trazione Forza che agisce su un corpo in modo da provocarne l’allungamento nella direzione della forza stessa.
Metodi di t. Metodi applicati in alcune manovre terapeutiche, quali la riduzione e la contenzione delle fratture dello scheletro.
Sono qualificate come malattie da t. alcune affezioni morbose, spesso di natura infiammatoria, prodotte dalla t. esercitata sulle pareti dell’organo da processi patologici aventi sede nelle zone più vicine (per es., alcuni diverticoli dell’esofago).
Forza che si esercita su una sbarra o su un filo, fissati a un estremo, con verso che tenda a provocarne un allungamento. Con riferimento alla sollecitazione interna di un sistema continuo, qualificazione che si attribuisce allo sforzo specifico in condizioni particolari. Con tale significato è usato talvolta anche il termine tensione, che peraltro è generalmente impiegato a indicare lo sforzo specifico in condizioni generiche.
Nelle costruzioni, per t. s’intende la sollecitazione semplice di un solido resistente tubolare o prismatico (trave, pilastro, arco), la cui generica sezione trasversale è soggetta a sforzo puramente normale, avente i caratteri di una t. (nel significato ordinario della parola), data dal rapporto tra la forza agente (diretta lungo l’asse longitudinale del solido) e la sezione trasversale. È la sollecitazione cui resta soggetta, per es., ogni asta che funzioni da tirante in una travatura reticolare o, più in generale, ogni trave rettilinea soggetta a due forze di uguale intensità e segno opposto, applicate alle sezioni di estremità della trave in modo da avere la medesima retta d’azione e con orientamenti rivolti verso l’esterno della trave stessa. Valgono per la t. semplice considerazioni del tutto analoghe a quelle relative alla pressione semplice (➔ pressione). La deformazione conseguente alla t. semplice consiste naturalmente in un allungamento longitudinale (accompagnato da una contrazione trasversale), anziché in un accorciamento delle fibre parallele alla direzione secondo cui si esercita lo sforzo normale di t., ma l’espressione dell’allungamento assiale è la medesima della sollecitazione di pressione. Una differenza fondamentale tra le due sollecitazioni risiede nella diversissima attitudine che hanno taluni materiali a resistere all’una o all’altra di esse. Per es., molti materiali lapidei naturali, le murature e i calcestruzzi hanno scarsa resistenza alla t., mentre presentano buona resistenza alla compressione. Un’ulteriore differenza tra i due tipi di sollecitazione può essere ravvisata nel fatto che la t. semplice è esente dai pericoli di instabilità, che sono invece caratteristici della pressione (➔ stabilità). Anche questa differenza risulta peraltro cancellata, se nei fenomeni d’instabilità elastica si fanno anche rientrare i fenomeni che immediatamente precedono la rottura nei materiali soggetti a sforzi crescenti di trazione.
Nella teoria semplice delle travi, sollecitazione composta analoga a quella di pressione e flessione. Presenta particolarità notevoli nel caso dei materiali solo parzialmente resistenti a trazione. Per materiali siffatti, mentre la t. semplice non può che interessare soltanto la parte resistente a t., l’aggiunta di un momento flettente nella generica sezione trasversale della trave può spostare il centro di t., fino a dar luogo a sollecitazioni di compressione nella parte della sezione che è più lontana dal centro di t.; di conseguenza, può risultare interessato alla resistenza complessiva della sezione anche il materiale non reagente a trazione. In ogni caso l’asse neutro della sezione trasversale risulta individuabile come l’antipolare del centro di sollecitazione rispetto all’ellisse d’inerzia della sezione effettivamente reagente.
Azione destinata a provocare, con particolari modalità, il movimento di un veicolo. Con riferimento ad autoveicoli, la t. è la forza esercitata dalle ruote motrici per provocare il movimento del veicolo; si distinguono una t. anteriore, una t. posteriore e una t. integrale a seconda che le ruote motrici siano quelle anteriori o posteriori o tutte e quattro.
I sistemi di t. possono essere raggruppati a seconda del tipo di guida ove si svolge il moto, e si parla così di t. su strada o anche t. su gomma, t. su binari, t. di elementi sospesi a funi ecc. A seconda del tipo di energia utilizzata per esercitare la forza traente, si distinguono la t. animale, la t. meccanica (quando l’energia è fornita da un motore termico ed è trasmessa alle ruote motrici direttamente o con un cambio meccanico di velocità), la t. elettrica autonoma (quando la t. è assicurata da un motore elettrico alimentato da accumulatori o da un generatore, per es., una dinamo, azionato da altro motore), la t. elettrica con linea di contatto (quando il motore elettrico riceve energia elettrica dall’esterno) ecc. È chiamata sforzo o forza di t. la forza che il mezzo traente esercita sui veicoli; è funzione della velocità e la curva rappresentata in un piano cartesiano è chiamata caratteristica meccanica di trazione. La forza di t. deve uguagliare, a velocità di regime e in orizzontale, la somma delle resistenze al moto, le più importanti delle quali sono: le forze d’attrito, sia volventi sia radenti, e la resistenza del mezzo (comunemente dell’aria); le forze d’attrito sono conglobate nella cosiddetta resistenza al rotolamento, che, in prima approssimazione, può essere considerata proporzionale al peso del veicolo secondo un coefficiente (coefficiente di resistenza alla t.) dipendente dal tipo di strada, dal tipo di ruota e da altri fattori. La resistenza dell’aria acquista valori apprezzabili a velocità superiori ai 40-50 km/h e diventa preponderante alle forti velocità, in quanto è proporzionale al quadrato della velocità stessa; essa è proporzionale anche alla sezione frontale del veicolo secondo un coefficiente variabile con la forma del veicolo stesso. Quando il moto non è a regime interviene la forza d’inerzia e in conseguenza deve aumentare lo sforzo di t.: all’avviamento è necessario quindi che il motore sia capace di fornire una coppia motrice tanto maggiore quanto maggiore è l’accelerazione che si vuole ottenere. Per i percorsi su livelletta in salita, il motore deve fornire la forza supplementare necessaria per vincere quella che è detta resistenza dovuta alla pendenza: questa si identifica con la componente del peso del veicolo parallela alla strada, ottenuta moltiplicando il peso per il seno dell’angolo che il percorso forma con l’orizzontale; essendo questo angolo piccolo (e in genere non superiore a 5°-6°), al seno può essere sostituita la tangente e quindi la pendenza che, per definizione, è proprio uguale alla tangente stessa (divisa per 100 se espressa in percentuale).