(o Sassanidi) Dinastia iranica che regnò nella Persia dalla caduta del regno partico degli Arsacidi (224 d.C.) alla conquista araba (640 ca.). Al primo sovrano, Ardashīr, nipote dell’eponimo Sāsān, successero circa 30 sovrani, l’ultimo dei quali, Yezdegerd III, che nel 651, fuggendo dinanzi agli Arabi invasori, fu assassinato nel Khorāsān. La dinastia ebbe notevole importanza politica, culturale e religiosa per la Persia e l’Asia Anteriore nel 3°-7° sec. d.C. (v. fig.); fu avversaria di Roma e poi di Bisanzio, cui tenne testa in lunghe e sanguinose guerre con alterni successi. All’interno impose lo zoroastrismo come religione di Stato, perseguitò il cristianesimo e il manicheismo, promosse un’intensa attività culturale con traduzioni dal greco, sanscrito e siriaco, e diede al paese una salda struttura amministrativa e sociale, che sopravvisse in età musulmana, insieme ad altri elementi della cultura sasanide.
La documentazione archeologica conferma la dinastia dei S. come la legittima erede della grande tradizione dei re dell’Iran. Le profonde riforme politiche e sociali volute da Ardashīr I ebbero senz’altro un riscontro visibile sul piano architettonico e artistico (palazzi di Qala-i Dukhtar, di Firuzabad). È attestato inoltre un considerevole impegno nelle opere di fortificazione, di canalizzazione, nella costruzione di città, dighe, ponti e fortini. Riguardo all’architettura religiosa, il più antico tempio zoroastriano sarebbe il Takht-i Nishin di Firuzabad, mentre il grande complesso di Takht-i Sulaiman si colloca all’altro estremo cronologico. La decorazione architettonica utilizza la pittura (Kuh-i Khwaja, grotta di Ghulbiyan) e lo stucco (Hajiabad, Bandiyan), mentre l’unica forma di scultura di pietra di ampia diffusione è il rilievo rupestre. Tra le produzioni artistiche di maggiore rilevanza si ricordano il vasellame di argento figurato o in vetro, la ceramica, al glittica e i tessuti.