FONTENAY, Abbazia di
(lat. Fontanetum)
Seconda abbazia filia della cistercense Clairvaux, situata nella regione francese della Borgogna (dip. Côte-d'Or) e anticamente appartenente alla diocesi di Autun, F. fu fondata nel 1119.Inizialmente la comunità si insediò in un luogo di romitaggio situato a N dell'abitato di Montbard, all'estremità della foresta di Petit-Jailly, di proprietà della famiglia di Bernardo. Il primo abate, Godefroy de la Roche-Vanneau, imparentato con lo stesso Bernardo, governò il cenobio in questo sito per dodici anni.L'accresciuto numero di vocazioni rese necessaria intorno al 1130 la costruzione di un secondo insediamento di maggiori dimensioni; i monaci si spostarono quindi a valle di km. 1 ca., occupando un'area donata dal vescovo di Autun e da Rainardo di Montbard, zio materno di Bernardo. Prima di rifondare l'abbazia venne realizzato un sistema di canalizzazione delle acque, tuttora funzionante; in quel momento fu costruita anche una piccola cappella, dedicata a s. Paolo, rimasta in uso fino al 16° secolo.Nel 1132 Godefroy ritornò a Clairvaux, dove, eletto priore, collaborò alla progettazione della grande abbazia. Il secondo abate di F., Guglielmo di Epiry (1132-1154), accolse nel 1139 il vescovo Everardo di Norwich, del potente casato degli Arundel; la generosità di questo ricco e potente prelato inglese permise la costruzione del nuovo monastero.Nel 1269 Luigi IX di Francia prese F. sotto la sua protezione e la proclamò abbazia regia. Nel 1359 essa fu saccheggiata dalle truppe di Edoardo III d'Inghilterra, che, due anni dopo, donò quarantamila pezzi d'oro per il restauro delle fabbriche monastiche; soltanto al principio del sec. 15° fu realizzato il muro di cinta con il fossato. L'istituto della commenda, introdotto a F. nel 1557, segnò l'inizio del declino e delle difficoltà finanziarie del monastero.Dopo la Rivoluzione francese, F. venne messa in vendita e quindi trasformata in una cartiera la cui attività produttiva si interruppe definitivamente nel 1906, quando fu intrapreso il restauro del monumento.L'abbazia di F. costituisce uno degli esempi più integri dell'architettura cistercense delle origini; la chiesa, progettata secondo lo schema bernardino e consacrata nel 1147 da papa Eugenio III, presenta uno schema cruciforme a tre navate, precedute in origine da un portico di facciata. Il corpo longitudinale, voltato a botte acuta, è scandito in otto campate da archi trasversi che si impostano su semicolonne in corrispondenza dei pilastri e presenta un alzato privo di cleristorio, cosicché l'illuminazione interna avviene indirettamente dalle finestre delle navatelle e direttamente dalle aperture in facciata e dalle cinque monofore disposte sulla parete orientale del vano d'incrocio. Identico è il sistema di copertura adottato nelle campate delle navate minori, ma con l'asse disposto perpendicolarmente rispetto allo sviluppo della navata centrale. Il blocco orientale, con chevet a terminazione piatta, ha un ampio transetto provvisto su ciascun braccio di due cappelle; il capocroce, sensibilmente più basso del quadrato d'incrocio, ha una profondità di due campate.Una scala addossata a parete conduce dal transetto meridionale al dormitorio dei monaci, che occupa l'intera ala orientale; il suo aspetto attuale è però esito degli interventi operati nel 1459, a seguito di un incendio. Al piano terreno della stessa fabbrica monastica si affacciano in successione la sagrestia e la sala capitolare, un tempo quadrata, di cui si conservano soltanto sei campate voltate a crociera costolonata a sezione semicircolare; dopo il parlatorium e il passaggio che conduce agli orti, chiude l'ala orientale la lunga sala dei monaci, a due navate.Il braccio meridionale del chiostro conserva ancora il calefactorium. Il refettorio, ricostruito nel corso del Duecento e distrutto nel 1750, era posto, come di norma nell'architettura cistercense, perpendicolarmente al quadrato claustrale; il suo alzato - ricostruibile grazie a una porzione superstite del muro est con quattro finestre - presentava un doppio registro di monofore inserite in un articolato ordine di colonne applicato a parete ed era coperto da volte costolonate. Anche le cucine attigue al refettorio sono scomparse, così come l'ala dei conversi, che chiudeva il lato occidentale.Il chiostro di F. costituisce un esempio delle esigenze di semplicità cistercense che l'Ordine perseguiva; presenta colonne binate e capitelli decorati da motivi fogliati impostati su ritmi geometrici. Capitello e sostegno sono spesso ricavati in un unico blocco di pietra, fatto inconsueto per la regione; il lavabo si trovava di fronte all'ingresso del refettorio sul lato meridionale.La forgia è il più noto tra i vari edifici a uso comunitario e di lavoro sorti nell'ambito della fondazione abbaziale; innalzata nel tardo sec. 12°, essa era in origine costituita da due distinti nuclei edilizi, uno dei quali è un mulino, uniti al principio del sec. 13° per creare un unico complesso produttivo, ancora oggi quasi del tutto intatto. L'edificio, interamente realizzato in blocchi di pietra calcarea squadrata e fiancheggiato da un canale di servizio, ha volte costolonate con mensole e capitelli a foglie d'acqua, la cui esecuzione rivela attenzione e cura analoghe a quelle che caratterizzano gli edifici claustrali.L'infermeria, un lungo fabbricato rettangolare che conserva intatta la copertura a botte, è ubicata a S-E del chiostro, a breve distanza dall'abbazia; una cappella per i visitatori e la foresteria furono poi erette ai lati dell'edificio che costituisce il blocco d'ingresso al monastero, così come il forno, la colombaia e la grangia monastica.La chiesa abbaziale non ha conservato le vetrate originali, mentre centinaia di piastrelle smaltate medievali sono state reimpiegate nel pavimento del capocroce e nei sedilia del capitolo; esse mostrano una varietà di motivi decorativi e di tecniche (per es. a mosaico, a incisione, bicrome), da consentire l'ipotesi che la stessa F. fosse stata un centro di produzione, a somiglianza di altre abbaziali cistercensi come per es. Chaalis.All'interno dell'abbaziale si conserva, oltre a un dossale trecentesco, il gruppo plastico della Vergine con il Bambino, una pregevole scultura gotica del tardo sec. 13°, che presenta ancora tracce dell'originaria policromia, soprattutto nel mantello della Vergine. Il delicato intimismo della figura di Maria anticipa il tipo delle schöne Madonnen che sul finire del sec. 14° si sarebbe diffuso in tutta Europa.Il dossale in pietra, scolpito nel 1300-1325 e attualmente mutilo e spezzato in tre grandi frammenti, era probabilmente posto sull'altare maggiore. La rappresentazione degli episodi della Vita della Vergine con scene dell'Infanzia di Cristo contrapposte a quelle della Passione si collega alla devozione mariana dei Cistercensi. L'uso del quadrilobo per incorniciare i riquadri narrativi attesterebbe una datazione dell'opera al tardo sec. 13°, ma sia la preziosità dei volti e delle acconciature sia gli ornamenti calligrafici testimoniano piuttosto gli esiti della scultura gotica degli inizi del 14° secolo.
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