antichità Età antica, in contrapposizione all’età di mezzo (o Medioevo) e all’età moderna. In particolare, con il nome di a. si continua convenzionalmente a indicare lo studio di alcune discipline sussidiarie della storia antica, e specialmente quello delle istituzioni pubbliche e sacrali, mentre altre discipline (per es., archeologia, epigrafia, numismatica) hanno acquistato una fisionomia propria. Le ricerche antiquarie, non ignote agli antichi Greci (Ippia di Elide, Cratero, Polemone, Plutarco) e ai Romani (Varrone, Verrio Flacco), si affermarono nei sec. 15° e 16°, a opera principalmente di Italiani (Ciriaco d’Ancona, Biondo Flavio, Pomponio Leto, Pirro Ligorio, Andrea Fulvio), come diverse e distinte da quelle propriamente storiche. Dal sec. 19° in poi, invece, si è affermata la tendenza che non considera più come a sé stanti queste discipline e le tratta nel loro divenire con gli stessi procedimenti propri dell’indagine storica; si ha in tal modo ‘storia’ delle istituzioni politiche, sacrali, militari ecc. Da alcuni filologi viene definito come a. classiche il complesso delle discipline concernenti il mondo greco-romano (ted. klassische Altertumswissenschaft).