Regione storica dell’Asia Anteriore, situata nella fertile pianura tra il Tigri e l’Eufrate compresa fra il Golfo Persico e una linea che corre a nord dell’odierna Baghdad; a O si estendeva fino al confine persiano, a SE fino all’Elam.
Originariamente fu abitata dai Sumeri nella parte meridionale e dai Semiti nella zona che prese il nome dalla città di Akkad (➔ Accadi). Altre città importanti, oltre a Babilonia (Babele) da cui ebbe il nome, furono Eridu, Larsa, Uruk, Shuruppak, Lagash, Nippur, Borsippa e Sippar.
La storia semitica della B. cominciò con Sargon (2350-2294), che lasciò al figlio Rimush un vasto impero comprendente tutta la Mesopotamia centro-meridionale, poi ampliato dai successori, e soprattutto da Narām-Sin (2270-2233), il quale occupò l’Assiria e raggiunse il Mediterraneo. L’invasione dei Gutei, che assoggettarono la regione dal 2151 al 2061, lasciò sopravvivere alcune città autonome. Da una di esse, Uruk, partì la rivolta che ebbe perciò nei Sumeri i suoi capi e i suoi combattenti. Durante i 108 anni dell’impero di Ur, che subito strappò l’egemonia a Uruk, la supremazia sumera non fu incontrastata: dinastie di sovrani locali, in lotta fra loro e con i Sumeri, turbarono lo splendore di quel regno. Dalla dinastia di Babele uscì poi il più celebre sovrano babilonese, Hammurabi (1728-1686). Sconfitti i vicini, assoggettati i Sumeri, occupato un vasto territorio che andava dalla Siria all’Assiria (fig.), Hammurabi ne sviluppò l’economia agricola e ne organizzò l’amministrazione. Sotto il suo successore, Samsuiluna (1685-1648), ci fu l’ultimo tentativo dei Sumeri di riacquistare con la dinastia del «Paese del Mare» la perduta supremazia: non riuscirono però a spingersi più a nord di Lagash, e sarebbero stati distrutti dagli Elamiti. Intanto la parte alta del paese fu occupata nel 1680 dai Cassiti (talora dominati a loro volta da Assiri ed Egiziani) fino al 1160. Con la loro scomparsa, sovrani e dinastie locali si intrecciarono: prima quelli di Isin (1159-1028) con 11 re, di cui il più noto è Nabucodonosor I (1137-1116); poi gli Elamiti di Basu, la seconda dinastia del «Paese del Mare» (1027-1007); quindi la dinastia di Babele (980-901). Gli Assiri assoggettarono poi il paese. Ultima dinastia babilonese (dal 625) fu quella caldea di Nabopolassar, Nabucodonosor II e di Nabonedo, che i Persiani travolsero nel 538. La B. fece poi parte con l’Assiria della nona satrapia dell’impero persiano, e fu quindi occupata da Alessandro Magno; alla morte di questo fu di Seleuco e dei suoi successori, che dovettero lottare aspramente con gli Arsacidi, finché nel 141 a.C. Mitridate I non se ne impadronì definitivamente. Conquistata da Traiano nel 116 d.C., la B. fu rioccupata dai Parti l’anno dopo la morte dell’imperatore e seguì poi le vicende del regno partico e del successivo impero neo-persiano.
Dominata dall’arte sumera, l’arte babilonese – benché abbia influenzato la produzione artistica dei paesi vicini – non assurge a sviluppi di spiccata autonomia. I templi grandiosi, con accanto le tipiche torri (ziqqurat) a gradini e terrazze e in cima un tempietto, i palazzi con pareti istoriate di bassorilievi e pitture, le costruzioni civili basate su sistemi di corti circondate da stanze, testimoniano una composita grandiosità. La stessa impressione si ha dalla scultura e dalla pittura (scene di guerra e di caccia, grandi cerimonie). Notevoli, tra i prodotti delle arti minori, i sigilli cilindrici con riproduzioni di scene religiose.
A N di Babele (➔), lungo il corso originario dell’Eufrate, sorgeva Sippar, sede principale nella B. settentrionale del culto del dio Shamash; l’imponente tempio a questi dedicato, l’Ebabbar, «la Casa (ri)splendente», godette di particolare prestigio in età paleobabilonese, rivestendo un ruolo analogo a quello dell’omonimo santuario di Larsa, nella bassa Mesopotamia. Il complesso, costituito da diverse strutture, aveva il suo fulcro nella ziqqurat che, estesa su una superficie di base di circa m 40×33,5 e dotata di un nucleo in mattoni crudi, ospitava alla sua sommità il tempio dedicato a Shamash ed era cinta da un muro, il kisu, costruito al tempo di Nabucodonosor II (6° sec. a.C.). Allo stesso sovrano si attribuisce l’erezione del recinto posto intorno al tempio inferiore, dedicato al dio Utu-Shamash. Nell’area a nord della ziqqurat sono stati individuati i resti di un immenso complesso di culto (indagato per un’estensione di circa 3500 m2), forse dedicato alla paredra di Shamash, Aya; era articolato in una serie di corpi di fabbrica prospettanti su una corte centrale.
A Larsa, nella B. meridionale (circa 40 km a N di Ur (➔), sorgeva un altro Ebabbar, esteso su una lunghezza di circa m 277 e dotato di una ziqqurat dovuta probabilmente all’intervento di Hammurabi. Le facciate del santuario erano mosse da un’alternanza di superfici concave e convesse, talvolta dotate di doppie nicchie e di pannelli con semicolonne a tortiglione.
Dalle rappresentazioni figurative sappiamo che presso i Sumeri era usata specialmente l’arpa, costruita in diverse forme e grandezze, mentre nel mondo babilonese erano diffuse anche varie specie di liuti, di tamburi e di strumenti a fiato riconducibili ai tipi del flauto e dell’oboe.