Edificio di grandi dimensioni, connotato architettonicamente e contraddistinto dal ruolo delle varie funzioni a cui è destinato: dimora di sovrani, di personalità o di famiglie di rilievo; sede di governo, di uffici pubblici, di istituzioni pubbliche e culturali ecc.
Nell’antico Egitto i p. reali e principeschi constavano di varie costruzioni a un piano, di mattoni e legno, raggruppate intorno a più cortili e giardini, recinte da un’alta muraglia che aveva scopo non di difesa ma di isolamento; erano situati per lo più fuori delle città, sul Nilo o sui canali (scarsi i resti: p. di Amenhotep III a Madīnat Ḥabū). In Siria (Palazzo G di Ebla, articolato sulle pendici dell’acropoli) e in Mesopotamia i p. costituivano un quartiere a sé, al centro della città, cinto di mura di difesa (p. sumerico di Kish), con ambienti disposti intorno a grandi cortili (p. assiro di Ninive; p. di Sargon a Khorsābād), e in genere si elevavano su alte terrazze.
In Persia i p. reali di Dario e di Serse a Persepoli si elevano su una colossale piattaforma circondata di mura; degli edifici in calcare si sono conservate soprattutto le grandiose sale ipostile centrali (la sala del p. detto ‘delle cento colonne’ di Artaserse II, 405-359 a.C.). I p. sasanidi di Fīrūzābād e di Sarvistān, presentano una cupola ovoidale per la copertura delle grandi sale.
I p. cretesi (Festo, Cnosso, Mallia, Zakro) non sono cinti di mura, hanno più piani comunicanti, talvolta per mezzo di ampie scalinate, e un gran numero di loggiati, porte, finestre; gli ambienti si organizzano attorno a cortili lastricati, corridoi collegano le varie parti, mentre i magazzini a cella rettangolare si allineano tutti su un lato. Costruttivamente i muri sono a sacco, utilizzano pietre per lo più locali e presentano ortostati di facciata e montanti lignei. I pavimenti sono di lastre di calcare, di stucco dipinto o di gesso alabastrino; all’inter;no le pareti sono decorate di affreschi in genere su stucco.
Il p. miceneo (esempi a Micene, Tirinto, Atene, Tebe, Pilo), introduce un tipo di pianta del tutto nuovo: gli ambienti si accentrano attorno al mègaron e il complesso è cinto per lo più di mura poderose; si caratterizza anche come centro amministrativo.
Per il periodo classico restano le testimonianze dei p. di Larissa sull’Ermo, nell’Eolide asiatica (6°-4° sec. a.C.) e di Vùni a Cipro (dalla prima metà del 5° sec. al 380 a.C.). L’architettura ellenistica sviluppa nel p. l’impianto della casa a peristilio (Pergamo).
Grandiose proporzioni assunsero i palazzi imperiali di Roma sul Palatino, a cominciare da quello di Tiberio, ampliato da Caligola, per arrivare a quello di Domiziano che, pur con restauri e ampliamenti, rimase per tutto l’Impero la domus augustana per eccellenza. Un monumentale complesso con giardini, laghi e vari edifici, con ricca decorazione marmorea, musiva e pittorica era la domus aurea neroniana, di cui rimane una serie di sale dipinte sul colle Oppio. I p. signorili, durante l’Impero, avevano cortili, porticati interni a più piani, spesso con annesso edificio termale privato; nel tardo impero si chiudevano intorno a peristili, con ambienti absidati, con loggiati e ninfei, riccamente decorati di tarsie marmoree policrome. Elementi architettonici occidentali e orientali si fondono nel grandioso complesso del p. di Diocleziano a Spalato, quadrangolare e cinto di mura: 4 quartieri, divisi da un decumano e da un cardine, si accentravano ciascuno intorno a un peristilio. Pochi i resti del sontuosissimo p. imperiale di Costantinopoli: aveva ampio peristilio, pavimenti mosaicati raffiguranti scene di caccia e di pesca.
Per il periodo medievale, data la scarsezza di monumenti civili conservati, testimonianze indirette sono offerte da mosaici, miniature, fonti letterarie. Nelle costruzioni dei p. bizantini minori (Tekfur-Seray a İstanbul, 11° sec.) la facciata era forse preceduta da un portico a colonne; l’edificio era a due o più ordini, con copertura a tetto o a cupola, mentre la sala d’onore occupava in altezza l’intero edificio; la decorazione interna era vivacemente policroma.
I p. reali occidentali, planimetricamente non troppo dissimili da quelli bizantini, erano costituiti da un insieme di edifici rispondenti alle esigenze di complesso politico vitale, entro una cinta fortificata; parti essenziali erano la sala delle corti plenarie e la cappella (p. di Carlomagno a Verberie, antico p. reale di Parigi). Erano spesso costituiti da un agglomerato di edifici di epoche diverse (p. dei duchi di Borgogna a Digione, dei conti di Champagne a Troyes).
Il p. arabo – aperto all’interno su un cortile a loggiati con fontane e specchi d’acqua – non ha all’esterno altra apertura oltre l’ingresso, accesso alle sale destinate alla guardia del p. e all’amministrazione della giustizia: l’influenza del p. arabo è stata vivissima nel tardo Medioevo, oltre che a Bisanzio, in Spagna e nell’Italia meridionale (la Zisa e la Cuba a Palermo).
Nel periodo romanico, in Italia, specie in Toscana, il p. ha generalmente l’aspetto di casa-torre, con forte muratura e beccatelli; talora, nei piani superiori, alte finestre spartite in trifore e quadrifore (Genova, P. Lamba Doria). A Venezia il p. medievale presenta un’architettura leggera traforata da logge, d’influenza bizantina, con una planimetria che rimarrà immutata nei secoli.
Alla fine del 13° sec. comincia a sorgere in Italia (Lombardia) lo schema del p. comunale (broletto, arengo): rettangolare, a due piani, tutto aperto in logge a terreno, con una sola aula al piano superiore merlato, con torre campanaria, un balcone (parlera) per le arringhe; schema che nel 13°-14° sec. si arricchì e variò secondo le regioni. Nelle Marche, in Umbria e in Toscana manca di solito il loggiato al piano terreno. Fuori d’Italia persistette a lungo lo schema del p. principesco composto di vari padiglioni, mentre carattere particolare assunsero i p. municipali.
Dal 15° sec. in Toscana prende forma il tipico p. italiano, che abbandona decisamente i tipi medievali di casa-torre, fortilizio e castello per una nuova rappresentatività urbana (v. fig.). La tipologia del p. rinascimentale ha significativi esempi a Firenze (P. Pitti; Medici-Riccardi; Strozzi; Rucellai): cortile rettangolare a portici arcuati, due piani con ampie finestre; scalone situato alla estremità del lato d’ingresso, androne a botte, corpi doppi di fabbrica intorno al cortile (serie di saloni allineati lungo il perimetro esterno, e galleria di disimpegno sul cortile). Schema che si ritrova a Roma nel p. della Cancelleria, a Urbino nel P. Ducale ecc., e si mantiene poi sostanzialmente invariato nel periodo barocco.
Il 16° sec. elabora a Roma, con D. Bramante, una tipologia (P. Caprini) che raggiungerà in p. Farnese la forma e le dimensioni tipiche del grande p. romano (con cortile, a più piani e ordini, coronato da robusto cornicione) e a cui farà seguito il p. dei Conservatori (Michelangelo), caratterizzato dall’impiego di un ordine gigante che abbraccia più piani. Nelle varie regioni, l’architettura italiana del Rinascimento dà luogo a diverse soluzioni, sia in pianta sia in alzato, del palazzo.
Oltralpe la penetrazione del tipo del p. italiano, a schema unitario, fu ostacolata dal persistere della tradizione gotica. In Francia il p. signorile si atteneva allo schema del castello; una planimetria moderna, unitaria, fu quella del Louvre (P. Lescot, metà 16° sec.). In Inghilterra nel 17° sec. I. Jones contribuì al rinnovamento del p. civile (Banqueting Hall ecc.).
Il barocco ampliò la lunghezza dei fronti movimentando i volumi (P. Carignano, a Torino, di G. Guarini), trasformò lo schema quadrilatero del cortile chiuso in uno schema a doppio T, con almeno un lato aperto sulla scenografia di un parco (P. Barberini, a Roma), adottando sovente planimetrie a cortili multipli (P. Corsini, di F. Fuga, a Roma). In Francia predomina nella prima metà del 17° sec. lo stile severo del P. del Lussemburgo (S. de Brosse) e del P. Mazarino (F. Mansart); con Luigi XIV prevale l’ordine gigante (facciata orientale del Louvre); la parte centrale della facciata arretra rispetto alle ali; la fronte interna, più ornata, prospetta l’ampiezza del parco (reggia di Versailles, di J.-H. Mansart, modello a tutte le regge d’Europa).
Nell’epoca neoclassica il p. si adegua a criteri utilitari associandoli a un linguaggio classico.
Con l’inoltrarsi del 19° sec. i p. signorili sono sostituiti, nelle grandi città, da quelli di pubblica utilità: si cerca di conservare, specialmente all’esterno, nel rispetto di nuove esigenze funzionali, cifre di monumentalità, con la riproposizione di stili del passato: tra gli esempi più cospicui: a Roma, il p. della Banca d’Italia di G. Koch e il p. di Giustizia di G. Calderini. Dopo di allora, i nuovi modelli urbani e le tipologie che caratterizzano l’architettura contemporanea escludono la possibilità di tracciare una storia lineare del palazzo.