In senso proprio, un intero giro compiuto dal corpo intorno a un altro corpo o intorno al proprio asse. In senso figurato, avvicendamento, uso o impiego alternato di persone, oggetti, elementi diversi, attuato secondo un determinato criterio in modo che si compia una serie di cicli chiusi.
Si chiama r. o avvicendamento colturale la pratica di far alternare su uno stesso appezzamento le diverse colture in uso nell’azienda. La r., di uso generale in agricoltura, è basata su ragioni di ordine tecnico ed economico. Fra le piante coltivate alcune potrebbero tornare ininterrottamente sullo stesso terreno (canapa, tabacco, cipolle e altre) mentre per molte altre (soprattutto leguminose, lino), la ripetuta coltivazione determina nel terreno fenomeni di fatica (➔), che ne abbassano rapidamente la produttività. La r. è utile per varie ragioni: per es., alternando piante con diverso sviluppo radicale, vengono successivamente meglio sfruttati i diversi strati del terreno; è possibile una migliore utilizzazione dei concimi e soprattutto del letame; viene combattuta la diffusione dei parassiti che, nel ripetersi ininterrotto della coltura, trovano le condizioni più adatte per la loro proliferazione; i lavori durante l’annata sono meglio distribuiti; infine la presenza di diverse colture limita in parte il danno economico che si avrebbe con una sola coltivazione, quando questa fosse colpita da cause avverse meteorologiche o parassitarie.
Le piante coltivate si distinguono in miglioratrici e in sfruttanti o depauperanti. È norma fondamentale di una buona r. quella di alternare una pianta miglioratrice con una sfruttante e, nei riguardi delle prime, alternare una miglioratrice dello stato fisico con una miglioratrice dello stato chimico, in modo da lasciare inalterate o incrementate le condizioni di fertilità del terreno. La r. si apre generalmente col rinnovo (bietola, mais ecc.) e a seconda della sua durata si dice biennale, triennale, quadriennale ecc. Quando fra la raccolta di una coltura e la semina di quella stabilita per l’annata successiva vi è un sufficiente spazio di tempo, si può introdurre fra esse una coltura a rapido ciclo vegetativo che è detta intercalare.
Il contratto di affitto a tempo indeterminato che abbia per oggetto un fondo in cui si pratica r. di colture non può avere una durata inferiore al tempo necessario allo svolgimento del normale ciclo di avvicendamento delle colture (art. 1630 cod. civ.).
Per r. del capitale si intende il numero delle volte in cui si deve rinnovare entro un anno il capitale circolante di un’impresa, ossia il numero dei periodi, compresi in un anno, durante i quali i fattori produttivi non durevoli forniscono servizi. Tasso di r. del capitale Rapporto tra il valore della produzione annuale e quello del capitale impiegato per ottenere detta produzione; varia da settore a settore ed è più basso in quelli dove s’impiega più capitale in confronto ad altri fattori produttivi, e più elevato nei settori in cui la quantità di capitale impiegata per unità di produzione è minore.
Nella cinematica dei corpi rigidi, r. è lo stesso che moto rotatorio (➔ moto). R. uniforme Moto rotatorio con velocità angolare vettoriale costante. R. propria R. di un solido che lasci invariati, rispetto a una terna fissa di riferimento, l’angolo di nutazione e l’angolo di precessione del solido facendone variare soltanto l’angolo di r. propria (➔ Euler, Leonhard).
Si chiama r. piana, di ampiezza ϕ intorno a un punto O (centro di r.), il movimento in cui O resta fisso e ogni punto P si porta in un punto P′ tale che le distanze OP e OP′ siano uguali e l’angolo POP′ sia uguale all’angolo prefissato ϕ. La r. è una particolare omografia che ha per punti uniti i punti ciclici del piano e il punto O. Se x, y sono le coordinate di P e x′, y′ quelle di P′, le equazioni della r. sono:
[1] formula
Nello spazio, la r. è un movimento che lascia immutati tutti i punti di una retta, detta asse di rotazione. In modo analogo si definiscono le r. in uno spazio euclideo En a n dimensioni: in ogni caso le formule, analoghe alla [1], che collegano le coordinate di un punto P e quelle del punto corrispondente P′, fanno intervenire una matrice ortogonale con determinante uguale a uno.
Si chiama superficie di r. (o di rivoluzione) una superficie generata dal moto rotatorio rigido di una linea intorno a una retta fissa a, detta asse di rotazione. Se la linea è piana e complanare con a, le posizioni da essa assunte durante il moto si dicono meridiani della superficie; si chiamano paralleli le linee descritte dai singoli punti della curva che ruota; tali linee sono circonferenze aventi centro su a e giacenti in piani ortogonali ad a. Esempi di superfici di r. sono: la superficie del cono, generata dalla r. intorno ad a di una retta incidente a; la superficie sferica, generata dalla r. di una circonferenza intorno a un suo diametro; la superficie torica, generata dalla r. intorno ad a di una circonferenza complanare con a e non incidente a. Solido di r. La parte di spazio descritta da un’area piana che ruota rigidamente intorno a un asse a: per es., un cerchio che ruota intorno a una retta esterna e complanare a esso genera un toro, mentre se ruota attorno a un suo diametro genera una sfera.