zergo
żèrgo s. m. (pl. -ghi). – Variante settentr. ant. di gergo, cioè lingua furbesca, e più genericam. modo particolare di esprimersi, linguaggio speciale: detteno smisuratamente ne le risa. Il che penetrando a le orecchie del signore, ch’era lì presente, ebbe non poco dispiacere, reputando tal zergo ... non fusse fatto per derisione de la sua festa (Sabadino degli Arienti); iscaricato adunque il forziere, incominciò un ladro a dire: «vogliamo noi scannare costui?» (zergo tra loro usato, che voleva significare «aprire il forziere») (G. Parabosco). In partic., con uso di agg., si è chiamato lingua zerga il furbesco settentrionale, detto anche gergo veneto, di cui si hanno attestazioni già nel sec. 15°, e un glossario di circa 600 voci contenuto in un’operetta della prima metà del Cinquecento, attribuita ad Antonio Broccardo e intitolata Modo novo de intendere la lingua zerga, che ebbe parecchie ristampe.