zeppa
zéppa s. f. [voce di origine longob., prob. la stessa di zipolo]. – 1. Pezzo di legno che serve a rincalzare un mobile, o per turare alla meglio un buco, o in genere per sostituire o surrogare qualche parte mancante: mettere una z. sotto il piede dell’armadio; turare il barile con una z.; se non trovi il bullone, puoi metterci provvisoriamente una zeppa. In partic.: a. Sinon., in alcune accezioni, di bietta, anche come prisma di legno che nelle opere di carpenteria si inserisce tra due elementi per impedirne lo scorrimento. b. In tipografia, listello di piombo con cui si riempiono gli spazî lasciati vuoti nella composizione. c. In arboricoltura e selvicoltura, taglio a zeppa, fatto a due piani obliqui (v. taglio, n. 1 a). 2. fig. a. Rimedio improvvisato, soprattutto nella frase fam. metterci una z.: il guaio è fatto, vediamo se ci si può mettere una zeppa. b. Parola o frase che si inserisce senza una vera giustificazione logica o estetica, ma solo per raggiungere la misura del verso o per ragioni di rima, o anche, in prosa, per arrotondare il periodo: questo avverbio, questa coppia di aggettivi è una z.; senza questa z. il verso non tornerebbe; i suoi periodi vanno avanti a forza di zeppe. c. Nel gergo giornalistico, breve articolo o pezzo di cronaca inserito all’ultimo, per completare una pagina. d. Gioco enigmistico nel quale da una parola se ne ottiene un’altra di diverso significato, con l’inserzione di una lettera: esortazione + p = esportazione. Se la trasformazione è fatta con inserzione di una sillaba si ha la z. sillabica: Catone + pi = capitone. ◆ Dim. zeppétta, zeppettina.