In genetica, processo per cui la sequenza di nucleotidi di un gene viene trascritta in una sequenza corrispondente di acido ribonucleico messaggero (mRNA) e quindi tradotta in una catena polipeptidica (➔ espressióne gènica).
Termine invalso nell’uso filosofico verso la seconda metà del 17° sec. e utilizzato, inizialmente, soprattutto da G. Leibniz, per indicare il carattere della ‘monade’ come e. o manifestazione di Dio e per designare in generale quel tipo di rapporto che lega insieme il simbolo al suo significato. In I. Kant il concetto di e. assume un significato estetico ed è utilizzato per la classificazione delle arti belle in quanto queste si basano su una specie di e. rappresentata dalla parola, dal gesto o dal tono. Kant stabiliva così attraverso la nozione di e. un nesso fra arte e linguaggio, principio che sarà ripreso e sviluppato dall’estetica successiva.
Il concetto di e. ha particolare importanza nell’estetica di B. Croce e nella filosofia delle forme simboliche di E. Cassirer. La teoria di Croce si fonda sulla distinzione della nozione di ‘impressione’ (in cui lo spirito subisce, non agisce) da quella di ‘e.’, intesa come la prima forma dell’attività teoretica dell’uomo. L’e., che Croce considera identica all’intuizione, costituisce la sintesi dell’individuale (così come il concetto costituisce la sintesi dell’universale), cioè quella forma che organizza ed elabora le impressioni e le sensazioni. Essa rappresenta quel principio cui si richiama l’arte in modo esemplare, come anche il linguaggio, in quanto pura estrinsecazione di uno stato d’animo (non ancora volto, cioè, al fine pratico e oratorio della comunicazione e della convinzione). Secondo Cassirer, qualsiasi forma espressiva, dovuta all’attività riflessa della coscienza, consiste in prima istanza nell’elaborazione attiva dell’immediatezza e della passività delle impressioni sensibili. Le diverse forme vanno però colte nella loro specificità, in relazione alle differenti modalità di organizzazione dei dati percettivi, e tenendo conto del modo in cui esse si manifestano volta per volta non solo nella conoscenza, ma anche nella coscienza mitico-religiosa, nell’arte e nel linguaggio. Nella filosofia delle forme simboliche di Cassirer ogni fenomeno espressivo determinato, proprio di qualsiasi produzione culturale (mitico-religiosa e artistica, linguistica e scientifica), deve trovare il proprio fondamento in un principio ‘spirituale’ e ‘creativo’, cioè, meglio, in un’attività formativa e costruttiva originaria, intesa come sua condizione di possibilità.
In glossematica, l’e. è intesa come quella condizione formale grazie alla quale la materia (nella lingua, la sfera fonetica amorfa e inanalizzata) può essere diversamente formata (a seconda delle specifiche funzioni delle diverse lingue o dei diversi sistemi di segni), e presentarsi come sostanza dell’e., cioè, in un sistema linguistico, come questo o quel significante determinato.
Nell’algebra elementare, si chiama e. ogni scrittura che indichi formalmente il risultato di un numero finito di operazioni razionali (cioè le ‘quattro operazioni’) e di estrazioni di radice (d’indice intero positivo), da applicarsi a determinati numeri o lettere. L’e. si dice razionale se in essa non intervengono estrazioni di radice, irrazionale nel caso contrario; si dice aritmetica se in essa sono contenuti solo numeri, letterale se in essa sono contenute, in tutto o in parte, delle lettere.