L’ a. atmosferica è il miscuglio gassoso di azoto e di ossigeno con piccole quantità di altri gas che costituisce l’atmosfera (➔) terrestre, nei cui strati inferiori sono presenti anche particelle solide (pulviscolo atmosferico) e vari tipi di microrganismi. La quantità di vapor d’acqua presente nell’a. varia con la località, la stagione, la temperatura (aumenta all’aumentare di questa) ecc. e può arrivare, nei climi molto umidi, anche al 3-4% in volume.
La pressione dell’a. può essere aumentata al di sopra di quella atmosferica ( a. compressa), fino al valore richiesto da diverse applicazioni: macchine operatrici, alcuni tipi di battipali, macchine per sollevamento e trasporto di pesi, impianti di trasporto pneumatico di materiali pulverulenti (carbone, cemento ecc.), avviamento e alimentazione di motori, gonfiaggio di pneumatici, trasmissione di comandi e di manovre a distanza, impianti di ventilazione, specie di gallerie e miniere ecc. Per qualche applicazione è sufficiente una pressione poco superiore alla pressione atmosferica, più frequentemente si utilizza a. compressa a qualche bar, in taluni casi occorrono elevate pressioni (100-200 bar). Pressioni modeste sono prodotte mediante ventilatori; pressioni maggiori e grandi portate mediante soffianti; pressioni elevate mediante compressori.
L’a. può essere liquefatta portandola al di sotto della sua temperatura critica (−140,6 °C) e quindi comprimendola fortemente. L’ a. liquida si presenta come un liquido mobile incolore simile all’acqua, con un aspetto talora opalescente a causa di minutissimi cristalli di ghiaccio e di anidride carbonica in sospensione. Alla pressione atmosferica bolle a circa −190 °C; in condizioni ordinarie di temperatura e pressione si trova quindi a temperatura molto più alta di quella di ebollizione in modo che i suoi componenti evaporano (più rapidamente l’azoto, meno l’ossigeno, e a ciò è dovuto il colore azzurrino che assume). Quasi tutti i liquidi e molti gas sono rapidamente congelati dall’a. liquida, mentre molti corpi solidi immersi in essa subiscono profonde modificazioni fisiche. L’a. liquida non può essere conservata in bombole sotto pressione perché a temperatura superiore a quella critica lo stato liquido non può sussistere, qualunque sia la pressione a cui il fluido è sottoposto; si conserva invece a lungo alla pressione ordinaria in recipienti speciali a pareti isolanti (vasi di Dewar). Grandi quantitativi di a. liquida vengono usati nella produzione dell’azoto, dell’ossigeno e dei gas rari; essa trova anche impiego come liquido refrigerante nei termostati per basse temperature, negli impianti da vuoto ecc.
I principali componenti dell’a., azoto e ossigeno, furono liquefatti per la prima volta in piccole quantità da R. Pictet e da L.-P. Cailletet (1877). Altre esperienze, sempre di laboratorio, furono eseguite da Z.F. Wróblewski e K. Olszewski. Nel 1895 C. von Linde e W. Hampson escogitarono contemporaneamente un procedimento industriale, fondato sul fatto che un gas nell’espandersi adiabaticamente senza compiere lavoro esterno subisce diminuzioni di temperatura, quando la temperatura iniziale del gas è al di sotto della temperatura d’inversione (effetto Joule-Thomson). Alla temperatura ordinaria il raffreddamento è assai piccolo (circa un quarto di grado per ogni bar), ma cresce rapidamente con il diminuire della temperatura iniziale. Un raffreddamento assai più intenso si può ottenere mediante un’espansione adiabatica con lavoro esterno, quale si può attuare nel cilindro di una macchina a stantuffo.
In senso generale qualsiasi motivo melodico suscettibile di essere cantato. In senso proprio, composizione melodica, sia vocale sia strumentale, in forma chiusa, costruita secondo vari ma determinati schemi strofici, che può tanto stare isolata a sé, quanto servire da elemento integratore del melodramma, dell’oratorio, della cantata, della suite e del concerto strumentale: tipica la forma a tre strofe (A-B-A′), l’ultima delle quali ripete di solito con variazioni ornamentali (fioriture) la prima, forma che si usa denominare a. col da capo, o anche ‘a. alla Scarlatti’ (dal suo più illustre cultore, A. Scarlatti).
A. di bravura A. col da capo in cui si consente al cantante d’improvvisare varianti alla terza strofa.