tipo Insieme di oggetti, elementi, individui conformi a un determinato schema o modello, aventi caratteri simili che li accomunano tra loro e insieme li distinguono da altri.
Specie tipica è la specie in base alla quale è stato per la prima volta descritto un nuovo genere. Serie tipica è l’insieme degli esemplari in base ai quali sono state descritte una specie o una sottospecie (include l’olotipo e il paratipo). Tipizzazione è l’individuazione, con metodi di laboratorio, delle caratteristiche peculiari dei singoli t., ed eventuali sottotipi, di determinate entità biologiche omologhe (gruppi sanguigni, sistemi di antigeni affini, lipoproteine normali e patologiche, microrganismi ecc.) che rientrano in una classificazione convenzionale.
In tassonomia, esemplare scelto per essere typus nominis, ovvero quello su cui si basa la descrizione originaria, o diagnosi di una specie (o di un taxon subordinato). La tipificazione è la designazione del tipo.
In logica matematica, teoria dei t., teoria introdotta da B. Russell e successivamente modificata e perfezionata da lui stesso e da altri allo scopo di evitare il presentarsi di paradossi. In effetti B. Russell, dopo che ebbe scoperto nel sistema logicista elaborato da G. Frege (➔ logica) l’insorgere di un’antinomia, si propose di mettere a punto una nuova teoria che senza rinunciare all’ideale logicista (cioè alla tesi che tutta la matematica è riconducibile alla logica) evitasse le antinomie logiche. Ciò egli realizzò già in qualche modo nel 1903 in una delle appendici ai suoi Principles of mathematics con la teoria dei t. logici. Alla base di questa teoria sta il principio che la relazione di appartenenza tra un elemento e un insieme è regolata da un rigido ordinamento delle variabili (o costanti) che si adoperano. Tutte le variabili sono allo scopo classificate gerarchicamente secondo t. ben definiti. Si fissa innanzitutto un universo base del discorso. Si conviene di chiamare di t. 0 le variabili che servono a rappresentare gli elementi di questo universo; di t. 1, quelle che servono a designare insiemi di elementi dell’universo base; di t. 2 quelle che denotano insiemi di insiemi di elementi dell’universo base e così di seguito. Ciò posto, si stabilisce che un insieme x può essere elemento di un insieme y soltanto se x è del t. immediatamente precedente a y; cioè, per es., se x è del tipo 0 e y del tipo 1. È così impossibile che sorgano antinomie come quella, per es., di Russell, perché la condizione x ∈ x (che è alla base di questa antinomia) non soddisfa alla precedente regola di formazione delle espressioni con relazione di appartenenza. In realtà, la teoria dei t. logici si rivelò troppo debole per la realizzazione del programma logicista in quanto in essa era impossibile dedurre l’aritmetica dalla logica. La successiva teoria dei t. ramificati (presentata da Russell nel 1908) che, mediante l’aggiunta di una suddivisione in ordini, consente una molto maggiore capacità espressiva, presenta ancora notevoli difficoltà per il programma logicista. Per eliminare tali difficoltà, Russell introdusse successivamente, insieme con A.N. Whitehead, l’assioma di riducibilità (➔). In seguito la teoria dei t. presentata nei Principia Mathematica fu ulteriormente trasformata, dando luogo, per opera di L. Chwistek e di F.P. Ramsey, oltre che dello stesso Russell, alla teoria semplificata dei t. (o teoria dei t. semplici).
T. costituzionale Ciascuna delle categorie in cui si possono raggruppare gli individui a seconda delle loro caratteristiche morfologiche e psichiche. Secondo la classificazione di G. Viola sono denominati con i termini di normotipo, brachitipo, longitipo.
In paletnologia, l’insieme dei manufatti (oggetti litici, metallici, ossei, ceramica, sepolture ecc.) che possono essere coerentemente raggruppati tra loro sulla base di caratteristiche morfologiche, funzionali, tecniche. Contemporaneamente, si intende per t. il modello ideale, seguito dall’artigiano preistorico, che riunisce in sé tutti i caratteri essenziali dei diversi manufatti. L’adozione del concetto di t. implica quindi la convinzione che, all’interno dei gruppi sociali preistorici, venissero trasmessi modelli di comportamento, applicati ripetutamente, come si può verificare nei resti pervenuti.
Nelle classificazioni zoologiche si dice t. (o Phylum o Cladus) un aggruppamento, situato immediatamente sotto il regno o il sottoregno nel sistema gerarchico di classificazione, che comprende tutti gli animali costruiti secondo uno stesso piano di organizzazione. Il concetto di t. animale fu introdotto da G. Cuvier (1817), con il nome di embranchement. Il termine t. fu proposto poco più tardi da H.-M. Ducrotay de Blainville.
In zootecnia, si dice t. l’architettura dell’individuo e in modo particolare il rapporto tra i diametri longitudinali e quelli trasversali del corpo per cui si distinguono animali di t. longilineo o dolicomorfo (per es., i cavalli purosangue, arabi, trottatori), animali di t. brevilineo o brachimorfo (per es., i cavalli di razza belga Clydesdale da lavoro) e animali di t. mediolineo o mesomorfo (per es., i cavalli di razza percheron).