Il tempo impiegato da un astro (stella, pianeta, satellite ecc.) a compiere un’intera rotazione intorno al proprio asse (p. di rotazione), o un’intera rivoluzione intorno a un altro astro (p. di rivoluzione).
Per un fenomeno astronomico che si ripeta con continuità e in ordine ciclico è detto p. l’intervallo di tempo che separa due ritorni successivi del fenomeno alla stessa fase.
Risale ad A. Marshall la distinzione, nello studio della formazione dei prezzi sul mercato, tra p. breve e p. lungo, distinzione largamente usata tutt’oggi e non basata su elementi puramente temporali, ma sull’impossibilità o possibilità di adeguare tutti i fattori produttivi alle variazioni del prezzo, a loro volta dipendenti dal variare della domanda. La traduzione del p. breve o p. lungo in una effettiva unità temporale cambia a seconda dell’attività e del settore produttivo considerati. In generale si definisce p. breve quello in cui si suppone che non muti il numero delle imprese sul mercato e che rimanga inalterata la consistenza degli impianti di ciascuna di esse. Nel p. lungo (di durata pari almeno alla lunghezza del ciclo produttivo) possono variare invece sia la consistenza degli impianti (fattori produttivi fissi) sia il numero delle imprese operanti sul mercato. Si parla invece di p. brevissimo quando la discrezionalità dell’imprenditore è pressoché nulla data l’impossibilità di variare la quantità dei fattori (sia fissi sia variabili) utilizzati.
Con il termine p. amministrativo si indica uno degli intervalli di tempo, che di solito sono annuali, in cui si suddivide la durata di vita di un’azienda.
In matematica finanziaria, p. di una rendita è l’intervallo che intercorre tra il pagamento di due rate successive di una rendita, nell’ipotesi che i pagamenti delle rate avvengano a intervalli uguali.
Per un fenomeno o una grandezza periodici rispetto al tempo, il minimo intervallo di tempo, a partire dal generico istante, dopo il quale le caratteristiche del fenomeno o il valore della grandezza tornano a essere gli stessi. Per un punto materiale P animato di moto periodico, per es. di moto circolare uniforme, il quale a un certo istante t si trovi in una certa posizione A con una certa velocità e accelerazione, si chiama p. del moto il minimo intervallo di tempo, contato a partire da t, dopo il quale P torna in A con la medesima velocità e accelerazione. Se, in particolare, il moto di P è oscillatorio, si parla più semplicemente di p. di oscillazione: in tal caso il cammino percorso da P durante un p. si chiama oscillazione completa. Analogamente, è possibile parlare di p. di rotazione, di p. di rivoluzione ecc., di p. dell’onda nella propagazione ondosa (➔ onda) ecc. Sempre nei fenomeni oscillatori, si chiama poi p. naturale o p. proprio di un oscillatore (meccanico, acustico, elettrico ecc.) il p. delle oscillazioni libere dell’oscillatore stesso. Nei fenomeni periodici, il p. è l’inverso della frequenza.
Estendendo il concetto allo spazio, il p. è in cristallografia, l’intervallo minimo di spazio che separa, lungo una certa direzione, atomi o molecole identici in un reticolo cristallino.
In grammatica, insieme di proposizioni che costituiscono un’unità logicamente e grammaticalmente indipendente, isolata, all’interno del discorso, da due forti pause. Il p. è generalmente composto da una frase principale e da una o più frasi coordinate o subordinate secondo che l’ordinamento sia paratattico o ipotattico, o l’uno e l’altro insieme. La retorica tradizionale, sia antica sia moderna, ha studiato la costruzione dei periodi, perfezionandone la tecnica e codificandola.
Nella metrica antica, è termine desunto dalla musica e indica il tratto di strofa, o sistema, compreso tra due pause; la pausa è caratterizzata dalla possibilità di iato e dalla sillaba ancipite. P. anapestici sono chiusi da clausola paremiaca, e spesso anche nella poesia corale il p. è chiuso da clausola.
Nella terminologia musicale, gruppo organico di frasi: può essere binario o ternario, a seconda del numero di frasi che esso comprende.