ABBĀDIDI (Banū ‛Abbād)
Sovrani arabi di Spagna, che regnarono a Siviglia dal 414 al 482 dell'ègira (1023-1091 d. C.). Il fondatore della dinastia, Abū 'l-Qāsim Muḥammad I, ibn ‛Abbād, occupava la carica di qāḍi ("giudice"), quando, profittando del disfacimento del califfato omàyyade di Spagna (v. arabi: Storia), s'impadronì del potere politico, costituendo un piccolo regno autonomo parallelo a quelli che nel resto della Spagna musulmana sorsero sulle rovine del califfato. Ingranditosi in seguito a guerre fortunate contro gli stati rivali (nelle quali si distinse specialmente il figlio di Abū 'l-Qāsim, Ismā‛īl), il regno di Siviglia divenne il più potente e florido della Spagna, e in esso, al pari che negli altri stati congeneri, si ebbe un grande sviluppo letterario e artistico, del quale sussistono tuttora opere insigni e splendidi monumenti (v. siviglia). Tuttavia la consistenza politica dello stato era instabile: le guerre continue coi regni di Granata, di Badajoz, di Málaga ecc. indebolivano reciprocamente i contendenti, mentre quelle con gli stati cristiani del settentrione della penisola, rafforzatisi sotto i re Ferdinando I e Alfonso VI di Castiglia-León, andavano a poco a poco minando la potenza musulmana in Spagna. Abū 'l-Qāsim cercò di aumentare il proprio prestigio, accogliendo sotto la sua protezione lo pseudo-califfo omàyyade Hishām e atteggiandosi a sostenitore dell'arabismo contro il prevalere dell'elemento bèrbero in Spagna (egli discendeva dalla tribù araba dei Lakhmidi (v.), illustre per aver costituito un regno sul medio Eufrate nell'età preislamica); il suo figlio e successore ‛Abbād al-Mu‛taḍid (434-461 = 1042-1068) mantenne ancora alto il potere della dinastia e allargò i confini del regno; ma il terzo e ultimo sovrano ‛abbādide, figlio del precedente (Muḥammad II al-Mu‛tamid), fu più insigne come letterato e poeta che come guerriero e politico. L'invasione degli Almoravidi (v.), mentre ridette unità alla Spagna musulmana e arrestò i progressi dei cristiani, annientò interamente i piccoli regni autonomi, tra cui quello degli ‛Abbādidi. Il re Muḥammad II, deportato al Marocco dai vincitori, vi morì nel 486 dell'ègira = 1095 d. C.
Bibl.: R. Dozy, Histoire des Musulmans d'Espagne, Leida 1861, IV, p. 9 segg.; A. Müller, L'Islamismo in Oriente e in Occidente, traduz. italiana, Milano, s. a. (l'ed. tedesca è del 1885), II, pp. 766-779; C. Huart, Histoire des Arabes, Parigi 1912, II, pp. 169-171.