Militare e uomo politico egiziano (n. Il Cairo 1954). Generale, direttore dell'Intelligence militare e dal 2012 comandante in capo delle forze armate, dopo la rivoluzione del 2011 a seguito della quale Mubarak è stato deposto ha fatto parte del Consiglio superiore delle forze armate che aveva assunto il potere. Nel 2013 ha guidato il colpo di stato contro il presidente Mursi, eletto l'anno precedente. Vicepremier e ministro della Difesa del nuovo governo guidato da El Beblawi, è considerato uomo molto devoto all'Islam, fautore della centralità dell'esercito e vicino alle posizioni dell'Islam moderato; promosso mushir (feldmaresciallo) dal presidente ad interim Mansur, nel marzo 2014 ha annunciato le sue dimissioni dall'esercito e la candidatura alle elezioni presidenziali. Alle consultazioni, svoltesi nel maggio 2014 con una scarsissima affluenza alle urne, l'uomo politico ha ottenuto una vittoria schiacciante, ricevendo oltre il 95% dei consensi. Nell'agosto 2015 sono state indette le prime elezioni politiche del governo di al-Sīsī per il rinnovo del Parlamento: svoltesi in assenza di qualunque opposizione, con un'affluenza alle urne ridotta al 28,3% e dopo la sanguinosa repressione del movimento dei Fratelli musulmani del deposto presidente Mursi -, le consultazioni sono state dominate dai candidati filogovernativi e nel gennaio 2016 il Parlamento è risultato formato quasi nella sua interezza da una coalizione fedele ad al-Sīsī. Nei mesi successivi la repressione si è ulteriormente inasprita, estendendosi a critici del regime, giornalisti e dissidenti e comportando sparizioni di oppositori, detenzioni arbitrarie e interrogatori sotto tortura. L'interesse suscitato a livello mondiale dall'uccisione tra il gennaio e il febbraio successivi del ricercatore italiano G. Regeni, non chiarita dalle autorità egiziane, ha ulteriormente motivato le opposizioni a organizzare manifestazioni di piazza per protestare contro le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime istituito dall'uomo politico; ciò nonostante, alle consultazioni del marzo 2018 al-Sīsī è stato prevedibilmente rieletto per un secondo mandato ottenendo oltre il 97% delle preferenze, e nell'aprile 2019 il Parlamento ha autorizzato un emendamento alla Costituzione che gli permetterà di candidarsi per un nuovo mandato, superando il termine precedentemente invalicabile del 2022. Dal gennaio 2019 al gennaio 2020 l'uomo politico ha ricoperto la carica di presidente dell'Unione africana.