zig-zag
żig-żag s. m. [dal fr. zigzag, e questo dal ted. Zickzack, da Zacke «punta», onomatopeizzato]. – Linea che procede spezzandosi verso direzioni opposte o divergenti formando una serie di angoli: la figura della lettera «z» è una specie di zig-zag; in quel punto la strada fa una serie di zig-zag; il fulmine tracciò nel cielo un luminoso zig-zag. Anche, motivo decorativo, ornamento, guarnizione a linea spezzata; in codicologia, la presenza del segno di zig-zag che attraversa verticalmente la superficie del foglio di carta alla metà o a due terzi della sua lunghezza (quando la carta fu introdotta dagli Arabi nei documenti verso la metà del sec. 11°) costituisce uno dei criterî distintivi dei tipi di carta arabo occidentale e spagnolo. Molto com. la locuz. avv. a zig-zag, per indicare una forma o più spesso un procedere con continui e decisi mutamenti di direzione: un ferro fatto a zig-zag; vasi antichi con decorazioni a zig-zag; trincee scavate a zig-zag; camminava a zig-zag come un ubriaco; il pipistrello volava a zig-zag; in marina, navigare a zig-zag (v. zigzagare); rotta a zig-zag, l’insieme dei tratti di rotta variamente inclinati rispetto alla direttrice di marcia, durante la navigazione a zig-zag. In elettrotecnica, è chiamato a zig-zag un particolare tipo di collegamento tra gli avvolgimenti di un trasformatore trifase. ◆ La parola è nota anche con varianti fonetiche region., di cui la più com. è żigghe-żagghe.