Astronomia di p. Parte dell’astronomia (detta anche astronomia posizionale o astrometria) che ha per oggetto la determinazione delle p. e dei movimenti dei corpi celesti. P. astronomica di un astro è la p. determinata dalle sue coordinate celesti; p. apparente di un astro è quella in cui esso è visto apparentemente in cielo e che differisce da quella vera a causa dei fenomeni di rifrazione, aberrazione, parallasse ecc. Triangolo di p. di un astro, riferito a un osservatore, è il triangolo che sulla sfera ha per vertici la p. occupata dall’astro, lo zenit e il polo celeste al di sopra dell’orizzonte dell’osservatore; in tale triangolo, angolo di p. dell’astro è l’angolo con vertice nell’astro, cioè compreso tra il cerchio orario e il cerchio verticale dell’astro.
P. dei cambi Nel linguaggio bancario, il prospetto in cui si espongono le divise e le valute estere in portafoglio e le attività e passività in valuta. Tale documento permette alle banche di conoscere le somme in valuta estera sulle quali possono fare assegnamento o che devono procurarsi, tenuto conto degli impegni assunti. La p. patrimoniale verso l’estero descrive le componenti della posizione debitoria o creditoria di un paese verso il resto del mondo.
Nella terminologia della grammatica classica, lunga per p. è la vocale breve seguita da due consonanti (per es., la ε di ϑέλγω, la ĕ di cĕrno) in contrapposto a lunga per natura che è la vocale lunga (in greco ᾱ ῑ ῡ η ω, in latino ā, ē, ī ecc.). Il termine p. in epoca moderna (18° sec. ca.) si è specializzato nel significato più ristretto di ‘collocazione di una vocale davanti a due consonanti’, per cui si è poi detto che una consonante seguita da un’altra fanno p., cioè provocano la lunghezza della vocale precedente (a rigore della sillaba), detta perciò in p. forte; quando le due consonanti sono una muta seguita da una liquida può essere che ‘non facciano p.’, sicché la vocale in questo caso è in p. debole.
In fonologia, data una sequenza di fonemi, la p. di uno di essi è la sua collocazione rispetto agli altri; si parla quindi di p. iniziale, finale (di parola o di sillaba), predesinenziale, antevocalica, anteconsonantica (o prevocalica, preconsonantica), intervocalica, interconsonantica, postvocalica, postconsonantica, tonica, atona, postonica, protonica ecc., di un dato fonema. A seconda della p., l’articolazione può essere più forte o più debole: in genere, a parità delle altre condizioni, un’occlusiva in p. intervocalica è più debole che in p. iniziale o in p. preconsonantica o postconsonantica. Per molti fonemi il gioco delle opposizioni fonematiche varia a seconda della p. del fonema: così, in p. intervocalica l’italiano conosce, per certi luoghi o modi di articolazione, l’opposizione di semplice (per es., t) e di intensa (per es., tt); in p. iniziale tale opposizione è neutralizzata, cioè la scelta dell’una o dell’altra articolazione non è utilizzata per ottenere un differenziamento semantico. In rapporto con questo variare delle opposizioni fonematiche da p. a p., accade che uno stesso fonema può essere realizzato con articolazioni diverse secondo le p.: per es., la nasale bilabiale di in pace ‹im pàče›, la nasale alveolare di in ozio ‹in òzzio›, la nasale velare di in guerra ‹iṅ ġu̯èrra› sono varianti dell’unico fonema n. Il concetto di variante di p. si trova applicato anche ad altri aspetti della struttura di una lingua: così, in morfologia, si può dire che il, lo, l’ (per es., in il collo, lo scollo, l’accollo) sono varianti di p. dell’articolo determinativo singolare maschile.
L’atteggiamento che un soggetto assume in alcune condizioni morbose o che gli si fa assumere per determinati accertamenti o atti operatori: p. genupettorale (esplorazione rettale, rettoscopia), p. ginecologica (cateterismo, cistoscopia, colposcopia); p. sul fianco (interventi su rene e surrene); p. di Trendelenburg (testa declive rispetto agli arti inferiori) ecc.
In ostetricia, il rapporto che la parte fetale presentata assume con il bacino materno.
Negli strumenti a corda, il termine p. indica le diverse maniere in cui le dita della mano sinistra vanno applicate sulla tastiera dello strumento per ottenere l’esecuzione precisa di tutte le note, dalle più gravi alle più acute. Nel violino, per es., la prima p. consente di eseguire una quinta su ogni corda, essendo prodotta la nota più bassa dalla corda vuota e quella più alta dal dito mignolo; le altre p. abbracciano normalmente una quarta, nella quale la nota più bassa è prodotta dal dito indice.
Nel trombone a tiro, si chiamano p. i vari gradi di estensione del tubo mobile dello strumento; negli altri strumenti a fiato (tromba, flauto, clarino ecc.), le combinazioni di aperture e otturazioni con cui si ottengono le singole note.
In armonia, il termine designa la disposizione dei suoni che compongono un accordo: se i suoni sono sovrapposti immediatamente l’accordo è in p. stretta, mentre se i suoni sono distanziati si dice che l’accordo è in p. lata; si parla poi di I, II, III, IV p., quando un accordo abbia nella parte superiore l’8ª, la 3ª, la 5ª o la 7ª del suono fondamentale.
P. sociale La collocazione di un individuo in un sistema differenziato di relazioni sociali interdipendenti, come un’organizzazione, un sistema di stratificazione sociale o un sistema di parentela. Una p. sociale, a seconda del sistema di relazioni sociali dal quale è definita, può essere aperta alla competizione (p. acquisita), e quindi conseguita volontariamente dal soggetto in base al possesso di determinate capacità o abilità funzionali, oppure chiusa alla competizione (p. ascritta), cioè attribuita al soggetto in ragione del possesso di determinate caratteristiche come l’età, il sesso, la famiglia di appartenenza, il gruppo etnico ecc. In un sistema di relazioni sociali interdipendenti, una p. sociale è definita da un complesso di diritti, compensi, privilegi, che ne costituiscono l’aspetto allocativo (status), e da un complesso di doveri, prescrizioni, norme di comportamento che ne definiscono l’aspetto prescrittivo (ruolo).