In astronomia nautica, circonferenza (c in fig. 1) tracciata sulla sfera terrestre, avente per centro la proiezione su quest’ultima, dal suo centro, di un astro A, e per raggio sferico il complemento dell’altezza h di A misurata da un osservatore in un certo istante. È il luogo delle posizioni di tutti gli osservatori che nel medesimo istante misurano la stessa altezza di quell’astro, onde la posizione dell’osservatore (punto-nave) è data da una delle due intersezioni di due c. di altezza relativa allo stesso istante e corrispondenti a due distinti astri.
In strumenti astronomici e topografici, cerchio graduato per la misurazione di angoli azimutali.
In vari strumenti, in particolare astronomici e topografici, corona circolare o disco metallico o di vetro, su cui sono incise le graduazioni angolari dell’angolo giro variamente suddivise e numerate.
C. massimo della sfera celeste passante per i poli celesti e per un dato astro.
➔ meridiano.
In geometria, la superficie piana racchiusa da una circonferenza, definita come il luogo dei punti del piano aventi da un punto C (centro) distanza minore o uguale di un assegnato valore r (raggio del c. o della circonferenza).
Nel c. segmenti come OA, OB in fig. 2, che congiungono il centro con un punto della circonferenza, si dicono raggi; ogni retta passante per il c. (e anche il segmento di questa intercettato dalla circonferenza, come AD), si dice diametro.
Corda è un segmento con entrambi gli estremi sulla circonferenza (come BD, EG); le corde di lunghezza massima sono i diametri. Arco è una parte qualunque della circonferenza (come ACBD, EFG); la corda congiungente gli estremi di un arco si dice che sottende l’arco stesso.
Angolo al centro è un angolo avente il vertice nel centro del c. (A∧OB).
Angolo alla circonferenza (A∧DB) è un angolo, avente il vertice sulla circonferenza, che tra i suoi lati intercetta un arco di circonferenza (come caso limite un lato dell’angolo alla circonferenza può essere tangente alla circonferenza stessa, nel suo vertice).
Segmento circolare (GEF) è la parte di c. limitata da un suo arco e dalla corda che lo sottende; ogni corda divide il c. in due segmenti circolari situati da bande opposte rispetto a essa.
Settore circolare (OBCA) è la parte di c. limitata da un arco e dai due raggi passanti per gli estremi di questo. Un punto si dice esterno o interno al c., secondo che la sua distanza dal centro sia maggiore o minore del raggio. Una retta si dice esterna, tangente o secante rispetto a un c., più propriamente rispetto alla circonferenza contorno, secondo che abbia nessun punto, un punto, due punti comuni con la circonferenza; ciascuno dei tre casi si presenta, nell’ordine, secondo che la distanza della retta dal centro sia maggiore, uguale, minore del raggio. Due c. di raggio r e r′, (più propriamente le rispettive circonferenze) i cui centri siano a distanza d, sono: esterni se d>r+r′; tangenti esternamente se d=r+r′; secanti se r–r′⟨d⟨r+r′ (supposto r>r′); tangenti internamente se d=r–r′; interni (il minore nel maggiore) se d⟨r–r′).
L’antichità classica considerò il c. figura ‘perfetta’ per la sua facile costruibilità con l’uso del compasso e soprattutto per la sua simmetria; al c. si riferisce gran parte dei problemi della geometria classica. Quasi tutte le sue proprietà elementari si trovano esposte nel libro III degli Elementi di Euclide.
Corde uguali sottendono archi uguali; ogni corda è dimezzata dal diametro a essa perpendicolare (teorema invertibile); due corde che si taglino (internamente o esternamente al c.) si dividono in parti inversamente proporzionali. Di qui si deduce che il prodotto delle distanze di un punto P dagli estremi di una corda condotta per esso non dipende dalla corda considerata: tale prodotto si chiama potenza di P rispetto al c. (o alla circonferenza contorno).
Una tangente è perpendicolare al raggio passante per il punto di contatto; da un punto esterno si possono condurre due tangenti al c.; condotta una tangente da un punto P esterno a un c., il quadrato del segmento compreso fra P e il punto di contatto è uguale alla potenza di P rispetto al cerchio.
Tutti gli angoli alla circonferenza che insistono sullo stesso arco sono uguali tra loro, e uguali alla metà dell’angolo al centro i cui lati vanno all’estremo dell’arco (in fig. 2, A∧DB=A∧OB/2): reciprocamente, il luogo dei punti del piano da cui un dato segmento è visto sotto un angolo costante è un arco di circonferenza che ha quel segmento come corda; in particolare l’angolo che insiste su una semicirconferenza è retto.
Area del c. (di raggio r): π r2 (per il numero π ➔ pi). Area del settore circolare (ϑ è la misura, in radianti, dell’angolo al centro relativo all’arco): r2 ϑ/2.
Area del segmento circolare: r2 (ϑ−sen ϑ)/2.
Non è possibile per via elementare (servendosi solo della riga e del compasso) eseguire la quadratura del c., ossia costruire un quadrato avente area uguale all’area del c. dato. Poiché l’area del c. di raggio r è S=π r2, il lato del quadrato cercato dovrebbe avere lunghezza l=r √‾‾π. La suddetta impossibilità (dimostrata da F. Lindemann nel 1882) è dovuta al fatto che π è un numero irrazionale trascendente (non è radice di alcuna equazione algebrica a coefficienti interi). L’impossibilità di quadrare il c. per via elementare non vuol dire, come talora erroneamente si crede, che non esista un quadrato equivalente a un c. dato; tale quadrato esiste, e il suo lato, come si è visto, vale r √‾‾π: ciò che è impossibile è costruire tale quadrato, a partire dal cerchio dato, servendosi solo degli strumenti elementari. Ma fin dall’antichità si sapeva risolvere il problema con l’impiego di mezzi superiori (curve diverse dalla retta e dal c.; ➔ quadratrice).
In patologia, c. corneo (o di Kayser-Fleischer), anello di pigmentazione bruno-verdastra, interessante la parte periferica della cornea, che compare in caso di degenerazione epato-lenticolare.