yoga
yòga s. m. [voce sanscr. ‹i̯óoġa›, che significa propr. «unione, congiunzione (dell’uomo con la divinità)»], invar. – 1. Termine con cui viene indicato un vasto complesso di tecniche ascetiche, praticate già nell’India prearia e, in partic., uno specifico metodo di autodisciplina mirante a liberare progressivamente chi lo pratica (yogin) dai vincoli materiali, assunto, per il suo carattere pragmatico e la sua funzione spirituale, da varie scuole del pensiero filosofico-religioso indiano. Le tecniche dello yoga (così come sono formulate nel trattato Yogasūtra, redatto tra il 2° e il 5° sec. d. C., che ne costituisce il testo base) comprendono otto gradi: i primi due riguardano la disciplina morale (per es., astensione dall’offesa a ogni creatura, rispetto per la verità, purezza di spirito e di corpo, studio dei testi sacri, devozione verso la divinità); il terzo e il quarto costituiscono la preparazione fisica (assunzione di particolari posizioni del corpo convenienti alla meditazione, e controllo del respiro, premessa necessaria al controllo del pensiero), cui segue la sottrazione dei sensi agli stimoli esterni. Il momento culminante, cioè lo svuotamento della mente, si articola in tre gradi: sforzo per concentrare la mente su un oggetto (o un’idea), attenzione continua a questo e, infine, raccoglimento assoluto. L’isolamento dello spirito in unione con la divinità, meta di tutto l’itinerario yogico, è così raggiunto. 2. Con sign. più ristretto, nel mondo occidentale, insieme di tecniche ginnastiche e respiratorie praticate come mezzo di rilassamento psicofisico: fare un po’ di yoga; anche come agg.: esercizî, posizioni yoga.TAV.