veicolo Mezzo di trasporto o di trasmissione, diffusione e propagazione di oggetti, fatti o di fattori e valori anche non materiali.
In epidemiologia, qualsiasi sostanza, oggetto o piccolo essere vivente che possa trasmettere il contagio in modo indiretto, ossia trasportando microrganismi patogeni. Ogni oggetto contaminato (l’acqua, il terreno, alcuni alimenti, insetti ecc.) può divenire v. d’infezione. Si tratta in questi casi di una trasmissione meccanica, dovuta ad accidentalità, a differenza di quanto avviene nella trasmissione indiretta per mezzo di Artropodi, quando questi, dopo aver succhiato da un organismo infetto l’agente patogeno, lo ospitano, spesso definitivamente. Dopo un certo periodo dal pasto infetto, l’Artropodo può trasmettere la malattia pungendo un individuo sano, diventa cioè vettore di un’infezione.
Nel buddhismo, piccolo v. e grande v., traduzione del nome sanscrito Hinayāna e Mahāyāna delle due maggiori dottrine e scuole, fondate su un sistema inteso alla salvezza personale (piccolo v.) e di tutta l’umanità (grande v.).
Nome generico di ogni mezzo meccanico guidato dall’uomo (eventualmente anche teleguidato) adibito al trasporto di persone, animali o cose; comunemente e tradizionalmente è attribuito ai mezzi circolanti su strada; raramente, salvo particolari eccezioni, sono compresi tra i v. i mezzi di navigazione marittima, lacustre o fluviale. I v. circolanti su strada si distinguono in v. a braccia, v. a trazione animale, v. a motore e rimorchi; in particolare i v. a motore si suddividono in ciclomotori, motocicli, tricicli, quadricicli, v. a motore destinati al trasporto di persone, aventi almeno 4 ruote e v. a motore destinati al trasporto di merci, anch’essi con almeno 4 ruote.
Carattere proprio hanno i v. cingolati, i v. a cuscino d’aria e i v. a effetto superficie (➔ hovercraft), e i v. con funzionamento dipendente, tra i quali si ricordano i filobus, e i v. ferroviari (➔ locomotiva).
V. capaci di muoversi fuori strada, su terreno più o meno accidentato, a tal fine provvisti di cingoli che ripartiscono il peso su una vasta superficie impedendone l’affondamento; i cingoli stessi inoltre, aggrappandosi al terreno, favoriscono il superamento da parte del v. delle asperità e di forti pendenze (➔ cingolo). I v. cingolati hanno in genere una velocità massima molto modesta in confronto ai normali v. circolanti su strada: alcune grosse macchine semoventi (escavatrici, caricatori ecc.) hanno velocità di spostamento così basse da dover essere caricate su autocarri e vagoni ferroviari per i lunghi trasferimenti; esistono tuttavia alcuni v. cingolati (specialmente militari) che hanno cingoli conformati in modo da permettere loro una velocità apprezzabile su terreno favorevole. Tipici v. cingolati sono in campo militare i carri armati (➔ carro armato) e i cingolati veloci (v. da trasporto tattico o campale) per il trasporto sul campo di battaglia dell’unità di fanteria con il suo armamento ed equipaggiamento, in genere muniti di ampio portello per la rapida discesa dei combattenti e per poter far fuoco da bordo con le armi in dotazione; sono usati anche v. semicingolati, provvisti di cingoli solo posteriormente, mentre la coppia di ruote direttrici anteriori è gommata. V. cingolati per impiego civile sono i trattori agricoli, le macchine per movimento di terra nei lavori stradali (apripista, escavatori, caricatori ecc.), alcuni tipi di gru semoventi; è inoltre diffuso sia nei paesi artici, sia nelle località di sport invernali, un tipo di v. cingolato per terreno innevato, detto gatto delle nevi.
Classe di v., di cui può considerarsi precursore l’hovercraft, che utilizzano però non solo il sostentamento aerostatico (a cuscino d’aria) ma anche, e talvolta esclusivamente, il sostentamento dinamico. I principali sono: i SES (surface effect ship), i v. a cuscino d’aria ibridi e gli WIGEC (wing in ground effect craft). I SES navigano su un cuscino d’aria ma sempre a contatto dell’acqua grazie a uno scafo del tipo catamarano, in cui le murate laterali (sidewalls), che forniscono un contributo al galleggiamento, sono unite da una sovrastruttura che ospita la maggior parte dei sistemi di bordo e il carico. Il cuscino d’aria viene creato da apposite ventole soffianti e trattenuto dalle murate laterali e da due ‘gonne’, poste una a prua e una a poppa. Quando il battello è in moto, i due scafi conferiscono stabilità al naviglio. Per la maggior parte di questi mezzi il sistema di propulsione è a turbina a gas. Esempio caratteristico di v. a cuscino d’aria ibrido è il LCAC (landing craft air cushion) che, pur essendo un hovercraft, è munito, come i SES, di sottili murate laterali per condurre una navigazione più precisa e ridurre lo scarroccio. Gli WIGEC sono mezzi non convenzionali che utilizzano, per il loro sostentamento, il principio secondo il quale un’ala di grosse dimensioni nelle vicinanze della superficie crea una maggiore portanza per effetto della compressione dell’aria. Questo fenomeno, studiato sin dagli anni 1920, viene utilizzato munendo di ali i v. destinati a ‘volare’ a piccola altezza sulla superficie del terreno, o, meglio ancora, dell’acqua, mantenendosi sopra il cuscino d’aria compressa creato tra l’ala e la sottostante superficie. Il primo e caratteristico v. di tale tipo è stato l’A.90.150 Ekranoplan, il cui prototipo fu realizzato nell’URSS nel 1967.
I v. a motore oggi più diffusi hanno un motore ad accensione comandata o un motore Diesel (➔ motore). Per ridurre l’impatto ambientale e i consumi dovuti a questo tipo di v., che implica la presenza di NOx (ossidi di azoto), di particolato, di SO2 e del rumore acustico, è in atto un’intensa ricerca al fine di proporre un’alternativa ai combustibili usuali; tra i combustibili alternativi attualmente in uso vanno menzionati il GPL (gas di petrolio liquefatto) e, soprattutto, il gas naturale. V. così alimentati vengono classificati con la sigla LEV (low emission vehicles); sono inoltre in fase di sviluppo i v. ZEV (zero emission vehicles), dove zero è riferito all’impatto ambientale locale e non a quello globale. In questi v. il motore per la propulsione è di tipo elettrico. La tendenza allo sviluppo di v. a trazione elettrica si è rafforzata grazie al fatto che l’uso dell’energia elettrica per la propulsione non comporta emissioni di gas nocivi, anche se non si può dire altrettanto per la produzione di tale energia. La trazione elettrica può essere realizzata utilizzando un motore elettrico alimentato da batterie di accumulatori (➔ accumulatore) o da celle a combustibile (➔ pila), oppure facendo ricorso a un sistema ibrido, in cui il motore elettrico è associato a un motore termico atto a intervenire secondo varie finalità.
Sistemi provvisti di mezzi di propulsione e di guida per la navigazione spaziale, cioè per la navigazione fuori dell’atmosfera terrestre ed eventualmente anche fuori del campo gravitazionale terrestre, capaci di trasportare durante il loro volo un carico utile. Rientrano, in particolare, nei v. spaziali sia i missili (➔) per applicazioni spaziali (o vettori spaziali; o lanciatori quando impiegati per mettere in orbita un satellite artificiale), sia i satelliti (➔) artificiali dotati di sistema di controllo a reazione e quindi di una capacità autonoma di movimento, seppur limitata. Un ruolo particolarmente importante rivestono i sistemi di guida e di controllo, destinati a mantenere il v. sulla traiettoria prestabilita; sebbene separati e distinti l’uno dall’altro, devono operare congiuntamente con la massima accuratezza e sicurezza: il sistema di guida ricostruisce la traiettoria voluta; il sistema di controllo gestisce, mediante attuatori meccanici, la direzione del vettore di spinta durante la fase propulsiva e l’assetto del v. sulla traiettoria, attuando le direttive del sistema di guida.