ABŪ SIMBEL (I, p. 159)
SIMBEL Nome di una località della Bassa Nubia, circa 300 km a S di Aswān. Vi furono scavati verso il 1300 a.C., due templi completamente rupestri dal faraone Ramesse II, il maggiore dedicato agli dei solari Ammone e Harakhte, l'altro alla dea Hathor, ma - nello stesso tempo - il primo al re stesso, il secondo alla sua sposa, la regina Nefretere: clamoroso esempio della tendenza all'autodeificazione di questo faraone.
Nel 1966, con la costruzione della nuova diga di Aswān e il rialzo del livello dell'acqua da quota 124 a 182 m, i templi sarebbero stati sommersi se non si fosse riusciti, con audace iniziativa e perfetta attuazione tecnica, a tagliarli dalla roccia e a trasferirli entrambi nell'altipiano retrostante (1968).
I due santuari sono caratterizzati dalle statue colossali tagliate nella viva roccia che inquadrano le porte di entrata. Le statue del re sono marcate con i loro nomi specifici, che sono noti da documenti contemporanei anche per altre statue colossali dello stesso re in altre località dell'Egitto, dove sono oggetto di culto. Se il carattere dinastico dei due templi è il più evidente, ve ne è, accanto, anche se meno chiaramente identificato, uno cosmico. Oltre le consuete figurazioni cultuali, grandi rappresentazioni di specifiche imprese del sovrano ornano le pareti del tempio maggiore. Nel sacrario di questo erano quattro statue, raffiguranti il sovrano e tre dei, collocate - sembra - in modo tale da essere illuminate dal primo raggio solare nella ricorrenza annuale dell'incoronazione del re. Vedi tav. f. t.
Bibl.: L. A. Christophe, Quelques remarques sur le grand temple d'Abou Simbel, in La Revue du Caire, XLVII, n. 255 (nov. 1961), pp. 303-30; id., Abou Simbel et l'épopée de sa découverte, Bruxelles 1965 (trad. it. Torino 1970); Chr. Desroches Noblecourt, Ch. Kuentz, Le Petit Temple d'Abou Simbel. Étude archéologique et épigraphique. Essai d'interprétation, 2 voll., Il Cairo, 1968.