C. bibliografica Ordinamento che, muovendo da alcune classi fondamentali, raccoglie le opere, attraverso graduali suddivisioni, in raggruppamenti sempre più specifici. La sua applicazione a una certa raccolta dà luogo a un catalogo sistematico, per materia, per classi ecc. La c. è provvista di una serie di simboli (lettere o cifre, o le une e le altre) che esprimono le suddivisioni dello schema, e in alcuni sistemi determinano anche la materiale collocazione delle opere negli scaffali. Quando sia complessa, la c. ha come complemento un indice analitico ordinato alfabeticamente.
Tra fine 19° e primi decenni del 20° sec. sono state elaborate le c. più notevoli, tra le quali è molto diffusa la c. decimale (CDD) ideata dall’americano M. Dewey, pubblicata nel 1876 e ampliata in successive edizioni. Lo scibile vi è diviso in 10 classi fondamentali, numerate da 0 a 9 (Bibliografia e opere generali; Filosofia; Religione; Scienze sociali; Filologia; Scienze pure; Scienze e arti applicate; Arte; Letterature; Storia); ogni classe consta di 10 divisioni, ciascuna delle quali si suddivide in 10 sezioni; seguono ulteriori ripartizioni, crescenti sempre decimalmente; lo schema prevede anche suddivisioni speciali per forma, linguistiche, geografiche, e simboli per gli autori. La fortuna della c. decimale è dovuta alla flessibilità della notazione decimale che consente l’estensione dello schema teoricamente all’infinito, in rispondenza allo sviluppo e alla specializzazione delle scienze; le critiche colpiscono l’eccessiva lunghezza delle notazioni e l’inadeguata distribuzione della gamma disciplinare.
In Europa è diffusa la Classification Décimale Universelle (CDU), rielaborazione del sistema di c. di Dewey proposta da H. La Fontaine e P. Otlet, pubblicata nel 1905; è ancora più flessibile della CDD poiché prevede simboli per l’articolazione di soggetti complessi e la correlazione di soggetti differenti, realizzando un più alto grado di sintesi o integrazione tra di essi.
Negli USA ha un ruolo fondamentale la Library of Congress Classification (LCC), elaborata nell’ultimo decennio del 19° sec. e costruita sullo schema dell’Expansive Classification di C.A. Cutter. Si compone di classi e sottoclassi contrassegnate da lettere maiuscole, seguite per ulteriori divisioni da quattro cifre arabe; le tavole delle classi sono pubblicate in volumi che contengono anche l’indice per soggetto: l’insieme dei soggetti e la loro collocazione nelle classi sono pubblicati nei subject headings (intestazioni per soggetto). Data l’importanza della Biblioteca del Congresso sia le tavole sia i soggetti sono un punto di riferimento per l’informazione bibliografica internazionale.
Altri sistemi di c. usati sono la c. Colon (CC), ideata da S.R. Ranganathan (1933) e connessa a 5 categorie fondamentali (personalità, materia, energia, spazio, tempo); la c. bibliografica (BC) elaborata da H.E. Bliss (1910), nella quale le classi principali rispecchiano una struttura filosofica e scientifica assente dagli altri sistemi, più pragmatici che speculativi; la c. bibliotecaria-bibliografica, usata nelle biblioteche Lenin di Mosca, Saltykov-Ščedrin di San Pietroburgo e in quella dell’Accademia russa delle Scienze, che è ripartita in classi, suddivise a loro volta e indicate da lettere maiuscole dell’alfabeto.
Modalità con cui gli organismi sono raggruppati e categorizzati (➔ nomenclatura). Secondo la visione creazionista dei sistematici antichi e di Linneo, la c. si proponeva di rintracciare il disegno che ha presieduto alla creazione, e tendeva a ricostruirlo. Con l’affermarsi dell’interpretazione evoluzionistica degli organismi, la c. nella zoologia e nella botanica mirò a raggruppare gli esseri viventi secondo il loro supposto grado di consanguineità e si tentò quindi una c. naturale o filogenetica. Le c. si sono modificate via via che nuovi oggetti da classificare venivano conosciuti, con l’approfondirsi delle conoscenze intorno ai singoli oggetti e con il conseguente moltiplicarsi delle comparazioni fra di essi. La più vasta categoria della c. naturalistica è quella di Regnum, con la divisione dei tre regni, animale, vegetale e minerale.
Le principali categorie della c. botanica (adottate nell’VIII Congresso internazionale di botanica di Parigi 1954, su proposta del Codice di nomenclatura botanica di Utrecht, 1952) sono, a partire dalle più grandi (e indicando accanto a ciascuna la desinenza corretta): Regno vegetale; Divisione (o phylum; -fita); Sottodivisione (o subphylum; -fitina); Classe (-opsida e nelle alghe -ficee, nei funghi -miceti, nei licheni -licheni); Sottoclasse (-ide e nelle alghe -ficide, nei funghi -micetide); Coorte (gruppo di ordini; -ide); Ordine (-ali); Sottordine (-inali), Famiglia (-acee); Sottofamiglia (-oidee); Tribù (-ee); Sottotribù (-ine); Genere; Sottogenere; Sezione; Sottosezione; Serie; Specie; Sottospecie; Varietà; Sottovarietà; Forma; Linea; Clone.
Le principali categorie adottate nella c. zoologica sono, in ordine gerarchico discendente: Regno animale; Sottoregno; Tipo (Phylum); Classe; Ordine; Famiglia; Genere; Specie, cui si aggiungono, a seconda delle convenienze, sottotipi, sottoclassi, sottordini ecc., nonché altri aggruppamenti interposti fra i principali: Legione, Sezione, Tribù, Super-famiglia. Per le suddivisioni della specie ➔ specie.
Suddivisione in classi disgiunte, prive cioè di elementi comuni, di tutti gli enti matematici di un dato tipo (in geometria: curve, superfici ecc.; in algebra: gruppi, anelli ecc.), soprattutto in relazione a un prefissato criterio di equivalenza (suddivisione in classi di equivalenza). La scelta di un criterio di c., che presenti un interesse effettivo, è un problema di grande importanza per l’impostazione e la costruzione delle singole teorie.
Per quanto riguarda in particolare la geometria, grande importanza storica e critica ha avuto la c. degli enti geometrici (curve, superfici) secondo F. Klein, il quale sceglie come criterio di c. l’equivalenza rispetto a un certo gruppo di trasformazioni (➔ geometria). In algebra invece il criterio di c. adottato è quello di isomorfismo, le classi essendo formate da enti algebrici (gruppi, anelli) tra loro isomorfi.
Operazione mediante la quale un materiale solido granulare viene suddiviso in due o più frazioni. Si possono avere due tipi di classificazione. Si ha la c. per volume, quando le particelle, pur avendo tutte uguale densità, hanno differenti dimensioni e quindi valori diversi della velocità finale di caduta. Si ha, invece, la c. gravimetrica quando le particelle, pur avendo le medesime dimensioni, vengono separate in base alle loro differenti densità. Nella pratica, si riscontra in genere una c. di tipo misto (sia per volume sia gravimetrica), in quanto le particelle da separare hanno densità differenti e dimensioni non uniformi. Analoghe considerazioni valgono nel caso in cui la forza di gravità è sostituita da una forza centrifuga di entità maggiore e artificialmente creata in seno alla sospensione contenente le particelle da separare ( c. centrifuga). Il fluido entro cui avviene la c. delle particelle è solitamente un liquido (acqua nella maggior parte dei casi: c. idraulica), in qualche applicazione si impiega l’aria.