Genericamente, elenco ordinato e sistematico di più oggetti della stessa specie.
C. stellare Elenco di stelle, ordinate secondo determinati criteri o raggruppate per peculiari loro qualità. Se ne hanno diversi tipi: di posizione, dove si riportano le coordinate atte a individuare la posizione di un astro; fotometrici; colorimetrici; spettroscopici; di velocità radiali; di parallassi; di stelle doppie e multiple; di stelle variabili; di nebulose e ammassi stellari; di radiostelle.
I primi c. stellari furono di posizione, da quello di Timocari e Aristillo (4° sec. a.C.), che è andato perduto, a quello di Ipparco (metà 2° sec. a.C.), anche questo perduto nella veste originale, ma riportato da Tolomeo nel suo Almagesto (2° sec. d.C.) e rimasto pressoché unico fino al 10° sec., in cui si ebbe il c. di aṣ-Sūfī. Migliorati i mezzi di osservazione, si ebbero successivamente i c. di T. Brahe, di Hevelius, e finalmente quelli di J. Flamsteed e quindi di N-L. Lacaille (riguardante le stelle circumpolari australi) e J. Bradley, quello di G. Piazzi a Palermo (fine 18° sec.). Tra i c. più recenti una menzione particolare merita la Bonner Durchmusterung (sigla BD), iniziata da F. W. Bessel e ultimata da F.W.A. Argelander all’osservatorio di Bonn, che costituisce una rassegna delle posizioni e grandezze apparenti di tutte le stelle del cielo boreale fino alla 9a grandezza (324.000 circa).
Importanti sono i c., come il Dritter Fundamental Katalog (FK3) e il Catalogue of 5268 Standard Stars (N 30), dell’osservatorio di Washington, detti c. delle stelle fondamentali, perché le posizioni delle stelle ivi riportate sono state determinate con altissima precisione, da servire quindi come punti cui riferire la posizione di altri oggetti celesti.
I c. fotometrici danno le grandezze apparenti delle stelle, come la Revised Harvard Photometry, che costituisce insieme un c. fotometrico e spettroscopico di fondamentale importanza. Affini si presentano i c. colorimetrici e spettroscopici, che danno rispettivamente il colore e lo spettro delle stelle; dei secondi, fondamentale è il Draper Catalogue, che contiene grandezza e tipo spettrale di 225.000 stelle. Dopo il 1950 sono stati anche compilati c. di radio-stelle. Nel 1966 è stato pubblicato lo Smithsonian astrophysical observatory star catalogue (SAO), nel quale sono riportate le posizioni e i moti propri di 259.000 stelle, ricavati dai c. classici. Il c. GSC-II (sigla di Guide Stars Catalog-II), realizzato nel 2001 dallo Space Telescope Science Institute sito in Baltimora e dal gruppo di astrometria dell’Osservatorio astronomico di Torino, contiene la posizione e la magnitudine di mezzo miliardo tra stelle e galassie: è stato ottenuto dall’analisi computerizzata di 6000 lastre fotografiche registrate in 25 anni con i telescopi di monte Palomar (per l’emisfero boreale) e dell’osservatorio anglo-australiano (per l’emisfero australe).
Schedario contenente l’elenco dei libri di una biblioteca. La storia dei c. coincide in larga parte con la storia delle biblioteche e della metodologia bibliografica.
Attraverso gli scavi archeologici si è ricostruito il c. della biblioteca di Assurbanipal a Ninive, inciso su tavolette di argilla, con indicazione del titolo, prime parole del testo e probabile ordinamento metodico. Sembra certa l’esistenza di c. delle biblioteche di Pergamo e di Alessandria.
L’opera filologica Quadri di Callimaco di Cirene conteneva, se non un vero e proprio c., certamente la descrizione bibliografica con notizie biografiche di 120 testi da lui consultati nella biblioteca d’Alessandria. Con i Greci si affermò il concetto di autore per l’identificazione del documento; in precedenza prevalevano le prime parole del testo. Nei c. delle biblioteche romane i testi erano divisi in greci e latini, ordinati per argomento, autore, titolo, cui spesso, sul modello di Callimaco, si aggiungevano notizie biografiche. Con la caduta dell’Impero Romano venne meno la biblioteca pubblica, mentre in quelle medievali custodite nei monasteri e nelle cattedrali, i c. dei manoscritti, molti dei quali conosciuti e pubblicati, erano suddivisi per genere (testi sacri e commentari, atti dei sinodi, letteratura secolare ecc.); si trattava di inventari in cui la registrazione del possesso e l’ordine cronologico a uso interno prevalevano sull’organizzazione dei contenuti. L’affermazione del libro a stampa dal 15° sec. in poi, il profondo cambiamento nei modi e tempi di diffusione della cultura, l’ampliarsi del pubblico di lettori portarono a un processo di razionalizzazione dei sistemi informativi; s’impose la moderna concezione del c. come strumento di mediazione dell’informazione, chiave di accesso ai contenuti della biblioteca. Nell’Ottocento, in seguito all’intensificarsi della ricerca di uniformità da parte dei bibliotecari attraverso lo scambio di esperienze e la messa a punto di regole comuni per il reperimento dei volumi, si svilupparono in modo organico due forme di c., l’alfabetico e quello per materie.
Nel 1841 fu pubblicato a opera di A. Panizzi, bibliotecario del British Museum, il primo corpo di norme per la compilazione del c. alfabetico, da cui derivarono le Anglo-American cataloguing rules (1908); G. Fumagalli compilò nel 1887 il corpo di regole che furono la base delle prime norme ufficiali italiane elaborate nel 1922. Nella conferenza di Parigi del 1961, convocata dalla IFLA (International Federation of Library Associations), in collaborazione con l’UNESCO e lo statunitense Council on Library Resources, 52 paesi stabilirono i principi generali internazionali (noti come ‘principi di Parigi’) posti alla base della scelta dell’intestazione (l’elemento che determina l’ordine delle schede) e dell’organizzazione dei cataloghi. Assumendo questi principi furono rielaborate le norme di diversi paesi. Alle regole nazionali si andò poi sovrapponendo l’ISBD (International Standard Bibliographic Description), schema adottato dalle bibliografie nazionali e dai c. automatizzati dei grandi sistemi bibliotecari, per uniformare gli elementi descrittivi e consentire la circolazione delle informazioni bibliografiche fra diversi paesi e aree linguistiche.
Mentre il c. alfabetico prescinde dai contenuti, il c. per materie organizza le schede secondo un sistema di classificazione del sapere cui l’argomento del libro viene ricondotto ( c. sistematico), oppure individua l’oggetto specifico del libro e lo descrive isolandolo da un contesto più generale ( c. alfabetico per soggetti o a soggetto, che accosta nella sequenza alfabetica soggetti senza alcuna affinità disciplinare). I c. per materie rispondono alla domanda ‘cosa c’è in biblioteca’ su un argomento generale o un soggetto specifico. In Italia l’ICCU (➔) ha pubblicato un Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane (1956, con liste di aggiornamento) basato sul c. a soggetto della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Soprattutto negli USA è applicato il c. dizionario, in cui tutte le schede (per autori, titoli, soggetti) sono ordinati in un’unica serie alfabetica secondo i subject headings (intestazioni per soggetto) basati sulle regole di C.A. Cutter (➔ classificazione). Esistono norme speciali per i c. di manoscritti, incunaboli, musica ecc.
Indice dei file (master file directory) contenuti in un sistema informativo, in cui sono memorizzate le informazioni salienti (nome, data di creazione e di scadenza, etichetta del supporto su cui risiede, formato e lunghezza dei record ecc.).