In senso ampio, la costituzione e la distribuzione degli elementi che, in rapporto di correlazione e d’interdipendenza funzionale, formano un complesso organico o una sua parte; è così chiamato anche il complesso stesso, o un suo componente, inteso come entità funzionalmente unitaria risultante dalle relazioni reciproche dei suoi elementi costitutivi.
Si possono distinguere due tipi di s. del terreno agrario: la s. partito-parcellare, nella quale le particelle non hanno fra loro alcuna relazione di raggruppamento durevole e quindi possono essere del tutto distaccate l’una dall’altra (stato polverulento) o formare un’unica massa impermeabile (stato compatto); la s. glomerulare, che si ha quando la massa del terreno risulta di grumi di 1-10 mm di diametro, separati l’uno dall’altro da lacune più o meno ampie; questa s. è propria delle terre nere e di prateria e si può anche ottenere mediante le lavorazioni del suolo, ma in tal caso risulta poco stabile; è ottima per la vegetazione, perché determina la sofficità.
La composizione e la disposizione delle parti che costituiscono un tessuto o un intero organismo; si parla di s. macroscopica, microscopica, submicroscopica (o ultramicroscopica) a seconda che sia rispettivamente osservabile senza ingrandimento, al microscopio ottico o al microscopio elettronico. Il termine indica anche la disposizione relativa degli atomi in una molecola e di molecole in altre più complesse.
In anatomia vegetale, la disposizione dei vari sistemi di tessuto (tegumentale, parenchimatico, conduttore e meccanico) negli organi delle piante. Si distingue in s. primaria e s. secondaria: la prima risulta dalla trasformazione in tessuti adulti delle cellule originate dai meristemi apicali primari; la seconda è originata da meristemi secondari formatisi ex novo e nel caule dal cambio intrafasciale. La s. secondaria, nel caule e nella radice, di solito è molto diversa dalla primaria.
In geobotanica, s. della vegetazione, sviluppo volumetrico e densità di una fitocenosi, determinata dalle caratteristiche morfologiche delle specie dominanti. Alla s. sono solitamente correlate anche produttività e biomassa.
Insieme delle attività economiche, delle disponibilità di risorse (materiali o umane) e delle reciproche relazioni che caratterizzano un sistema economico. Fin dal 19° sec. gli economisti si interessarono prevalentemente alla dinamica economica di breve e di medio periodo, mentre l’analisi strutturale fu intrapresa a partire dagli anni 1930. Secondo F. Perroux, la s. economica è definita dalle relazioni e dai rapporti che caratterizzano un insieme economico in un determinato tempo e in un determinato spazio. In termini econometrici si parla allora di s. economica per definire le proprietà delle equazioni di un modello e la distribuzione delle variabili stocastiche che entrano in tali equazioni, ossia i coefficienti da cui è possibile ricavare un’immagine architettonica dell’economia di un paese e determinarne i mutamenti al variare di alcuni dati. L’identificazione di una s., possibile soltanto se sono identificabili tutti i suoi parametri, è necessaria se si vuole arrivare a una spiegazione di un fenomeno rilevato da osservazioni statistiche su variabili macroeconomiche (quali la produzione nazionale, i consumi, gli investimenti, il livello occupazionale, il saldo della bilancia dei pagamenti) e microeconomiche (composizione settoriale e regionale della produzione, la concentrazione tecnica, economica e finanziaria), mettendo in luce le cause più remote di carattere economico (sebbene vi possano essere anche altre cause) del fenomeno stesso.
La s. economica è in genere lenta a mutare, e si chiamano appunto riforme di s. le misure tendenti a superare o per lo meno a ridurre squilibri di s., valorizzando risorse non sfruttate, integrando le quantità disponibili di fattori di produzione scarsi o utilizzando altrimenti quelli esuberanti, distribuendo meglio nei vari impieghi e in ogni impiego tra le varie imprese le risorse esistenti, in modo da evitare residui.
S. della materia La disciplina che studia la fisica degli stati aggregati, comprendendo la fisica dei liquidi, dei solidi, dei cristalli, dei semiconduttori ecc.
In spettroscopia atomica, s. fine (o fina), la s. a multipletti che presentano molte righe delle serie spettrali, dovuta all’orientamento dello spin degli elettroni; s. iperfine, la s. a multipletti dello spettro atomico di una sostanza dovuta ai momenti magnetici dei nuclei o alla composizione isotopica (➔ spettroscopia).
S. tettonica Quella che definisce l’assetto o la disposizione geometrica acquisita dalle formazioni rocciose a seguito dell’azione di movimenti tettonici; si distinguono s. a pieghe, a faglie, a falde di ricoprimento, a thrust, a diapiri. Nella definizione rientrano anche le disposizioni di strati orizzontali o solo inclinati in un’unica direzione. I grandi lineamenti geostrutturali della crosta terrestre sono rappresentati dalle catene montuose, dai grandi bacini oceanici, dagli archi insulari, dalle fosse oceaniche e tettoniche, dai cratoni e dagli scudi.
In sedimentologia si possono distinguere s. sedimentarie primarie, che si formano contemporaneamente con il sedimento, e secondarie, che si formano invece dopo la deposizione (durante la diagenesi). Al primo gruppo appartengono: le s. trattive; le s. da decantazione e trazione; le s. da decantazione; le s. erosive; le s. deformative; le s. biogeniche. Le s. trattive si producono a seguito dell’azione di una corrente, unidirezionale od oscillatoria, che trasporta il sedimento e modella (rimaneggiamento) contemporaneamente il fondo su cui si era depositato in precedenza il sedimento stesso (interfaccia deposizionale). Le s. da decantazione e trazione si formano quando la corrente che trasporta il sedimento, sia in sospensione sia sul fondo, decelera; un esempio di queste s. sono i ripples rampicanti. Le s. erosive sono prodotte da diversi agenti (correnti idriche, vento, onde ecc.) e tendono a disporsi parallelamente alla direzione principale del flusso. In funzione delle loro dimensioni si distinguono s. erosive minori (con altezze < 1 m) e s. erosive maggiori (con altezze > 1 m); alle prime appartengono quelle prodotte dalla turbolenza del flusso, come i flute mark, e quelle prodotte da trascinamento (groove mark) e/o impatto (tool mark) di oggetti; alle seconde appartengono invece s. con carattere effimero o duraturo, come i canali, siano essi prodotti da correnti fluviali o marine, che ne costituiscono un tipico esempio. Le s. deformative si generano durante o subito dopo la fase di deposizione, quando i sedimenti sono ancora soffici, privi di una vera coesione e non ancora litificati. Si formano a seguito di movimenti verticali differenziali esercitati a una certa profondità, sotto l’interfaccia deposizionale, dai sedimenti sovrastanti per tensioni tangenziali e traslazioni, per fluidificazione, per sfuggita di gas o acqua. Nel primo caso rientrano le fessure e i poligoni da contrazione o da essiccamento, le s. da carico (dove sedimenti fangosi si iniettano all’interno delle sabbie soprastanti) e le convoluzioni (dove pacchetti di lamine di sedimento appena deposto e fortemente saturo d’acqua si deformano a seguito di instabilità). Con la fluidificazione un sedimento, a causa di sovraccarichi o brusche sollecitazioni, perde la sua s. originaria e può dar luogo, all’interno dello strato, alla formazione di s. verticali per sfuggita d’acqua (s. dish) o, esternamente a esso, a vulcanetti di fango. Per tensioni tangenziali e traslazione si hanno deformazioni delle lamine inclinate degli strati, lacerazioni e uncinature di fanghi coerenti (rip-up clasts), fenomeni di slumping. Le s. biogeniche sono prodotte dagli organismi che rielaborano e deformano i sedimenti non ancora litificati. Questo processo è in generale chiamato bioturbazione e si produce per opera degli organismi bentonici che vivono al di sopra o al di sotto dell’interfaccia deposizionale. Queste s. prodotte hanno forme molto variabili a seconda dell’attività svolta dagli organismi; al massimo di questa attività, il sedimento risulta completamente omogeneizzato e non sono più visibili le s. sedimentarie originarie.
In geografia fisica, la forma e il tipo di rilievo che caratterizza alcune zone geografiche arealmente molto estese e in cui la s. geologica costituisce un fattore genetico fondamentale del rilievo stesso (➔ rilievo).
Il complesso degli elementi funzionali di un sistema di comunicazione e di espressione, o di un suo settore.
In grammatica generativa, s. superficiale, l’organizzazione sintagmatica che si rileva concretamente nell’esecuzione (frase, periodo, discorso) di un sistema linguistico, in contrapposizione a s. profonda, l’organizzazione di fondo, astratta, deducibile dalle s. superficiali come matrice da cui queste, con determinati processi di trasformazione, possono essere generate.
Si dice che un insieme E, di natura qualunque, è dotato di una s. se su E sono state definite relazioni che sono a loro volta funzioni di zero, una o più variabili a valori in E stesso (ordinamenti, operazioni) o in altri insiemi, oppure se su E sono stati evidenziati sottoinsiemi soddisfacenti a determinate condizioni; tali fatti possono verificarsi contemporaneamente, dando luogo alle s. multiple. Le s. si dividono in tre tipi fondamentali: d’ordine, algebriche, topologiche. Su un insieme E è definita una s. d’ordine se è ivi definita una relazione riflessiva, antisimmetrica e transitiva; per es., l’insieme dei numeri reali con la relazione di maggiore ha una s. d’ordine. Lo studio delle s. d’ordine è lo studio degli insiemi ordinati. Un insieme è dotato di s. algebrica se in esso sono opportunamente definite operazioni (funzioni a una o più variabili) che legano tra loro i suoi elementi; tra le s. algebriche sono notevoli quelle che rendono E un gruppo, un anello, un corpo, un’algebra, uno spazio vettoriale (➔ algebra). Considerare, per es., i numeri reali con la s. additiva o moltiplicativa significa considerarli come insieme dotato dell’operazione di addizione o di moltiplicazione rispettivamente. Un insieme si dirà invece dotato di una s. topologica quando su di esso è definita una famiglia di sottoinsiemi che godono di certe proprietà rispetto alle operazioni di unione e di intersezione (➔ topologia; spazio). Come si è detto, un insieme può possedere simultaneamente più s. diverse, che però di solito saranno legate tra loro (s. compatibili); per es., un gruppo ordinato è un insieme dotato della s. d’ordine e della s. di gruppo, in modo tale che se a<c, b<d allora a+b<c+d; similmente si può parlare di corpo ordinato, di gruppo topologico, di corpo topologico ecc.
Il concetto di s. è una delle nozioni fondamentali della matematica moderna: la teoria delle s. si è sviluppata con l’affermarsi dell’importanza non tanto di indagare sulla natura dei singoli oggetti matematici (per es., cercare di stabilire che cosa è un numero, o un punto), quanto di studiare il comportamento reciproco dei vari elementi di un insieme (di numeri, di punti ecc.).
Il complesso dei rapporti funzionali che sussistono fra gli elementi di un sistema organico e unitario non materiale, che è quindi determinato non dalla somma di questi elementi a sé stanti, ma dalle relazioni di interdipendenza e di solidalità che intercorrono tra di essi e dalle quali essi derivano la loro funzionalità rispetto al complesso.
In sociologia s’intende per s. sociale il sistema di legami, connessioni e vincoli che uniscono i vari elementi componenti la società. Secondo K. Marx, la s. sociale è determinata dalle forme e condizioni della produzione e a sua volta determina atteggiamenti e azioni umane, le cosiddette sovrastrutture. Nel quadro della sua teoria organicistica, H. Spencer istituisce un rapporto di analogia tra le s. sociali e gli organismi animali: la sussistenza di una s. sociale infatti è possibile grazie ai rapporti di mutua interdipendenza tra i suoi organi (istituzioni politiche, ecclesiastiche, professionali, industriali ecc.). Profonda influenza sulla sociologia posteriore ha esercitato la concezione di E. Durkheim, che applica la definizione di s. sociale alla superficie morfologica della società, ossia alla composizione demografica e professionale della popolazione, alla sua distribuzione territoriale e residenziale, alle forme d’insediamento ecc. Accogliendo la riflessione di Durkheim, A.R. Radcliffe Brown definisce la s. come l’insieme di «tutti i rapporti sociali esistenti tra una persona e l’altra all’interno di una società», nonché «la differenziazione tra i ruoli delle persone stesse». L’antropologia statunitense ha invece adottato un punto di vista strettamente culturologico, tanto che per R. Linton la s. sociale è una «organizzazione d’idee», mentre per E.R. Leach consiste in un insieme di idee riguardo alla distribuzione del potere tra persone o gruppi di persone. Un tentativo significativo d’integrare in una concezione unitaria le diverse posizioni si deve a T. Parsons, secondo il quale la s. sociale consiste in raggruppamenti di persone in ruoli differenziati sulla base di sistemi generali di valori istituzionalizzati.
In genere, la distribuzione delle parti di una costruzione, considerate nei rapporti e nelle proporzioni reciproche; più spesso in senso concreto, l’insieme degli elementi costruttivi costituenti l’ossatura di un fabbricato o di un manufatto, o anche una parte comunque individuata di tale complesso.
La s. può essere semplice, come un muro, una trave, un pilastro ecc., o complessa, come l’ossatura di un fabbricato, l’impalcato di un ponte, una travatura reticolare ecc.; generalmente quella complessa è ottenuta con l’unione di più s. semplici. Le s. possono essere distinte fra loro oltre che per la forma (s. piana, spaziale, reticolare, rettilinea, ad arco, a iperboloide, a paraboloide ecc.) anche per la particolare sollecitazione cui sono sottoposte: s. compressa, inflessa, pressoinflessa ecc.; le s. di una particolare categoria aventi tutte le parti prevalentemente soggette a trazione sono dette tensostrutture (➔).
Per progettare una s., specialmente se si presentano problemi tridimensionali oppure se la s. stessa debba essere realizzata, in tutto o in parte, con materiali che non seguono la legge di Hooke (almeno quando le sollecitazioni e le conseguenti deformazioni superano determinati limiti), si ricorre spesso alla sperimentazione su modelli. Questi possono essere costruiti con materiali diversi da quelli che costituiranno la s. in progetto e in dimensioni molto ridotte, con evidenti vantaggi pratici; applicando poi la teoria della similitudine meccanica, si risale dal comportamento del modello a quello della s. stessa.
Nella scienza delle costruzioni, analisi strutturale, procedimento con il quale si realizza un modello matematico di una s., che tiene conto delle proprietà geometriche e fisiche della s. stessa; calcolo strutturale, determinazione analitica degli sforzi e delle deformazioni in una s. a causa dei carichi esterni.