zincografia
zincografìa (o żincografìa) s. f. [comp. di zinco e -grafia]. – 1. Procedimento di incisione in rilievo su lastre di zinco da usarsi come matrici per la stampa tipografica (chiamato anche zincotipia). Nel caso in cui si voglia riprodurre un originale a tratto (cioè formato da linee distinte, senza chiaroscuri), il negativo, ottenuto fotograficamente, si stampa nelle dimensioni volute su una lastra di zinco ricoperta di albumina o gelatina bicromatate; eliminato lo strato sensibile dalle parti non insolubilizzate dalla luce (sviluppata cioè l’immagine), e rinforzato lo strato protettivo, si procede alla incisione o morsura con acido nitrico diluito, che corrode il metallo nelle parti rimaste scoperte (corrispondenti agli scuri del negativo e quindi ai chiari dell’originale), lasciando così in rilievo le parti che corrispondono agli scuri dell’originale. Nel caso invece di un originale con sfumature, è necessario decomporre previamente l’immagine in punti anteponendo alla lastra fotografica un retino: si ottiene allora una matrice formata da tanti punti rilevati, più o meno grandi a seconda del tono più o meno scuro che ne deve risultare. 2. Laboratorio, officina o anche reparto di uno stabilimento tipografico, in cui si eseguono i lavori di zincografia. 3. Copia, riproduzione a stampa ricavata da una matrice zincografica: una z. scadente, perfetta.