zelo
żèlo s. m. [dal lat. tardo zelus, gr. ζῆλος «spirito d’emulazione»]. – 1. a. Fervido, operoso impegno che si spiega e si dimostra in una attività o per la realizzazione di un fine: avere, mostrare z.; fingere uno z. che non si ha; insegnare, studiare, lavorare con z.; attendere con z. ai proprî doveri, alle proprie mansioni, a un incarico, a una missione, alle opere di carità; adoperarsi, prodigarsi con z., col massimo z., per ottenere qualcosa, per riuscire in qualcosa; essere pieno di z.; z. santo, giusto, indefesso, instancabile, operoso; specificando il campo d’attività o il fine: z. religioso, apostolico, patriottico, scolastico; z. del proprio onore, del bene comune; alludendo in partic. allo spirito di emulazione: lo z. di superare gli altri, di distinguersi fra tutti; in quell’ufficio gli impiegati gareggiano in zelo. Non raro anche in senso negativo o limitativo, di chi si impegna per pura ambizione o tornaconto personale, o uscendo indebitamente dai limiti delle proprie mansioni, intromettendosi in questioni e faccende che non lo riguardano: z. sospetto, eccessivo, fastidioso, noioso, importuno, inopportuno, falso, cattivo, ostentato; perché tanto z.?; non troppo z.! (v. anche surtout, pas de zèle); non mi piace il suo zelo. b. Nel linguaggio della Chiesa cattolica, il fervoroso adoperarsi per la gloria di Dio, che si esprime soprattutto, oltre che con la preghiera, con l’apostolato della parola e delle opere, e col vivo desiderio di salvare anime. 2. poet. Viva e profonda passione: Così dicea, segnato de la stampa, Nel suo aspetto, di quel dritto zelo Che misuratamente in core avvampa (Dante); Amor, che ’ncende il cor d’ardente zelo (Petrarca).