zot
(Zot) interiez. e s. m. inv. Voce onomatopeica e, nel linguaggio dei fumetti, forma grafica che riproduce il rumore di un fulmine e, per estensione, nella lingua colloquiale e nello stile scritto brillante indica qualsiasi atto, movimento, colpo molto rapido. ♦ Ma soprattutto si salvano quelli che sia pure per un attimo nella loro vita, con un guizzo antiretorico – «Il Re è nudo!», «La Corazzata Potemkin una boiata pazzesca!» – sono riusciti a smontare la prosopopea dei venerabili del ceto colto irriflessivo. Il Bossi che definisce il professor Miglio «una scoreggia nello spazio» («zot» è il sonoro commento dell’Autore). L'anonimo manager attento ai conti che di fronte all’invettiva istrionica di Giorgio Strehler allarga le braccia e: «Scusi Maestro, ma se deve insultarmi così non potremmo darci del tu?». (Filippo Ceccarelli, Repubblica, 20 ottobre 2006, p. 61, Cultura) • Fisichella, voto 5, si è imbattuto nella Williams di Nakajima, voto 5, e l'ha disintegrata all'istante. Zot! (Giorgio Teruzzi, Corriere della sera, 12 maggio 2008, p. 45, Sport) • Gran Zot! Un fulmine ha colpito il Twickenham e ha incenerito gli inglesi. Sugli spalti le telecamere inquadrano impietose i volti smarriti dei tifosi della rosa dei Lancaster, la cui espressione suggerisce una sola domanda: “E adesso, che succede?”. Che cosa accadrà domani, non si sa. Oggi, però, il Galles ha battuto l’Inghilterra, 28 a 25, e nulla di peggio poteva accadere. (Peter Freeman, Manifesto.it, 27 settembre 2015, Visioni).
La voce proviene in origine dalla rappresentazione grafica (mantenuta anche nella versione tradotta in italiano) di un effetto sonoro associato a un personaggio del fumetto B.C., creato dal disegnatore statunitense Johnny Hart nel 1958. L’effetto sonoro indicava il rapidissimo movimento della lingua di un formichiere.