i 13 m motoryacht o panfilo (vera e propria nave da diporto, elegante e lussuosa, con stazza superiore alle 50 tonn.); i tipi più lunghi di 50 m, tra i quali sono compresi alcuni scafi che raggiungono anche i 140 m, sono talvolta denominati maxiyachts o superyachts. Nella attuale marineria da diporto, anche internazionale, nome dato al naviglio a vela da regata di qualsiasi tipo, includente sia le imbarcazioni di dimensioni più piccole, come quelle delle classi olimpiche, sia quelle per regate d’altura e oceaniche, distinte in base alle classifiche di stazza non convenzionale (stazza internazionale di 6 e 12 metri, classi del regolamento internazionale d’altura, ecc.), o ad altri sistemi di stazzatura o di misurazione internazionale, o anche al sistema di velatura o di attrezzatura (yacht armato o attrezzato a goletta, ketch, yawl, ecc.).