Sultano ottomano (Costantinopoli 1842 - Magnesia 1918). Rinnegati ben presto i principi liberali degli inizi del suo regno, il governo di A. divenne sanguinario, assolutistico e reazionario, tanto da portare nel 1909 alla sua deposizione.
Figlio di ῾Abd ul-Megīd, succedette nel 1876 al fratello Murād V e inaugurò il regno con la concessione di una costituzione liberale, ispirata da Midḥat Pascià. Pochi mesi dopo scoppiava la guerra russo-turca conclusa dal trattato di Santo Stefano, che iniziò la disintegrazione dell'Impero ottomano in Europa: da allora ῾Abd ul-Ḥamīd, rinnegando i suoi esordi liberali, iniziò all'interno quella politica di sanguinaria reazione, ammantata di zelo panislamico, che doveva continuare per tutto il suo regno. Midḥat Pascià, esiliato in Arabia, fu ucciso; il parlamento non fu più convocato. Il palazzo imperiale di Yildiz divenne per lungo tempo un centro di intrighi e di congiure. Episodi tristemente famosi del regime hamidiano furono i massacri degli Armeni (1895-97) nella capitale e in varie città dell'Anatolia. Per bilanciare la reazione che in Europa destava questa politica assolutistica e reazionaria, ῾Abd ul-Ḥamid cercò di appoggiarsi alla Germania (viaggio di Guglielmo II nell'Impero ottomano, 1889), mentre agli irredentismi nazionali interni opponeva un'attività panislamica. Il movimento di opposizione liberale e progressista, noto col nome di Giovani Turchi, esplose infine in aperta rivolta nel 1908, e ottenne il richiamo in vigore della costituzione del 1876. L'anno seguente, avendo ῾Abd ul-Ḥamīd fomentato un colpo di mano controrivoluzionario, fu deposto (apr. 1909) e relegato a Salonicco, mentre gli succedeva sul trono il fratello Maometto V. Simbolo del più nefasto periodo della moderna storia ottomana (fu detto "il sultano rosso"), morì al confino in Anatolia.