C. ottico Si ha c. tra due superfici rifrangenti aventi uguale indice di rifrazione quando, per l’accurata lavorazione e pulizia delle superfici medesime, siano praticamente eliminate le riflessioni che altrimenti si avrebbero in corrispondenza alle due facce dello straterello d’aria interposta.
C. linguistico Qualsiasi tipo di interferenza tra sistemi linguistici diversi. In particolare si usa l’espressione lingue in c. (dal titolo di un noto volume di U. Weinreich del 1953, Languages in contact) per definire una particolare situazione in cui una o più persone o gruppi fanno (o possono fare) uso di due o più lingue differenti. Tale situazione può verificarsi per motivi di ordine geografico (è il caso dei contatti tra italiano, tedesco e lingue slave nella regione triestina-istriana-dalmatica), sociopolitico, come la conquista di una popolazione da parte di un’altra parlante una diversa lingua, con una complessa fenomenologia che può arrivare sino alla sostituzione della lingua dei conquistati con quella dei conquistatori, o anche solo socioculturale, come il primato economico o scientifico, il prestigio religioso, letterario ecc. Il c. si può verificare a tutti i livelli nei quali si articola la comunicazione linguistica: fonologico, morfologico, sintattico, lessicale. Un tipo di c. assai diffuso è quello tra una lingua e un suo dialetto (➔ bilinguismo).
In geometria, si dice che due generiche curve C, C′ hanno tra loro un c. in un punto semplice comune P se hanno in P la stessa tangente. Nel linguaggio corrente questa definizione di c. si riferisce tanto a due curve piane, quanto a due curve sghembe; volendo però precisare la nozione di intersezione e della relativa molteplicità di intersezione è necessario supporre che C e C′ siano curve appartenenti a un medesimo piano. Allora si può dire che in un punto di c. cadono sempre almeno due intersezioni di C e C′, infinitamente vicine. Se sono solo due il c. si dirà del 1° ordine (fig. A); ma può ben accadere che il c. sia più intimo, cioè che nel punto di c. siano assorbite tre o più intersezioni delle due curve: per es., una curva C con un flesso in P ha un c. del 2° ordine (o tripunto) con la propria tangente t in P (fig. B). In generale, da un punto di vista intuitivo, si ha un c. di ordine n, o (n + 1) - punto, quando alterando di poco la posizione delle due curve da un’unica intersezione nel punto P si passa a n + 1 punti distinti di intersezione «in prossimità di P». In senso analogo si parla, nello spazio, di c. tra una curva e una superficie in un punto comune P (la tangente alla curva in P deve anche essere tangente alla superficie) oppure tra due superfici (che devono avere in P lo stesso piano tangente).
psicologia Rapporto affettivo tra due soggetti, in particolare fra medico e paziente.
C. elettrico Collegamento che viene operato fra due conduttori elettrici, ponendoli in comunicazione metallica o direttamente o tramite conduttori intermediari. Un buon c. richiede delle superfici che siano delle ottime conduttrici di elettricità (rame pulitissimo o, meglio, rame argentato o platinato), ben premute una sull’altra (se è il caso, mediante adatte molle) su una zona relativamente ampia, in modo che la resistenza di c. sia la minore possibile e bassa sia quindi la caduta (di tensione) al contatto. Nei circuiti ad alta tensione o fortemente induttivi occorre prendere particolari precauzioni per contrastare l’insorgere di archi tra le superfici di contatto (➔ interruttore).
Tensione di c. Differenza di potenziale cui può essere sottoposta una persona che venga, anche accidentalmente, a c. con elementi metallici che hanno assunto una tensione rispetto a terra a seguito di un guasto al sistema di isolamento di un impianto elettrico.