Alterazione artificiale dei tratti somatici. Le d., operate seguendo i dettami della tradizione da diversi popoli del mondo, hanno attratto l’interesse degli etnologi fin dal 19° secolo. Possono essere classificate in tipologie a seconda della loro invasività e del loro carattere effimero o duraturo. Il trucco, l’abbronzatura, l’indossare maschere e monili rappresentano forme superficiali ed effimere di modificazione del corpo. Viceversa, la perforazione delle narici e del setto nasale; le scarificazioni (cicatrici artificialmente prodotte); l’alterazione della forma del torace con fasce strettissime e del collo con spirali metalliche (donne padaung dell’Indonesia); la chirurgia genitale (circoncisione, escissione, infibulazione); la modificazione del cranio dei neonati rappresentano forme molto invasive. La recente diffusione in Occidente di tecniche quali il tatuaggio e il piercing, ma anche la riflessione sul fatto che diete e chirurgia estetica sono classificabili quali forme di d. del corpo, hanno evidenziato il fatto che ogni società (e non solo quelle di interesse etnologico) pratica qualche tipo di d. dei tratti somatici. Le motivazioni che gli attori sociali danno per spiegare queste tecniche le quali, non di rado, comportano dolore e sofferenza, possono essere di natura estetica, rituale, terapeutico-profilattica ecc. Spesso le d. sono praticate nel contesto di riti di iniziazione all’età adulta.
In meccanica, si dice d. una modificazione, di maggiore o minore entità, temporanea o permanente, che la forma di un corpo subisce per una causa qualsiasi (meccanica, termica, elettrica, magnetica ecc.) e che generalmente è accompagnata da qualche alterazione delle proprietà fisico-chimiche del corpo.
Più esattamente, d. di un corpo è definita ogni variazione di distanze fra i suoi punti e di angoli fra le rette e i piani che in esso si possono considerare (v. fig.).
Con tensore delle d. si indica il tensore a due indici e nove componenti, ognuno dato dalla semisomma delle derivate parziali dello spostamento nella direzione di uno dei due indici rispetto a quella dell’altro.
==Geografia
D. cartografiche Contrazioni o dilatazioni degli spazi geografici, che si verificano nelle carte per effetto della riduzione della superficie sferica terrestre alla sua rappresentazione piana: in generale, sono massime nelle parti periferiche e minime in quelle centrali della carta; si cerca di ridurle al minimo con l’adozione di rappresentazioni cartografiche modificate (➔ carta).
Modificazione di forma e di disposizione spaziale di un minerale, di una roccia, di una unità geologica o di una regione della crosta terrestre. In relazione alle condizioni di pressione e temperatura, alla presenza di fluidi, alla velocità e alla durata degli sforzi meccanici agenti, si possono avere d. continue e discontinue. Le prime sono di tipo plastico e si manifestano con piegamenti, scorrimenti e flussi di masse. Le seconde sono di tipo fragile e comportano fratturazioni e fagliamenti delle masse litoidi interessate. Nel campo del metamorfismo di tipo deformativo, nuovi metodi di studio permettono di risalire all’evoluzione metamorfica delle rocce, individuando le fasi di deformazione a cui sono state soggette.
In geomorfologia, d. gravitativa profonda di versante (DGPV), progressiva d. di ammassi rocciosi, normalmente lenta e continua, che interessa spessori notevoli (superiori anche al centinaio di metri) di intere dorsali, su estesi settori di un versante fino, a volte, al fondovalle. Si tratta di fenomeni molto diffusi in diverse regioni italiane.
In psicanalisi, processo, attivo soprattutto nel segno, che consente, tramite modificazione od occultamento, l’accesso alla coscienza di contenuti mentali inconsci altrimenti sottoposti a censura.
Nella scienza delle costruzioni, ogni variazione della forma in una struttura che si verifica sotto l’azione di determinate sollecitazioni. La freccia di d. è lo spostamento, per lo più secondo la verticale, che subisce il generico punto dell’asse di una trave o di un solaio o di altra struttura, in una determinata d. della struttura medesima.
Nelle costruzioni stradali, modulo di d. è la misura convenzionale della capacità portante di un terreno, di uno strato di fondazione o di uno strato di base, pari a D∙Δp/Δs essendo D il diametro di una piastra circolare, di dimensioni dettate dalle norme tecniche del CNR, applicata al terreno o allo strato, Δp la pressione (anch’essa dettata dalle norme) ottenuta sotto la piastra con l’applicazione di un carico mediante martinetto e Δs il cedimento provocato dalla pressione stessa, misurato con micrometro.