(gr. Μεσοποταμία) Nome con cui l’antichità classica designava la regione dell’Asia Anteriore compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate, dalle pendici meridionali degli altopiani anatolico e armeno fino alla piana delimitata dalla massima convergenza dei fiumi, all’altezza della moderna Baghdad; la parte meridionale fino al Golfo Persico era denominata Babilonia.
La storia della M. coincide per la sua fase più antica con quella dei Sumeri, Babilonesi e Assiri, quindi con quella dell’Impero persiano degli Achemenidi, che la campagna dei Greco-Macedoni di Alessandro Magno, nel 331 a.C., portò alla distruzione. Dopo la dissoluzione dell’Impero di Alessandro, la regione fu in potere dei Seleucidi che vi effettuarono una vasta colonizzazione, ma non poterono impedire che, nella seconda metà del 2° sec. a.C., se ne impadronisse la dinastia partica degli Arsacidi.
Nei secoli successivi i Romani varcarono più volte l’Eufrate, senza riuscire a stabilirsi nella regione, subendovi anche gravi disfatte (Carre, 53 a.C.). Traiano tentò con successo l’impresa (115-117): occupò le città di Babilonia, Seleucia, e la capitale Ctesifonte; avanzò poi a sud fino al Golfo Persico, dove dichiarò la M. nuova provincia dell’Impero. L’impresa ebbe una battuta di arresto per le rivolte dei popoli della M., la resistenza di città fortificate come Hatra sul Tigri, e rimase incompiuta per la morte dell’imperatore a Selinos, in Cilicia (117). Iniziata da Marco Aurelio e Lucio Vero (162-65), la riconquista fu completata da Settimio Severo, che divise la M. in due province, occidentale (Osroene, capitale Edessa) e orientale (M., capitale Nisibi). La guerra con i Parti, seppure non ininterrottamente, proseguì per decenni, anche quando agli Arsacidi succedette la nuova dinastia dei Sasanidi. Perduta al tempo di Filippo l’Arabo, la M. fu stabilmente rioccupata da Diocleziano; ma già con la pace di Gioviano (363), la parte orientale della provincia con Singara e Nisibi era nuovamente perduta.
Sotto gli imperatori bizantini la regione ebbe dapprima una relativa tranquillità; Eraclio (610-41) tentò di contrastare la ripresa offensiva dei Persiani, conservando sostanzialmente i confini del 363. Ma né l’Impero bizantino, né la morente dinastia sasanide poterono fermare la conquista degli Arabi (metà 7° sec.). Da quel momento la denominazione Iraq prevalse per tutta la regione, ottenendo poi sanzione ufficiale nello Stato autonomo odierno.
Durante il periodo protourbano (3500 e il 3000 a.C.) nella parte più settentrionale della M., che va sotto il nome di Alta M., mancano ancora le grandi città, che invece andavano formandosi in Bassa M., la parte più meridionale, verso il Golfo Persico. Ancora nella fase protodinastica (2900-2350 a.C.) è sempre la Bassa M. ad avere il ruolo egemone. In Alta M. i centri che offrono documentazione sono Tepe Gawra, Ninive, Tell Taya, Assur, Mari. Alla fine di questo periodo si avverte una trasformazione della vita sociale, economica e politica; nella piana del Khabur, dove prima erano solo villaggi, fioriscono tre grandi città equidistanti tra di loro: Tell Brak, Tell Mozan, Tell Leilan. L’arte segue la tradizione precedente, senza innovazione alcuna. All’inizio del 2° millennio a.C. la cultura dell’Assiria iniziò a differenziarsi da quella della Babilonia. Una ricca serie di iscrizioni fornisce i nomi dei sovrani che si attribuiscono opere pubbliche, in fase di costruzione o di restauro. Il dominio di Babilonia determinò un appiattimento culturale del resto della M., che non sviluppò elementi originali. Furono invece le innovazioni tecniche proprie del periodo mitannico a togliere di fatto alla Babilonia quel controllo politico e culturale che aveva conservato per duemila anni. Nella produzione artistica, il gusto e lo stile mitannico sono facilmente individuabili per l’approssimazione della resa degli elementi.
Il regno medioassiro è invece erede di una consolidata tradizione locale, arricchita da apporti mitannici ed elementi babilonesi. Con i grandi sovrani del periodo neoassiro la residenza reale divenne non solo un elemento imprescindibile dell’impianto urbano, ma anche un potente strumento di comunicazione del sovrano (➔ Assiria).
Nel 4° millennio a.C. sono documentati in Bassa M. un nuovo modello di sviluppo e una cultura propriamente urbana (Uruk, Ur, Eridu, Tell Uqair, Nippur). Nel successivo periodo protodinastico l’innovazione decisiva è rappresentata dall’introduzione dei sigilli cilindrici a rappresentazione figurativa, e per la prima volta appare la scultura a tutto tondo. I centri urbani si configurano come città-Stato, mostrando una definita pianificazione urbana e una concentrazione di fabbriche con funzioni diversificate. Importanti testimonianze artistiche provengono dalle necropoli di Kish, Ubaid, Abu Salabikh e Ur. Un ruolo centrale ebbero anche la metallurgia, l’oreficeria, l’intarsio e l’arte plastica a tutto tondo.
Con il regno accadico, i due poli maggiori divennero Kish e Nippur; l’architettura monumentale è attestata anche a Tell Brak, Mari, Tell Wilaya, Assur. In questo periodo la produzione toreutica raggiunse i suoi massimi esiti. Durante la successiva età neosumerica fu adottato un imponente programma di edilizia sacra e di opere edili di viabilità (porto fluviale di Ur). Nella produzione artistica prevalsero l’uso della dorite e l’impiego di lunghe iscrizioni dedicatorie. In età paleobabilonese, agli inizi del 2° millennio, la fisionomia urbanistica era caratterizzata dalla costruzione di imponenti fortificazioni e numerosi canali. L’edilizia monumentale si dispiegò anche nei restauri e nelle fondazioni di palazzi reali. La conoscenza dell’oreficeria dell’epoca si limita al ‘tesoro’ di gioielli da Larsa, mentre una significativa concentrazione di documenti pittorici appare in contesti palatini (Mari). Tratto distintivo dell’epoca sono la ricchezza e la frequenza di statue pregiatissime di sovrani e di divinità (Nippur, Larsa, Ur); scarse e occasionali le testimonianze di rilievi.
Una consistente attività edilizia e urbanistica caratterizzò anche il periodo cassita (fondazione della nuova capitale Dur Kurigalzu). L’oreficeria, la metallurgia e la scultura mostrano una sostanziale continuità con la tradizione precedente; la pittura parietale presenta invece innovazioni nell’iconografia e nella gamma cromatica. Caratteristico è il kudurro, cippo lapideo su cui erano presenti rilievi figurati e iscrizioni documentarie. Impronte di originalità si individuano anche nella plastica minore, nella lavorazione dei sigilli e nella glittica. Nel periodo neobabilonese fu rilevante l’attività edilizia dei sovrani (➔ Babele, Babilonia). Rispetto alla ricca fioritura della grande arte monumentale e palatina delle corti assire, la produzione artistica neobabilonese appare al contrario singolarmente austera. Non è attestata la statuaria regale e il rilievo è limitato a pochi monumenti.
In mancanza di reperti, è solo studiando le raffigurazioni sui rilievi mesopotamici che si evince la funzione della musica presso i popoli della Mesopotamia. Le cerimonie religiose venivano celebrate in maniera corale e strumentale; nei riti funebri si utilizzavano lamentazioni musicali, perché ai suoni veniva attribuito carattere spirituale e metafisico.
La musica era utilizzata anche in occasioni profane, come le ricorrenze, le cerimonie pubbliche e i festeggiamenti dopo una guerra vittoriosa.
Lo Stendardo di Ur, datato 2500 a.C., raffigura un cantore e un suonatore di cetra a un banchetto reale. I Sumeri per primi crearono addirittura delle piccole orchestre, formate da flauti, arpe e tamburi. È probabile che la musica avesse anche un ruolo educativo giacché, sempre dalle testimonianze iconografiche, risultano raffigurati orchestre e cori di donne e bambini.