zara
żara s. f. (o ażara o ażżara o anche, più raro, żaro m.) [dall’arabo az-zahr «dado» (da cui anche azzardo); cfr. spagn. azar, fr. hasard], ant. – 1. Gioco d’azzardo con i dadi, molto diffuso durante il medioevo, in varie forme, in tutti i paesi d’Europa, consistente nel gettare sul tavoliere tre dadi; era considerato vincitore chi riusciva a ottenere egual numero sui tre dadi o almeno su due dadi, e, nella forma più comune in Italia, chi dichiarava preventivamente, ad alta voce, il totale dei punti che avrebbe realizzato con i tre dadi: Quando si parte il gioco de la zara, Colui che perde si riman dolente, Ripetendo le volte, e tristo impara (Dante); pensa che la cara Tua libertà non meno abbi perduta Che se giocata te l’avessi a zara (Ariosto). 2. Dall’abitudine che i presenti avevano di gridare zara! all’uscita di un numero perdente, la locuz. fig. z. a chi tocca! (e, meno com., z. all’avanzo!), chi ha il danno se lo tenga: Né vo’ che tu credessi ch’io mi curi Contro a questo o colui: zara a chi tocca! (Pulci).