zampogna
zampógna (ant. o poet. sampógna) s. f. [lat. symphōnĭa, dal gr. συμϕωνία «accordo, concerto» (v. sinfonia)]. – 1. Strumento musicale a fiato di origine e carattere pastorale, consistente in un otre di pelle pieno d’aria nel quale sono inserite alcune canne o pive di legno (e per questo ritenuto, nell’antichità classica, una derivazione del flauto, o siringa, del dio Pan): per Natale, un tempo, i pastori abruzzesi giravano per le città suonando la zampogna; la z. ha un suono dolce e malinconico. Dal medioevo all’età moderna si diversificò in varî tipi, tra cui la cornamusa scozzese e irlandese, a insufflazione indiretta, e la musette francese, con otre in stoffa ricamata (v. cornamusa, musette e piva). 2. Nel linguaggio venatorio, il richiamo artificiale a fiato col quale si imita il verso della folaga. 3. Nel gergo carcerario, il corredo che ordinariamente viene consegnato ai detenuti, cioè l’occorrente per dormire (coperte, lenzuola, federa, più un asciugamani) e per mangiare (gavetta, piatto e cucchiaio, tutto in alluminio), corredo che, avvoltolato alla consegna per eventuali trasferimenti interni, prende appunto l’aspetto di una zampogna (donde il nome). ◆ Dim. zampognétta.