Edificio realizzato essenzialmente per scopo abitativo e residenziale (➔ abitazione); il termine può, però, anche estendere la sua accezione latina originaria (‘capanna’, ‘alloggio coperto’) a tutte le costruzioni che assolvono a scopi sociali (c. di cura, di riposo, del popolo, dello studente, economico-popolare ecc.). La definizione di c. intelligente (➔ domotica) deriva dall’applicazione delle innovazioni tecnologiche e digitali alle varie funzioni quotidiane dell’abitare.
La diversità delle esigenze determinate dallo scorrere dei secoli e dalla varietà delle aree geografiche ha stimolato costanti e continue ideazioni ed evoluzioni dei sistemi abitativi (aggregazioni e inserimenti delle c. in contesti urbani e territoriali) generando una sensibile varietà di tipologie. Sotto questo aspetto si registra la casistica tipologica di c. monofamiliari, plurifamiliari e collettive. Tra le monofamiliari (o unifamiliari) vanno incluse la c. singola, isolata e solitamente immersa in un’area verde (➔ villa), urbana o suburbana; quella inserita in un lotto (villino) e il tipo a schiera (c. monofamiliare binata o raggruppata in una serie ripetuta). Tra le plurifamiliari, contraddistinte dalla presenza di disimpegni comuni (scale, androni), vanno annoverate le c. in linea, a blocco, a ballatorio, a torre. Tra le c. collettive vanno considerate quelle che prevedono comuni modalità insediative o servizi collettivi: le c. albergo previste nelle realizzazioni di natura economica e popolare (➔ edilizia); o quelle ispirate a progetti o edifici quali il Falansterio dell’utopista C. Fourier o il Familisterio di J.B. Godin; il Karl Marx Hof di K. Ehn a Vienna; l’Unité d’Abitation di Le Corbusier a Marsiglia ecc.
La c. a schiera (fig. A), di antichissima tradizione (esempi già nell’antico Egitto), è solitamente disposta su lotti stretti e lunghi tra loro contigui, presenta impianti sviluppati principalmente in profondità, con i lati lunghi in comune e con aperture (porta d’ingresso, finestre) previste solo sui lati corti dell’unità abitativa; è articolata in due o tre piani, presenta spesso un cortile retrostante e, nel piano terra, può anche prevedere un vano adibito a bottega o laboratorio (15°-16° sec.); successivamente, con lo sviluppo dei quartieri operai o di quelli residenziali altoborghesi (19° sec.), si registra la sostanziale separazione tra luogo di lavoro e abitazio;ne; gli stessi fronti subiscono variazioni determinate dalle esigenze distributive e costruttive o dalle possibilità economiche dei destinatari; la scelta della tipologia a schiera è frequente nei programmi edilizi residenziali sia pubblici che privati (dall’impiego nei progetti di ‘città giardino’ alle sensibili variazioni ed evoluzioni dell’architettura contemporanea).
La c. in linea, che può essere considerata come un’ulteriore variante evolutiva della c. a schiera, è dettata dall’esigenza di razionalizzare quella tipologia a vantaggio di una più alta densità abitativa (da 3 a 10 piani, con colonne di appartamenti sovrapposti, variabili da un numero di 2 a 4 per ogni piano, disimpegnati da una scala in comune o da un blocco scala-ascensore in posizione strategica) garantendo, contemporaneamente, condizioni igieniche e risparmio economico; disposta planimetricamente su filari rettilinei, ma anche mistilinei (a Y o a T) o curvilinei, ha avuto vasto impiego nell’edilizia del secondo dopoguerra.
La c. a blocco (o a corte) è caratterizzata da un fabbricato che prevede vari appartamenti disposti su più piani, raggruppati intorno a un cortile scoperto, che solitamente distribuisce accessi differenziati alle varie porzioni residenziali, raggiungibile direttamente dalla strada mediante uno o più portoni d’ingresso, a seconda delle dimensioni e dell’estensione planimetrica dell’edificio.
La c. a ballatoio (o di ringhiera; fig. B) è sostanzialmente assimilabile al tipo in linea ma se ne differenzia proprio per la presenza di ballatoi esterni che corrono lungo le facciate (interne o principali) dell’edificio e che distribuiscono gli ingressi ai vari appartamenti, economizzando il numero delle scale.
La c. a torre (fig. C), motivata dalla massima sfruttabilità del lotto edificabile, è ovviamente sviluppata in altezza e solitamente presenta un unico blocco centrale, comprensivo di ascensore e vano scala accorpati, che distribuisce verticalmente l’accesso agli appartamenti, di numero ridotto per ogni piano.
Ciascuna delle dodici regioni in cui l’astrologia antica immaginava suddiviso il cielo stellato. A ognuna era attribuito un particolare influsso nell’oroscopo in funzione della posizione dei pianeti (Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno): l’influsso si considerava massimo nella cuspide della c., ossia all’intersezione dell’arco di cerchio delimitante la c. stessa con l’eclittica. C. lunare Ciascuna delle 28 parti in cui gli antichi astronomi e astrologi suddividevano la striscia di cielo percorsa dalla Luna in una sua rivoluzione, corrispondenti approssimativamente al percorso di un giorno.
C. religiosa Nel diritto canonico cattolico la più piccola unità di un ordine, congregazione ecc., detta, secondo i casi, cenobio, convento, monastero ecc., e posta sotto un superiore locale (priore, guardiano, rettore ecc.). È una persona giuridica, capace di acquistare e possedere beni temporali. Per l’erezione e la soppressione valgono le norme delle diverse regole, ma è necessaria la licenza del vescovo diocesano e, non di rado, della S. Sede.