aborigeni australiani
Termine usato dai primi colonizzatori delle terre australiane alla fine del 18° sec. (➔ Cook, James; Australia) per definire la popolazione indigena che vi avevano trovato e con cui si erano subito scontrati. Gli a.a. non costituivano però un gruppo omogeneo e nel momento dell’arrivo dei bianchi, diffusi per tutto l’enorme territorio, essi erano tra i 300.000 e gli oltre 700.000 individui, divisi in centinaia di gruppi distinti che parlavano una molteplicità di lingue e dialetti diversi. La loro presenza in quella che poi sarebbe stata definita Australia si può far risalire tra i 50 e i 40.000 anni addietro: vi si erano stanziati proveniendo da aree diverse, dall’India all’Asia meridionale e dalle isole del Pacifico, e la loro presenza si caratterizzò in forme peculiari a seconda del clima e delle condizioni in cui si trovarono a vivere. Per buona parte cacciatori-raccoglitori, organizzati in bande nomadi o seminomadi, privi di vocazione alla creazione di strutture politiche che favorissero l’aggregazione dei gruppi (spesso sparuti), svilupparono una ricca cultura orale e diverse tradizioni spirituali basate essenzialmente sulla venerazione della terra. Lo studio delle forme di espressione artistica degli a.a. testimonia una evoluzione che in taluni contesti raggiunse livelli di particolare raffinatezza.
Con la colonizzazione bianca la popolazione aborigena si ridusse, in poco più di un secolo, a poche decine di migliaia di individui. Allo sterminio deliberato e alla privazione dei territori si aggiunse nello Stato di Victoria, a partire dal 1869 e per un secolo, la pratica di sottrarre i bambini aborigeni ai loro genitori perché la loro educazione venisse assicurata dallo Stato e dalle associazioni cristiane. A partire dagli anni Venti e Trenta del Novecento alcune associazioni aborigene si riunirono per reclamare la parità dei diritti, ma fu solo con un referendum federale, tenutosi nel 1967, che gli a.a. ottennero il diritto di voto; il governo federale non riconobbe loro invece nessun diritto di proprietà sulle terre di cui i coloni bianchi si erano appropriati. Nel 1990 si provvide all’istituzione dell’Aboriginal and Torres Strait islander commission, organo governativo chiamato a rappresentare le istanze degli a.a. e nel 1993 venne approvato il Native title act, con il quale si accettava il principio che le rivendicazioni dei nativi potevano considerarsi fondate. L’atto è stato poi interpretato in modo restrittivo dal governo, ma la questione è rimasta aperta: nel 2006 gli a.a. hanno ottenuto il riconoscimento delle proprie istanze su una zona dell’area urbana della città di Perth, ma a tale sentenza il governo federale si è appellato. All’amministrazione degli a.a. sono affidati ampi territori (di scarso interesse per le popolazioni bianche) soprattutto nel Nord dell’Australia. Nel censimento del 2006 gli a.a. (tenendo conto anche dei meticci) risultano in numero di poco superiore alle 500.000 unità, il 2,5% della popolazione.