zucca
s. f. [lat. tardo cucutia: v. cocuzza]. – 1. a. Nome di varie specie di piante appartenenti al genere cucurbita, tra cui Cucurbita pepo, C. maxima, C. moschata, tutte erbacee, annue, a fusto rampicante per mezzo di viticci, a foglie grandi e ruvide e fiori monoici, grandi, gialli, coltivate per il loro frutto. b. Il frutto di queste piante, di forma e dimensioni svariatissime, di sapore poco pronunciato e di scarso potere nutritivo: i frutti immaturi, verdi e piccoli (chiamati con i dim. zucchine, zucchette, ecc.), si mangiano cotti nei più diversi modi; quelli maturi o di varietà più grandi, a polpa gialla (z. gialla, v. anche zucca barucca), sono utilizzati per l’alimentazione sia umana, cotti in varî modi (z. fritta, al burro, lessa, al forno; tortelli di z.), sia animale (z. da foraggio), e alcuni, per la bellezza delle forme e dei colori, anche come oggetti ornamentali. c. Fiore di z., il fiore delle zucchine, commestibile, che si frigge dopo averlo passato nella pastella e a volte riempito di pezzetti di formaggio, prosciutto, acciughe. d. Semi di zucca, i semi dei frutti più grossi, che si mangiano abbrustoliti e salati (brustolini o bruscolini), e sono anche utilizzati per estrarne un olio commestibile. e. Frutto intero di zucca di media grandezza svuotato della polpa e dei semi e poi seccato, usato (soprattutto nel passato) per la sua leggerezza e impermeabilità come recipiente in cui portare con sé acqua, vino, sale, ecc., o anche come galleggiante e, legato insieme a coppia, per tenersi a galla nell’imparare a nuotare: Se tu fossi in uno gran pelago, e fossi per affogare, qual vorresti innanzi avere addosso, o ’l vangelo di Santo Giovanni, o la z. da notare? (Sacchetti). f. estens., non com. Cocomero o popone insipido: è una z.; di altri frutti o cibi in genere: questa pesca è una z.; nel gergo dei liutai, violino o altro strumento di nessun pregio. Come esclam., non com., per esprimere vivace e risentito diniego: zucche!, le z.!, fossi matto!, neanche per sogno!: «Le zucche!» rispose questo [Renzo]: «sapete che diavoli d’occhi ha il padre: mi leggerebbe in viso ... che c’è qualcosa per aria» (Manzoni). 2. fig., scherz. o spreg. Testa (per somiglianza di forma): Ed elli allor, battendosi la zucca ... (Dante); fa freddo, copriti la z.; si grattava la z.; ha battuto la z.; si è fatto un bernoccolo sulla z.; guarda quel vecchio con la z. pelata; talora in tono di elogio: c’è del buon senso in quella z.; con questa z. farai strada; com. le espressioni non avere, o essere senza, sale in zucca (con riferimento all’usanza antica di portare il sale nelle zucche), e avere la z. vuota, o essere una z. vuota, e ant. una z. al vento: donna z. al vento, la quale era anzi che no un poco dolce di sale (Boccaccio). 3. Con varie determinazioni (zucca da farina o da vino, z. dei pescatori, ecc.), è nome comune di un’altra specie di cucurbitacee del genere lagenaria (v.) e delle sue varietà. ◆ Dim. zucchétta e zucchettina, o zucchétto e zucchettino m., zucchina o zucchino m., tutti usati, con preferenze region., per indicare i frutti immaturi, commestibili, delle zucche (v. zucchina); per le accezioni proprie di zucchetto, v. la voce; accr. zuccóna e zuccóne m. (anche con sign. partic., v. zuccone); pegg. zuccàccia, com. anche nel senso fig. di testa: ha riportato una frattura cranica, ma ha una zuccaccia dura e guarirà presto.