La sequenza principale è la fascia o regione in cui, nel diagramma di Hertzsprung-Russell, che lega il tipo spettrale alla luminosità di un astro, viene a essere compresa la maggior parte delle stelle (➔ stella).
In biochimica e biologia molecolare, sequenza di una proteina, la successione ordinata degli amminoacidi che compongono la proteina stessa, cioè la sua struttura primaria. Sequenza nucleotidica del DNA (o sequenza del DNA), la successione ordinata di nucleotidi che compongono il DNA stesso. Sequenza segnale, la sequenza N-terminale di una proteina necessaria per il suo passaggio attraverso la membrana del reticolo endoplasmatico della cellula.
Tratto mobile di DNA capace di inattivare il gene in cui è inserito.
Sequenza di nucleotidi che si trova in forma identica ma invertita, per es. all’estremità di un trasposone.
La determinazione della sequenza di nucleotidi caratteristica di una molecola di acido nucleico, o anche della sequenza degli amminoacidi di una proteina si esegue attraverso il sequenziatore: il peptide da sequenziare contenente n amminoacidi è immobilizzato, per reazione della sua estremità N-terminale, a un supporto solido, mentre l’amminoacido C-terminale viene staccato selettivamente. Successivamente viene effettuato il riconoscimento dell’amminoacido staccato e l’apparecchio è pronto per eseguire un altro ciclo sul peptide, che ora conterrà un nuovo C-terminale e n-1 residui.
La prima proteina sequenziata è stata l’insulina. La pubblicazione (F. Sanger, 1953) di tale sequenza è storicamente importante, perché ha fatto intuire l’esistenza di un meccanismo di sintesi proteica così preciso da assicurare una corrispondenza univoca fra sequenza amminoacidica delle proteine e sequenza nucleotidica del DNA. Tutti i metodi utilizzati per la determinazione delle sequenze nucleotidiche del DNA impiegano enzimi di restrizione (➔ enzima), i quali procurano specifici punti di riferimento per la determinazione della sequenza in quanto riconoscono e tagliano il DNA in corrispondenza di corti oligonucleotidi specifici. Si originano in tal modo una serie di frammenti di restrizione, lunghi 100-200 nucleotidi, costituiti da DNA a singolo filamento, dei quali è possibile successivamente determinare la sequenza. Tutte le tecniche comunemente usate si basano sulla produzione di gruppi di frammenti a filamento singolo di dimensioni crescenti. I frammenti, marcati con isotopi radioattivi, vengono separati, in base alla lunghezza, per mezzo della elettroforesi e successivamente osservati mediante autoradiografia del gel elettroforetico.
I due principali metodi adottati per sequenziare il DNA variano soprattutto per quanto riguarda il modo con cui il DNA viene marcato e il modo con cui sono prodotti frammenti di dimensioni crescenti. La prima tecnica, sviluppata da A. Maxam e W. Gilbert, utilizza specifiche reazioni chimiche per creare gruppi di frammenti di dimensioni crescenti, che terminano con uno specifico nucleotide all’estremità 3′: adenina (A), citosina (C), guanina (G), timina (T) e sono tutti marcati all’estremità 5′. La posizione di ciascun frammento dei 4 gruppi si può individuare mettendo a contatto il gel radioattivo con una pellicola per raggi X ed esponendola opportunamente. Sviluppata la pellicola si osservano una serie di bande, ciascuna delle quali rappresenta un particolare frammento di una certa dimensione; la sequenza del frammento può essere letta direttamente dalla pellicola partendo dall’estremità 5′. Nella fig. è rappresentato uno schema per la lettura delle sequenze. La seconda tecnica, sviluppata da F. Sanger, prevede l’uso di un processo di sintesi enzimatica di una nuova catena di DNA, utilizzando un’elica di DNA come stampo. I frammenti di diversa lunghezza si formano in quanto vengono aggiunti didesossiribonucleotidi alla miscela di reazione; questi nucleotidi sono analoghi ai 4 corrispondenti desossiribonucleotidi ma, a causa della loro composizione chimica, bloccano la sintesi dei nuovi filamenti di DNA. Con l’aggiunta dei 4 tipi diversi di didesossiribonucleotidi si blocca pertanto la sintesi dei nuovi frammenti in tutte le possibili posizioni e si formano frammenti con nucleotidi terminali diversi, che vengono poi osservati come sopra descritto.
L’insieme di un atomo e di tutti gli ioni degli elementi successivi nella tavola periodica degli elementi tali che abbiano lo stesso numero di elettroni.
In sedimentologia, sequenza deposizionale successione sedimentaria relativamente continua, delimitata da superfici di inconformità e dalle correlative superfici di conformità, e costituita da depositi geneticamente legati tra loro, appartenenti a differenti sistemi deposizionali; essa è concettualmente indipendente da spessore, durata temporale e genesi. Costituisce l’unità fondamentale della stratigrafia sequenziale.
Ogni sequenza deposizionale si sviluppa durante importanti variazioni relative del livello marino e i sistemi deposizionali che la caratterizzano internamente sono, dal basso verso l’alto, sistemi di stazionamento basso, sistemi trasgressivi e sistemi di stazionamento alto. I sistemi deposizionali che risultano coevi e geneticamente legati tra loro formano dei gruppi chiamati system tracts, a loro volta costituiti internamente da corpi sedimentari chiamati parasequenze; queste ultime sono a tutti gli effetti delle sequenze di facies e costituiscono il prodotto di una ciclicità eustatica ad alta frequenza. La sequenza di facies è una successione verticale ordinata di due o più facies che, dal basso verso l’alto o viceversa, passano gradualmente l’una all’altra. L’organizzazione di una sequenza di facies segue il principio di Walther, secondo cui si possono trovare sovrapposte in continuità di sedimentazione soltanto quelle facies che si vedono formare l’una accanto all’altra negli ambienti attuali; una sequenza di facies rappresenta quindi una successione di sedimenti deposti in ambienti o sottoambienti originariamente contigui. Come tale essa è l’espressione verticale di una associazione di facies, cioè di un corpo sedimentario tridimensionale formato da due o più facies geneticamente legate tra loro. I limiti verticali di una sequenza di facies possono essere rappresentati da superfici di erosione, di esposizione subaerea, di trasgressione ecc.
Nella liturgia latina, canto in forma ritmica o anche in poesia, che si esegue, o il cui testo si recita, nella messa, dopo la seconda lettura.
Nata intorno alla metà del 9° sec. (decisivo fu il contributo di Notker Balbulus, monaco dell’abbazia di San Gallo), la sequenza consisteva nel creare testi liberamente inventati su preesistenti melodie gregoriane dell’Alleluia e si sviluppò enormemente durante tutto il Medioevo nei diversi centri. Dopo la riforma del concilio di Trento rimasero in uso, delle circa 5000 sequenze conosciute, solo Victimae Paschali laudes per il giorno di Pasqua, Veni Sancte Spiritus per la Pentecoste, Lauda Sion Salvatorem per il Corpus domini, Dies irae, dies illa per la messa dei defunti; una quinta, Stabat Mater dolorosa per il venerdì santo, fu introdotta nella liturgia da Benedetto XIII nel 1727.
La successione delle interruzioni e commutazioni elettriche che si devono eseguire, in un determinato ordine, nel funzionamento corretto di una apparecchiatura elettrica, per es. un invertitore.
Con riferimento alle tensioni e alle intensità di corrente di un sistema trifase, è chiamata sequenza la successione con cui si susseguono le 3 tensioni o le 3 correnti del sistema; se è prefissato l’ordine 1-2-3 delle 3 grandezze considerate, si parla di sequenza diretta se i valori massimi si susseguono secondo il suddetto ordine, mentre si parla di sequenza inversa se la successione è 1-3-2; le tre grandezze sono dette di sequenze zero se risultano in fase tra loro.
Un dispositivo che opera una sequenza si dice sequenziale (per es. il commutatore sequenziale è un commutatore elettrico, a funzionamento automatico, che esegue una sequenza di commutazione).
Circuiti logici binari il cui stato, individuato tramite i valori assunti dalle variabili in uscita, dipende sia dalla configurazione esistente per le variabili in entrata sia dalla loro ‘storia’ fino all’istante considerato, per cui la commutazione di ciascuna delle uscite è contemporaneamente anche funzione del suo precedente livello logico (se l’uscita dipende dalla sola configurazione delle entrate si hanno i circuiti combinatori). Di conseguenza, mentre i circuiti combinatori sono in genere ottenuti tramite reti costituite da porte logiche (AND, OR, NOT ecc.) semplicemente connesse in cascata tra loro, la necessità di ricordare lo stato pre;esistente è ottenuta nei circuiti sequenziali tramite una rete interna con collegamenti di retroazione tra porte diverse che, memorizzando un certo numero di informazioni binarie fino all’arrivo di nuovi impulsi in entrata, condizionano i valori successivi delle variabili in uscita.
Si suole distinguere tra circuiti sequenziali asincroni e sincroni, a seconda che i cambiamenti di stato del sistema digitale si verifichino in concomitanza alle transizioni di livello presenti sugli ingressi ovvero in corrispondenza di determinati impulsi, detti di sincronismo (o di clock), provenienti dall’esterno ma indipendenti dagli ingressi effettivi. Il più semplice elemento sequenziale è il multivibratore bistabile o flip-flop.
Apparecchio, spesso costituito da un piccolo motore, utilizzato per la determinazione della sequenza in un sistema trifase.