(arabo Nūba) Regione dell’Africa nord-orientale, divisa tra l’Egitto e il Sudan, attraversata longitudinalmente dal Nilo, limitata a N dalle cateratte di Assuan, a E dal Mar Rosso, a S dalla confluenza del Nilo Azzurro nel Nilo Bianco, a O dal Deserto Libico. Solo nelle immediate vicinanze del Nilo, interrotto da sei cateratte, si presenta una fascia di terreno coltivabile, percorsa da ferrovia; qui si trovano i centri principali: Berber, centro carovaniero per il Mar Rosso, e ad-Damir, presso la confluenza dell’Atbara; il vecchio centro di Wadi Halfa, al confine tra Egitto e Sudan, è stato sommerso in seguito alla costruzione dell’alta diga di Assuan.
Notevole interesse assumono le diverse industrie tardo-paleolitiche della N., per lo più microlitiche. La complessità culturale e la concentrazione di insediamenti nel tardo Paleolitico, attribuite anche all’importanza della presenza del Nilo, si inquadrano nell’ambito del lento processo di sedentarizzazione riscontrabile nell’Africa settentrionale a partire dal 15.000 a.C. circa.
In periodo neolitico (5° millennio a.C.) si assiste a una diffusa differenziazione sociale attestata dalle evidenze funerarie, in cui prevalgono ceramiche a bocca nera e vasi caliciformi decorati. È possibile ricondurre sotto il termine di Neolitico nubiano l’insieme di culture che presentano i medesimi caratteri (Abkano, Nabta-Kiseiba, Gruppo Elei, Gruppo Karat, Neolitico di Kadruka).
All’inizio dell’età storica (3500 ca.), mentre la civiltà egiziana andava acquisendo caratteristiche sempre più autonome, la N. continuò un Subneolitico attardato (cosiddette culture di «gruppo A e B»), che alla fine dell’Antico Regno (2250 a.C.) si sviluppò in una autonoma e ricca produzione ceramica (cosiddetta cultura di ‘gruppo C’, che costituirà il sottofondo indigeno di tutte le sovrapposizioni di cultura egiziana del Medio e Nuovo Regno). L’Antico Regno fu interessato solo allo sfruttamento delle miniere d’oro della N.; nel Medio Regno, le spedizioni militari condotte per difendere i confini meridionali del paese e le vie commerciali si risolsero nella costruzione di una serie di fortezze egiziane lungo il fiume fino a Semnah, a sud della seconda cateratta, senza un processo di fusione con la popolazione indigena o forme di colonizzazione. Con il Nuovo Regno, sotto Thutmosis I (1504-1492 a.C.) la N. fu invasa fino alla quarta cateratta e il paese fu annesso e amministrato come una provincia egiziana. È questo tuttavia un momento di particolare ricchezza per la N. la quale, se da una parte si mantiene fedele alla indigena produzione ceramica di ‘gruppo C’, dall’altra, per opera di Ramesse II, si arricchisce di templi monumentali, di cui i più importanti sono i due di Abū Simbel, e che si differenziano da quelli egiziani coevi per il fatto di essere rupestri. Intorno al 1100 a.C. si concluse il periodo di dominazione egiziana; verso il 750 a.C. la N. si costituì in stato autonomo con capitale a Napata e andò gradualmente estendendo il suo dominio fino all’Egitto, all’epoca politicamente in crisi. In questa fase, la produzione artistica è ispirata alle opere egizie del periodo più arcaico e tornano in uso come sepolture regali le piramidi, sia pure con strutture più secche e filiformi. Sconfitti dagli Assiri nel 7° sec. e scacciati dall’Egitto, i re di Napata si ritirarono in territorio nubiano; verso il 538 (o, secondo alcuni, nel 4° sec. a.C.) trasferirono la capitale più a sud, a Meroe. Il regno meroitico, che durò circa fino al 300 d.C., sembra essere la prosecuzione di quello di Napata. La civiltà meroitica si sviluppò dapprima a sud, nell’Alta N., poi nella sua fase matura (1° sec. a.C.) si espanse a nord, nella Bassa N.; in età tolemaica, anche se probabilmente la regione mantenne l’indipendenza dall’Egitto, cercò di innestare elementi ellenistici sul tronco della barbarica arte egittizzante locale. La produzione manifesta un gusto per la decorazione fastosa testimoniata dai templi di Meroe, Napata, Naga ecc. e dalla ceramica con motivi floreali dipinti.
Sulla N. si appuntarono anche le mire dei Romani: la stele di Gaio Petronio, prefetto d’Egitto, ricorda la spedizione da lui diretta in età augustea e giunta fino a Napata, forse una spedizione punitiva in risposta a un’incursione meroitica che era arrivata fino a File dove aveva fatto un bottino di tesori romani. Alla fine del 1° sec. a.C. fu stabilito un trattato di pace o almeno di pacifica convivenza tra Romani e Meroiti: nella zona a sud di Assuan fino a Hierasykaminos (odierna Maharraqa), posto di frontiera meridionale dell’impero romano, si costruì una serie di fortezze. La regione ebbe un’organizzazione tribale, con numerosi gruppi politicamente autonomi, che presentavano un fondo culturale comune e forti differenze di carattere sociale ed economico. Alcune tribù ebbero, sotto Diocleziano, rapporti con i Romani (Blemmi e Nobadi).
In un panorama sociale così organizzato, si inserisce la cristianizzazione del paese, promossa dall’imperatore di Bisanzio Giustiniano nel 540. Di indirizzo melchita in un primo tempo, la N. divenne presto monofisita, dipendendo da Alessandria. Dapprima sotto lo stimolo di Bisanzio e poi autonomamente, la N. sviluppò una specie di società teocratica, che durava ancora nel 14° sec. Un documento, rinvenuto a Qaṣr Ibrīm, ricorda la consacrazione di un vescovo nel 1372, epoca in cui il cristianesimo si riteneva completamente sommerso dall’Islam. Numerose incursioni arabe devono essersi susseguite dal 12° sec., costringendo la popolazione a ritirarsi in città fortificate. Il culmine della invasione islamica si ebbe nel 1329, quando la chiesa di Dongola, nell’Alta N., fu trasformata in moschea. Resta comunque poco chiaro il passaggio del paese dal cristianesimo all’islamismo, mentre è accertata una convivenza delle due religioni.
Per il periodo della conclusione della dominazione egiziana (intorno al 1100 a.C.) l’urbanistica e l’architettura sono poco documentate (Gebel Barkal, Kawa). Più ampia è l’attestazione relativa all’ambito funerario (necropoli di el- Kurru e di Hillat el-Arab). La produzione artistica è chiaramente ispirata alle opere egizie del periodo più arcaico. Nell’8° sec. a.C. si costituì il regno di Kush, i cui sovrani (cosiddetta XXV Dinastia egiziana) promossero ambiziosi programmi edilizi (Sanam, Kawa, Meroe, Napata, Tabo, Kerma). Nelle necropoli (Nuri), nei corredi funerari, come pure nelle sculture e nei rilievi dei monumenti della XXV Dinastia, si nota una continuità tipologica, stilistica e iconografica con la tradizione egizia. Il cambiamento del luogo della sepoltura dei sovrani da Nuri a Meroe (inizi 3° sec. a.C.) marcò la fine della fase napatea e l’inizio di quella meroitica. Nacquero nuovi centri, caratterizzati dalla presenza di templi, palazzi, necropoli, hafir (bacini artificiali di raccolta delle acque piovane). Continuarono a essere costruiti templi di tipo napateo-egiziano (santuario di Amon a Meroe). L’unico palazzo noto è quello di Wad Ben Naqa (1° sec. a.C.). Nella scultura e nella ceramica persistono somiglianze stilistiche con coeve opere egiziane, anche se non mancano elementi originali. Tra 1° sec. a.C. e 1° sec. d.C. si fece sempre più evidente l’influsso della civiltà ellenistico-romana (sostenuto dall’intensificarsi degli scambi commerciali con Roma e il bacino mediterraneo), visibile nell’adozione di stili, iconografie e tipologie. Molte sono inoltre le opere architettoniche intraprese in questo periodo (Naqa, Amara, Meroe, Gebel Barkal, Wad Ben Naqa). Tra 3° e 4° sec. emerse la potenza di Aksum e iniziò il declino dello stato meroitico.
Lago N. Settore sudanese del grande bacino artificiale costituito lungo il corso del Nilo dopo la costruzione della diga di Assuan.