Ente geometrico che si estende nel senso della sola lunghezza; è tale, per es., la traiettoria d’un punto in moto, l’intersezione di due superfici (per es., di una sfera con un piano) ecc.; se è costituita dai punti che soddisfano a una proprietà geometrica (luogo geometrico), si parla di l. luogo.
È detta l. spezzata (o spezzata) o, più comunemente, l. poligonale la l. costituita da una successione di segmenti, aventi ciascuno un estremo in comune con il seguente.
In anatomia comparata, l. laterale, serie lineare di organi di senso disposti lungo i fianchi del corpo e sul capo di Agnati, Osteitti, Condroitti e Anfibi (in questi ultimi, tranne alcune specie, solo durante gli stadi larvali). Tali organi sono originati dall’ectoderma di entrambi i lati del capo, nella regione degli organi auditivi; da qui si estendono in avanti e indietro secondo linee ben definite nell’adulto. In ciascun organo si differenziano due tipi di cellule: cellule di sostegno e cellule sensoriali (secondarie) piriformi che all’estremità libera sono provviste di peli cuticolari; alla loro base invece sono circondate da fibrille amieliniche derivanti dai nervi della l. laterale. Tali organi negli Agnati, Anfibi e Dipnoi sono indipendenti l’uno dall’altro e approfondati in fossette dell’epidermide; negli altri gruppi sono allogati in una doccia comune che poi si trasforma in un canale chiuso, comunicante con l’esterno per mezzo di pori, attraverso i quali l’acqua accede a essi. In alcuni Teleostei i pori attraversano le squame, i canali si approfondano nella pelle e nel capo attraversando anche alcune ossa di copertura. I principali canali del sistema della l. laterale decorrono nei pesci secondo una l. sopraorbitale, una l. infraorbitale e una l. iomandibolare, tutte situate sul capo, e finalmente secondo una l. laterale propriamente detta che decorre da ambo i lati lungo il tronco, verso la coda. Varie funzioni sono state attribuite agli organi della l. laterale; la tesi più accreditata li considera recettori delle vibrazioni di bassa frequenza dell’acqua, usati per individuare correnti, ostacoli o prede.
In anatomia umana, l. alba, la striscia di tessuto fibroso ben visibile nella regione mediana del piano muscolare dell’addome fra i due muscoli retti, dal processo xifoideo al pube. L. aspra, margine posteriore della faccia laterale del femore. L. di Langer, le l. secondo le quali sono disposte le fibre dell’aponevrosi superficiale. Lo stesso orientamento si dà alle incisioni chirurgiche per ottenere cicatrici estetiche.
Per la l. lattea o mammaria ➔ lattea, linea.
In embriologia, l. primitiva, ispessimento assile dell’ectoblasto che occupa i due terzi posteriori dell’area pellucida del blastoderma di pollo e che appare durante la prima metà del primo giorno di incubazione.
In genetica, l. pura, termine e concetto introdotti da W. Johannsen per indicare l’insieme degli individui provenienti per autofecondazione da un solo capostipite omozigote e che sono perciò tutti genotipicamente identici, ossia hanno identico patrimonio ereditario.
L. di difesa Sistema integrato di opere fortificate e armate. In età antica furono edificati il limes dell’Impero romano, i valla nelle isole britanniche ecc. Con l’introduzione delle armi da fuoco e soprattutto con l’aumento della gittata delle armi, la l. di difesa acquistò profondità a svantaggio della continuità, tramutandosi in una ‘posizione difensiva’, pur conservando, nella terminologia militare, il vecchio nome.
Le l. di difesa possono avere carattere permanente se costruite con opere di muratura o cemento armato di grandi dimensioni, oppure carattere campale se costituite da scavi in terra (trincee, camminamenti). La distinzione non è rigida: le l. permanenti possono essere integrate da opere campali e le l. campali, con il perdurare di una situazione statica, si rinforzano con opere che le trasformano in l. permanenti. Gli ostacoli artificiali più noti sono quelli anticarro e i reticolati; altro elemento è costituito da mine di vario tipo (antiuomo, anticarro ecc.). Strategicamente le l. di difesa non hanno mai fornito l’impenetrabilità che era nella concezione dei loro progettisti. Poiché obbligano i difensori a immobilizzarsi su un ampio spazio, lasciando all’offensore la libertà della scelta del punto o punti di attacco e la possibilità di concentrare le forze, hanno valore per fronteggiare momentanee e limitate situazioni di inferiorità in attesa di possibilità offensive.
Nella Prima guerra mondiale: l. Hindenburg, articolato sistema di l. campali fortificate (dette di Wotan e di Siegfried) lungo circa 160 km e profondo 5-10 km tra Arras e il fiume Aisne, dove P.L. Hindenburg ed E. Ludendorff fecero retrocedere le truppe tedesche per raccorciare il fronte (1917). Gli Alleati ne superarono solo qualche tratto a prezzo di perdite e sacrifici enormi.
Nella Seconda guerra mondiale: L. Maginot (dal nome del ministro della Guerra A. Maginot). Sistema fortificato di frontiera costruito dai Francesi, fra il 1930 e il 1937, per fronteggiare una nuova eventuale invasione tedesca. Si sviluppava per 400 km, dal confine con la Svizzera al confine con il Lussemburgo. Costruita in gran parte nel sottosuolo, era una specie di città militare sotterranea, di cemento e acciaio. Il grandioso sistema nel giugno 1940 fu investito contemporaneamente sulla fronte e a tergo dalle armate del Reich e sfondato.
L. Siegfried (Westwall) Costruita in contrapposizione alla l. Maginot dai Tedeschi (fra il 1937 e il 1938), si sviluppava per circa 600 km dalla regione di Aquisgrana al confine svizzero. Concepita come organo di appoggio e d’integrazione nel quadro di un ambiente generale offensivo, si atteneva più al concetto di regione fortificata che a quello di linea.
L. del Vallo atlantico Costruita fra il 1942 e il 1943 per impedire lo sbarco degli Alleati, si sviluppava dalle coste del Mare del Nord, della Manica e dell’Atlantico fino ai Pirenei. Era costituita da opere protette in profondità e dotate di potenti artiglierie; per impedire l’avvicinarsi di unità navali nemiche, il mare costiero era stato disseminato di banchi di mine, di palafitte minate, con mine anticarro e antiuomo sulle spiagge. Alla prova dei fatti non resisté alla strategia anglo-americana.
Altre l. di qualche importanza furono: la l. Mannerheim, progettata per fronteggiare l’eventuale offensiva sovietica dal maresciallo finlandese C. Mannerheim e costruita (1935-37) sull’istmo di Carelia, per 100 km; la l. Metaxàs, costruita fra il 1938 e il 1940 nella zona di confine della Grecia con la Bulgaria, ricalcava il tipo della Maginot e traeva efficacia difensiva dal terreno montano; la l. Stalin, costruita dai Sovietici, si sviluppava con disuguale consistenza difensiva per 2500 km, dal Lago Peipus al Mar Nero; contribuì all’efficacia della strategia difensiva sovietica; la l. del Vallo Alpino del Littorio, edificata alla frontiera italo-francese dagli Italiani, si sviluppava in prevalenza sulle Alpi Marittime, Cozie e Graie ed era costituita in gran parte da opere campali scarsamente protette; più importante e complesso il contrapposto sistema francese.
Le l. costruite dai Tedeschi per fronteggiare l’avanzata anglo-americana dal S al N furono: la l. Gustav, lungo il corso del Garigliano-Rapido-Sangro avendo Cassino come elemento fondamentale; controllava le due vie di avanzata verso Roma, la valle del Liri e la strada litoranea; fu abbandonata, dopo quattro mesi circa di resistenza, nel maggio 1944.
La l. gotica, che si svolgeva lungo l’Appennino Tosco-Emiliano, dalla zona a N di Viareggio a quella di Rimini; dall’agosto 1944 fu tenuta dall’esercito tedesco che mantenne la posizione fino all’aprile 1945.
Sistema di conduttori elettrici (e per estensione anche gli impianti dei relativi sostegni e di tutti gli elementi accessori) destinati al trasporto di energia elettrica per usi industriali, per illuminazione, per trasmissione di segnali e per telecomunicazioni. La trasmissione deve avvenire con una attenuazione contenuta entro bassi limiti e, possibilmente, senza distorsione. In generale tali l. vengono denominate l. di trasmissione. Nel caso vengano utilizzate frequenze nel campo delle microonde o delle onde millimetriche, le l. sono costituite da collegamenti in guida d’onda o assumono forme e caratteristiche particolari come nel caso delle l. a microstriscia. Infine, per le trasmissioni di tipo ottico, le l. di collegamento sono costituite da elementi in fibra ottica (➔ fibra).
Il caso più semplice (fig. 1A) di l. di trasmissione è costituito da un conduttore metallico posto parallelamente al terreno, che collega fra loro un trasmettitore e un ricevitore. Il primo è generalmente costituito da un generatore di tensione, mentre il secondo da un’impedenza di carico: entrambi sono collegati alla terra che costituisce il conduttore di ritorno del collegamento elettrico. Per l. sufficientemente brevi, il segnale sul carico risulta praticamente uguale a quello del generatore, mentre per lunghezze maggiori si osservano distorsioni che possono rendere difficile o del tutto impossibile la comprensione del segnale ricevuto. Più precisamente le distorsioni sono trascurabili quando la lunghezza della l. è tale che il tempo di propagazione del segnale lungo di essa è molto minore del minimo intervallo di tempo che si desidera apprezzare sulla forma d’onda del segnale. Per es., se si trasmette un impulso di durata T e se la l. è lunga l, tenendo conto che la propagazione avviene con velocità molto vicina a quella della luce nel vuoto c=3∙108 m/s, non si hanno distorsioni apprezzabili quando l/c ≪ T (e cioè l ≪ cT); in questo caso il conduttore può essere considerato ideale. Per lunghezze maggiori è necessario considerare il conduttore come una l. di trasmissione (ovvero come un circuito a costanti distribuite). Se l’impulso ha durata T=10 ms (trasmissione di impulsi telegrafici lenti), la condizione suddetta diviene l ≪ 3∙106 m ed è soddisfatta per tutti i collegamenti terrestri salvo quelli transoceanici. Infatti fu proprio nel caso dei primi collegamenti di tale tipo che furono osservati fenomeni di distorsione anche per le trasmissioni relativamente lente; allora, per analizzare tali fenomeni, fu introdotta la teoria delle l. di trasmissione. Tuttavia, al diminuire di T (ovvero all’aumentare della frequenza di trasmissione), la lunghezza l per cui tale teoria deve essere applicata può divenire molto breve. Per es., nel campo delle microonde occorre considerare intervalli di tempo T dell’ordine di 10–9 s e pertanto si ottiene l ≪ 0,3 m; in questo caso anche i collegamenti brevissimi, come quelli fra apparati vicini o fra singoli componenti, devono essere trattati come l. di trasmissione. La teoria delle l. viene applicata non solo al caso del collegamento indicato in fig. 1A, ma più in generale a ogni struttura fisica in cui una dimensione prevalga sulle altre due. È il caso della l. bifilare (fig. 1B), del cavo coassiale (fig. 2A), della guida d’onda (fig. 2B); anche la propagazione di un’onda piana nello spazio libero può essere trattata per mezzo di tale formalismo. La teoria delle l. interessa vasti settori dell’elettrotecnica, dell’elettronica e delle comunicazioni elettriche, ma riveste importanza anche nel campo del hardware dei calcolatori per caratterizzare i collegamenti interni veloci o i sistemi per la trasmissione di dati fra dispositivi interconnessi.
Una l. di trasmissione è detta uniforme quando le sue caratteristiche fisiche e geometriche non variano lungo la l. stessa. Per una l. uniforme, definita l’ascissa x lungo la l., al generico intervallo infinitesimo [x, x+dx] si associa il circuito equivalente di fig. 3, costituito da una impedenza longitudinale Z dx e una ammettenza trasversale Y dx, dove Z e Y sono rispettivamente l’impedenza e l’ammettenza per unità di lunghezza. In base a tale schema si possono ottenere le equazioni delle l. che risultano essere equazioni differenziali alle derivate parziali nelle due variabili t (tempo) e x. Tali equazioni risultano molto complesse e di non semplice soluzione. Grandi semplificazioni si ottengono utilizzando il metodo della trasformata di Laplace, mediante il quale si ottengono le seguenti equazioni differenziali ordinarie:
dove V(s,x) e I(s,x) sono le trasformate di Laplace della tensione e della corrente all’ascissa x. Nei casi più comuni (l. bifilare, cavo coassiale, onda piana), si fa l’ipotesi che Z dx sia costituita dalla serie di un resistore e un induttore e Y dx dal parallelo di un resistore e un condensatore. In questi casi si ha Z=R+sL e Y=G+sC, in cui le quantità R e L sono rispettivamente la resistenza e l’induttanza longitudinali per unità di lunghezza, mentre G e C sono la conduttanza e la capacità trasversali per unità di lunghezza. Tali parametri sono detti costanti primarie e si possono determinare a partire dalle dimensioni geometriche e dai parametri fisici costitutivi della linea. Le equazioni [1] prendono il nome di equazioni dei telefonisti. Nel caso particolare di L=G=0, la l. è detta RC e le equazioni [1] sono dette equazioni dei telegrafisti (o equazioni di Kelvin), in quanto tale caso è rilevante nello studio delle trasmissioni telegrafiche a bassa velocità. Nel caso di R=G=0 la l. è detta LC o senza perdite (lossless). Risolvendo le equazioni [1] si ottiene il seguente integrale generale:
dove k(s)=√‾‾‾‾‾‾Z(s)Y(s)‾‾‾‾ è detta costante di propagazione e Z0(s)=√‾‾‾‾‾‾Z(s)/Y(s)‾‾‾‾‾‾ è detta impedenza caratteristica della linea. Entrambe le quantità sono denominate costanti secondarie. I termini V+(s) e V–(s) sono delle quantità che dipendono dalle condizioni al contorno e cioè dal generatore e dall’impedenza di carico. Il primo termine dà conto dei fenomeni propagativi nel senso delle ascisse crescenti (onde progressive), il secondo dei fenomeni propagativi nel senso delle ascisse decrescenti (onde regressive). Se l’impedenza di carico Zu è uguale a Z0 il termine V–(s) è uguale a zero e la l. si dice adattata. In caso contrario il termine V–(s) si può determinare per mezzo del coefficiente di riflessione sul carico che è pari a r = (Z⋀u – 1)/(Z⋀u + 1), ove Z⋀u = Zu/Z0 è l’impedenza di carico normalizzata. Considerando l. adattate, si osserva che, anche in questo caso, la forma d’onda della tensione ricevuta risulta in generale distorta rispetto alla forma d’onda della tensione del generatore. Si può ottenere distorsione nulla solo in casi particolari, come nel caso delle l. LC; in questo caso la tensione sul carico risulta fedele rispetto a quella trasmessa e ritardata di un tempo pari a τ=l√‾‾‾‾LC. Un altro caso rilevante di l. senza distorsioni si ottiene sotto la condizione RC=LG detta condizione di Heaviside. In questo caso la tensione sul carico, oltre a presentare lo stesso ritardo presente nelle l. LC, risulta anche attenuata rispetto a quella del generatore. Nelle linee usuali la condizione di Heaviside non è soddisfatta, essendo sempre RC >> LG e pertanto tali l. presentano distorsioni, che vengono eliminate utilizzando opportuni equalizzatori in cascata alla linea. Nel caso di l. non adattate, la forma d’onda sul carico viene riflessa e si propaga a ritroso verso il generatore, sul quale si riflette generando una seconda forma d’onda progressiva che si rifletterà a sua volta sul carico. Si ottiene in tal modo un regime di infinite riflessioni che in molti casi possono recare disturbo alla trasmissione, poiché possono per es. simulare la presenza di molti impulsi sul carico in corrispondenza a un solo impulso trasmesso. Se l’impedenza interna al generatore è uguale all’impedenza caratteristica della l., la riflessione sul generatore è nulla e vi è quindi adattamento sulla porta di ingresso.
Se il generatore è di tipo sinusoidale a frequenza f, la l. si può studiare in regime permanente, che si ottiene ponendo nelle equazioni [1] e [2] s=jω, ove ω=2πf è la pulsazione. In particolare per la costante di propagazione k si ottiene l’espressione
nella quale α(ω) e β(ω) sono dette rispettivamente costante di attenuazione e costante di fase. L’espressione della tensione lungo la l. è pari a:
dove il primo termine rappresenta l’onda diretta e il secondo l’onda riflessa. Dalla espressione precedente si ottiene che la lunghezza d’onda è pari a λ = 2π/β mentre la velocità di propagazione (velocità di fase) è pari a vf = ω/β. In assenza di riflessioni il termine ϕ2 è uguale a zero. In queste condizioni l’onda diretta si propaga dal generatore al carico con ampiezza esponenzialmente decrescente. Si dice in questo caso che la propagazione avviene in regime di onde progressive. Se inoltre la l. è senza perdite, risulta α uguale a zero e pertanto l’ampiezza della tensione rimane costante lungo la linea. In presenza di riflessioni sul carico, invece, la propagazione avviene in regime di onde stazionarie. In questo caso, e per α = 0, l’ampiezza della tensione lungo la l. assume l’andamento indicato in fig. 4 e oscilla fra un massimo ∣V∣M e un minimo ∣V∣m. Il rapporto ∣V∣M/∣V∣m è detto rapporto di onde stazionarie, ROS (in ingl. standing wave ratio, SWR). Tale rapporto risulta legato al coefficiente di riflessione sul carico r, dalla relazione ROS=(1+∣r∣)/(1−∣r∣).
Un tratto di l. di lunghezza finita l è detto tronco di linea. Se un tronco di l. è chiuso sull’impedenza caratteristica, allora l’impedenza di ingresso è a sua volta uguale all’impedenza caratteristica, qualunque sia la sua lunghezza. Nel caso di disadattamento, l’impedenza di ingresso assume valori differenti da Z0 e dipendenti dalla lunghezza del tronco di linea. La loro determinazione viene effettuata per mezzo di un diagramma detto Carta di Smith. Essa è una rappresentazione conforme del piano dell’impedenza complessa normalizzata Z∧ = Z/Z0 sul piano complesso del coefficiente di riflessione r. La rappresentazione è definita dalla funzione r=(Z∧ − 1)/(Z∧ + 1). Il suo uso è molto comune in problemi di radiotecnica e microonde.
La trasmissione dell’energia elettrica lungo una l. è regolata dalle cosiddette equazioni dei telefonisti. I parametri delle costanti primarie variano a seconda del tipo di l. e delle caratteristiche ambientali. Le l. elettriche sono classificabili in funzione della tensione di esercizio in quattro diverse tipologie: l. ad altissima tensione (380 kV), dedicate al trasporto dell’energia elettrica su grandi distanze; l. ad alta tensione (220 kV e 132 kV), per la distribuzione dell’energia elettrica; l. a media tensione (generalmente 15 kV), per la fornitura a industrie, centri commerciali, grandi condomini ecc.; l. a bassa tensione (220-380V), per la fornitura alle piccole utenze, come le singole abitazioni.
La classificazione fatta in base alla disposizione dei conduttori, invece, permette di distinguere le l. elettriche aeree, aventi i conduttori sospesi al di sopra del suolo, dalle l. elettriche sotterranee e sottomarine, i cui conduttori sono interrati o adagiati sul fondo marino. Una l. elettrica sotterranea o sottomarina è costituita dai conduttori e dal loro supporto isolante, che nell’insieme costituiscono un cavo. Una l. elettrica aerea è costituita essenzialmente dai conduttori, dai loro sostegni e dagli isolatori.
Per i conduttori, il materiale più usato è il rame elettrolitico incrudito. Anche l’alluminio trova largo impiego nelle l. elettriche; date però le sue mediocri proprietà meccaniche, esso è usato in conduttori con anima di acciaio, alla quale è affidata la funzione portante. Talvolta sono impiegati, per ragioni di costo, anche conduttori in lega di alluminio, in particolare lega aldrey, che hanno discrete proprietà meccaniche pur presentando minore conducibilità rispetto all’alluminio puro. Dal punto di vista dell’impiego, nelle l. ad alta tensione viene quasi esclusivamente adoperata la corda alluminio-acciaio con sezioni comprese tra centinaia e migliaia di mm2; nelle l. a media tensione si usano corde sia di rame, sia di alluminio-acciaio, sia di lega aldrey; nelle l. a bassa tensione è quasi sempre usato il rame, in filo o in corda. La sezione dei conduttori si sceglie in base alla perdita di potenza che provoca il riscaldamento dei conduttori stessi, evitando che la loro temperatura superi 70-80 °C con una temperatura ambiente di 40 °C. Mentre in corrente continua l’unica perdita è quella per effetto Joule, in corrente alternata sono da considerare anche le perdite dovute all’effetto pellicolare, che peraltro, alle frequenze industriali, non sono in generale rilevanti. Nel caso di tensioni molto elevate può verificarsi l’effetto corona, che provoca perdite, anche notevoli, di energia, oltre che disturbi alle ricezioni radio-elettriche. La riduzione e l’eliminazione dell’effetto corona sono legate al valore del diametro dei conduttori.
La disposizione dei conduttori deve essere scelta in modo che le impedenze fra i conduttori risultino equilibrate, ciò che si ottiene disponendo i conduttori secondo i vertici di un poligono regolare, per es., a triangolo equilatero (fig. 5A) nel caso di una l. trifase, a esagono regolare (fig. 5B) o a doppio triangolo equilatero (fig. 5C) nel caso di una l. trifase a doppia terna. Poiché in tale modo le capacità tra conduttori e terra non risultano equilibrate, si elimina l’inconveniente effettuando opportune trasposizioni fra i conduttori (fig. 5D).
I sostegni di una l. (pali o tralicci di legno, di ferro, di cemento armato) possono essere classificati in base alla posizione che occupano lungo il tracciato della l. stessa; si distinguono così i sostegni di rettifilo dai sostegni d’angolo. In particolare, nelle l. ad alta tensione con isolatori sospesi si chiamano pali di sospensione i pali soggetti sostanzialmente a carichi verticali e situati nei tratti rettilinei della l., pali di ormeggio (o di ammarraggio) i pali sottoposti a spinte laterali, come quelli disposti negli angoli della l., nei punti iniziale e finale ecc.; particolari pali sono poi quelli di attraversamento, impiegati per l’incrocio di opere importanti o l’attraversamento di ostacoli (altre l. elettriche, strade, fiumi, canali ecc.) e quelli per diramazione, impiegati nei punti in cui la l. si dirama in due o più l. separate.
Per proteggere una l. dall’azione dei fulmini si dispone sulla sommità dei sostegni una fune di guardia, in genere di acciaio zincato del diametro di 8-12 mm, che produce un’azione schermante sui conduttori della l., convogliando a terra, attraverso i sostegni o mediante opportuni collegamenti, le scariche atmosferiche. La fune di guardia è normalmente impiegata nelle l. ad alta tensione, mentre in quelle a media e bassa tensione è quasi sempre assente. I sostegni delle l. debbono essere ben collegati alla terra e a questo scopo sono provvisti di opportuni dispersori, quali puntazze di ferro zincato o nastri metallici interrati, che realizzano una resistenza di terra sufficientemente bassa.
I problemi di resistenza meccanica di una l. elettrica sono particolarmente delicati per l’influenza di escursioni termiche, velocità del vento, formazione di manicotti di ghiaccio, inquinamento dell’aria; le norme stabiliscono, per ciascun tipo di l. e per la zona dove è dislocata, l’entità di tali parametri, onde rendere agevole il calcolo del tiro dei conduttori e della freccia della catenaria. Inoltre, tali norme, in relazione ai possibili effetti sulla salute umana derivanti dai campi elettrici e magnetici prodotti dalle l., stabiliscono precisi limiti, differenziati a seconda che nell’ambiente in cui sono presenti delle l. gli individui trascorrano una parte significativa della giornata o solo poche ore. Particolare attenzione deve essere riservata ai sostegni, che potrebbero essere sottoposti non soltanto a carichi verticali, ma anche a pericolosi sforzi di flessione e di torsione, a causa di forze trasversali o longitudinali dovute all’azione del vento e a squilibri nei tiri dei conduttori.
Le l. a microstriscia (stripline) sono usate come elementi di collegamento all’interno dei circuiti integrati a microonde e a onde millimetriche. Nella versione più semplice esse sono costituite da un collegamento metallico realizzato con tecniche fotolitografiche su un supporto di materiale isolante o semiconduttore. La larghezza di tali l. varia a seconda delle applicazioni e comunque è compresa fra una decina di micrometri e qualche millimetro. Il comportamento elettrico della l. a microstriscia dipende dalla forma geometrica dell’elemento metallico, dallo spessore del supporto e dalla sua costante dielettrica; in prima approssimazione una l. di questo tipo è assimilabile a una guida d’onda che collega fra loro i componenti a cui la l. è connessa. A differenza delle guide chiuse, tuttavia, si tratta di una struttura aperta, che dà luogo a possibili interferenze con elementi vicini. Nelle applicazioni vi sono vari tipi di l. a microstriscia che si differenziano per la disposizione degli elementi metallici, dando luogo a forme costruttive dette (fig. 6) microstrip (a), coplanarline (b), slotline (c).
Filo metallico, quasi sempre in rame, sospeso a una certa altezza dal suolo (4,80-6 m), lungo strade o ferrovie, che adduce energia elettrica ai veicoli provvisti di motori elettrici di trazione, circolanti su rotaie o su strada ordinaria, a cielo aperto o in galleria (locomotive ed elettromotrici ferrotranviarie, filobus ecc.). Il veicolo preleva energia elettrica dalla l. di contatto mediante un organo di presa (trolley, pattino, archetto, pantografo) che scorre lungo la l. ed è premuto contro essa da apposite molle. Il profilo unificato dei conduttori è circolare con due scanalature che facilitano l’applicazione di speciali morsetti, detti griffe, mediante i quali la l. di contatto è tenuta in sospensione dai pendini. Nelle reti ferroviarie e tranviarie, la l. è monofilare; in quelle filoviarie, invece, è sempre bifilare, mancando le rotaie come conduttore di ritorno. La sospensione delle l. di contatto può essere longitudinale o trasversale. In generale la l. è suddivisa in tronchi permanentemente separati che vengono collegati elettricamente per mezzo di interruttori di sezione, a coltello; tale sezionamento serve sia per ben ripartire l’intera l. tra varie stazioni alimentatrici, sia per isolare un tronco di essa sul quale si debbano operare verifiche o riparazioni. Le l. di contatto filoviarie, ove vi siano diramazioni di percorso, sono provviste di scambi aerei.