Complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici) mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d’una frase.
Il termine p. non ammette una definizione unitaria ed esauriente, date la molteplicità delle accezioni e l’esistenza di scuole e teorie diverse e contrastanti. Nell’uso più comune, tuttavia, s’intende per p. la minima unità isolabile all’interno della frase e del discorso, dotata di un significato e di una funzione autonomi, e formata da uno o più fonemi. La p. presenta un senso fondamentale, cioè una sfera semantica in cui essa, isolata, vive nella coscienza linguistica dei parlanti, e un senso contestuale, ossia il particolare valore che essa assume in un determinato contesto.
Il termine p. è talvolta usato dai linguisti italiani per rendere il francese parole, cioè l’atto linguistico individuale e la particolare espressione concreta che ne risulta, nella particolare accezione tecnica conferitagli da F. de Saussure, la quale ha avuto fortuna nella linguistica o in questa forma o attraverso calchi.
Gruppo ordinato di caratteri del linguaggio di macchina costituente un’informazione (per es., un dato numerico); più nello specifico, la p. di macchina è il numero di caratteri che si possono trattare in ogni operazione singola e che è quindi la lunghezza delle p. (per es., un calcolatore che possa trattare numeri in codice binario con 64 cifre, ha una p. di macchina di 64 caratteri).
La p. d’ordine (➔ password) è un codice di riconoscimento per l’utente del calcolatore.
Con riferimento a un archivio di dati (soprattutto uno con la struttura di una banca dati), ciascuno dei dati che, per posizione e contenuto, permettono un rapido ed efficiente accesso alle informazioni o si usano per attribuire a queste un ordine logico, è detto p. chiave; per es., in un file contenente gli indirizzi, inseriti in ordine sparso, di un insieme di persone, si può usare la città come p. chiave per guidare la ricerca delle informazioni, il cognome come p. chiave per ordinare alfabeticamente l’insieme degli indirizzi.
Nelle religioni primitive e arcaiche l’importanza della p. appare in innumerevoli contesti. La p. praticamente equivale alla cosa stessa che indica, in quanto ne evoca la realtà: da ciò deriva, da una parte, il tabu della p. (➔ tabu), per cui si evita di nominare determinate cose sacre o comunque proibite, d’altra parte la possibilità di eliminare, per es., il peccato nominandolo (confessione dei peccati) e, nei miti, anche la creazione per mezzo della parola.
Nelle formule rituali o magiche non è soltanto il puro contenuto astratto ad aver efficacia, bensì le p. stesse, ragione per cui tali formule si conservano meticolosamente nella loro forma antica.