L’analisi e la determinazione del contenuto di un concetto, espresse in un giudizio in cui il soggetto è il concetto da definire e il predicato è costituito dal complesso dei termini che nel loro insieme lo definiscono: d. reale, soprattutto nella filosofia scolastica, quella che ha per oggetto una cosa e ne spiega in parole l’essenza; d. nominale, quella che si limita a spiegare il significato di un nome. In contrapposizione a descrizione (che è un elenco di caratteristiche e proprietà dell’oggetto da definire, talvolta anche accidentali), la d. vera e propria, secondo la tradizione aristotelica (d. per genere prossimo e differenza specifica), è quella che individua una più vasta classe di enti (genere prossimo) entro la quale si trova la sottoclasse degli oggetti da definire, rilevando poi la o le restanti caratteristiche peculiari dell’oggetto che si vuol definire (differenza specifica): per es., «l’uomo è un animale [genere prossimo] razionale [differenza specifica]».
Nella filosofia moderna, si intende per d. la dichiarazione del significato di un termine con riferimento all’uso particolare che ne può essere fatto in un dato campo di indagine.
La d. formale (o relazione di d.) di una grandezza è un’equazione che lega tale grandezza ad altre già definite; la d. operativa, invece, è la d. della grandezza mediante l’indicazione del procedimento che consente la misurazione della grandezza stessa.
In logica matematica s’incontrano due tipi di d.: metalinguistiche e linguistiche. Data cioè una certa teoria formale T e una teoria T’ che ‘parli’ di T, le d. del primo tipo sono espresse nel linguaggio L’ di T’, mentre quelle del secondo sono espresse nel linguaggio (formale) L di T. Spesso le d. metalinguistiche vengono usate come convenzioni abbreviative, che permettono di sostituire una espressione del linguaggio L troppo lunga e complessa, con un’espressione più semplice non appartenente a L ma al metalinguaggio L’. Le d. di tal genere hanno la forma A ≝ B, dove A è il definiendum, ossia l’espressione da introdurre, B è il definiens, cioè l’espressione che permette di formulare la d., e il segno ≝ significa «è uguale per definizione a».
La d. costruttiva (o operativa) è la d. di un ente in termini tali da assegnare contemporaneamente un procedimento atto a determinare l’ente stesso. La d. implicita, quando si costruisce una teoria matematica come sistema ipotetico-deduttivo, rappresenta lo studio di un insieme di termini non definiti esplicitamente, ma legati da un certo numero di postulati; questi definiscono implicitamente quelli, nel senso che non appena si trovi un insieme di oggetti matematici soddisfacente ai postulati, questo rappresenta un modello concreto della teoria.
D. ricorrente Se si deve definire un ente En, dipendente da un indice intero n, si può definire autonomamente E1, cioè l’ente relativo al valore 1; quindi, per definire En, si suppongono noti gli Ek per k = 1, 2,..., n - 1 e in base alla loro conoscenza si definisce En: per il principio di induzione completa, rimangono così definiti gli En per ogni n.
D. dogmatica Giudizio dottrinale della Chiesa cattolica con cui si dichiara che una verità è contenuta nelle fonti della rivelazione e come tale deve essere oggetto di fede da parte di tutti i fedeli. Può essere emanata dal papa, infallibile ex cathedra, dai concili ecumenici, dai concili particolari dietro approvazione del sommo pontefice. Si chiamano d. dogmatiche anche i simboli, o professioni di fede, approvati dal magistero ecclesiastico.