La più importante azione sacra delle Chiese cattolica, ortodossa e anglicana, celebrata dal sacerdote con la comunità dei fedeli.
Nella dottrina cattolica (istruzione Eucharisticum Mysterium del 25 maggio 1967), la m., o Cena del Signore, è contemporaneamente sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce, memoriale della morte e risurrezione del Signore, sacro convito in cui, per mezzo della comunione del corpo e del sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale, rinnova il nuovo patto fatto una volta per sempre nel sangue di Cristo da Dio con gli uomini, e nella fede e nella speranza prefigura e anticipa il convito escatologico nel regno del Padre, annunciando la morte del Signore ‘fino al suo ritorno’.
Il Messale romano, riveduto secondo i principi del Concilio Vaticano II e promulgato nel 1969 da Paolo VI, stabilisce l’ordinamento rituale della m., prevedendo due forme di celebrazione: m. con il popolo (cioè con la partecipazione dei fedeli) e m. senza il popolo (una terza forma, la m. concelebrata, si può svolgere nelle due precedenti, cioè con o senza il popolo).
La struttura della m. con il popolo nel suo svolgimento rituale si articola in tre parti: a) riti d’introduzione, b) liturgia della Parola, c) liturgia eucaristica. Riti d’introduzione Sono formati dal canto di entrata o d’ingresso, dal saluto del celebrante (all’altare: bacio, seguito, se è opportuno, dall’incensazione), dall’atto penitenziale, dall’invocazione «Signore, pietà...», dal canto dell’inno angelico «Gloria a Dio» (nelle domeniche fuori del tempo di Avvento e di Quaresima, nelle solennità e feste), dall’orazione conclusiva (o colletta) dei riti d’introduzione.
Liturgia della Parola Prevede la proclamazione di tre letture (dall’Antico Testamento, dalle Lettere degli Apostoli o dall’Apocalisse, dal Vangelo) alla domenica e nelle solennità e feste, o, in tutti gli altri giorni, di due letture (una dall’Antico Testamento o dai testi citati del Nuovo Testamento, e una dal Vangelo); alla prima lettura segue il Salmo responsoriale (strettamente legato con il brano letto), al quale l’assemblea risponde con un ritornello; la seconda lettura è seguita dal canto dell’Alleluia (in Quaresima sostituito da un salmo o da alcuni versetti di salmo) o da un’acclamazione al Vangelo, terza lettura. Le letture scelte dalla Sacra Scrittura (per le domeniche, distribuite su un ciclo triennale; per i giorni feriali, su un ciclo biennale), con i canti che le accompagnano, costituiscono la parte principale della liturgia della Parola; l’omelia, la professione di fede (alla domenica e nelle solennità) e la preghiera universale o preghiera dei fedeli sviluppano e concludono questa parte. Liturgia eucaristica Parte della celebrazione in cui è ripresentato il rito dell’ultima cena. Il sacerdote, rappresentando Cristo Signore, compie quello che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli da compiere in memoria di lui con l’istituzione del sacrificio e del banchetto pasquale. Si svolge in vari momenti, che corrispondono alle parole e ai gesti di Cristo, secondo il racconto dell’ultima cena tramandato dagli evangelisti: preparazione del pane e del vino, preghiera eucaristica, frazione del pane, comunione dei fedeli.
La m. può essere celebrata dal sacerdote solo una volta al giorno, tranne che a Natale e nel giorno dei defunti, o quando, per particolare concessione, ragioni pastorali richiedono la celebrazione di più m. (binazione, trinazione), come avviene di frequente nelle domeniche e giorni festivi, nei quali i fedeli sono tenuti per precetto a partecipare al Sacrificio eucaristico.
I vari formulari per la celebrazione della m. in tutto l’anno con le relative norme rituali (generalmente scritte in rosso, da cui il nome di rubriche) sono contenuti nel messale, durante la m. di norma poggiato su un basso cuscino o leggio, a sinistra del celebrante.
Composizione musicale, vocale o vocale-strumentale, destinata ad accompagnare la m. della Chiesa cristiana. Si compone di parti fisse (Ordinarum missae formato da Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Benedictus, Agnus Dei) e variabili (il cosiddetto Proprium missae formato da Introito, Graduale, Alleluja o Tractus, Offertorio e Communio).
Il canto ebbe fin dalle origini un ruolo importante all’interno della celebrazione, al fine di differenziare e caratterizzare le varie parti. Dapprima affidato alla massa dei fedeli, esso fu poi riservato alla Schola cantorum o, nei monasteri, a due contrapposti cori di monaci. Per l’impulso di tale pratica si formarono i canti responsoriali, affidati al solista e al coro, come il Graduale e l’Alleluia, sostituito nei giorni penitenziali (Quaresima e Passione; defunti) dal Tratto, e i canti antifonali, distribuiti tra due cori alternati, come l’Introito, l’Offertorio e il Communio, tutti d’origine salmodica.
La prima messa concepita come opera unica e scritta da un solo autore fu la Messe de Notre-Dame (1349 ca.) di G. de Machault. Nel 16° sec. molti compositori si cimentarono con il genere (da G. Dufay a J. Ockeghem, J. Obrecht, J. Després, O. di Lasso ecc.) e la messa polifonica a cappella giunse alla massima perfezione con l’opera di G. Pierluigi da Palestrina. Scrissero messe anche T.L. de Victoria, C. Monteverdi e G. Carissimi. Dal 17° sec. l’introduzione di elementi dal melodramma (arie, recitativi) e l’accompagnamento strumentale segnarono una decisa evoluzione del genere che continuò ad avere fortuna in età romantica e anche nel Novecento. Un movimento cosiddetto ‘ceciliano’ di ritorno alla m. ‘a cappella’ e alla tradizione palestriniana si è avuto, nel 20° sec., anche per effetto del Motu proprio di Pio X (1903).
Tra gli esempi più celebri (non più destinati all’uso liturgico) si annoverano la Messa in si minore di J.S. Bach, numerose messe di W.A. Mozart, di F.J. Haydn e di L. Cherubini, la grandiosa Missa solemnis di L. van Beethoven, diverse messe di F. Schubert, F. Liszt, C.-A. Franck, C.-F. Gounod, A. Bruckner e, nel 20° sec., di E. Satie, F. Poulenc, I. Pizzetti, A. Casella, G.F. Malipiero, I. Stravinskij ecc.
Un tipo particolare di messa è la messa da Requiem (o missa pro defunctis). Tra gli esempi più celebri sono da annoverare le messe di P. de La Rue, C. de Morales, Palestrina, O. di Lasso, T. de Victoria, quella incompiuta di Mozart (K. 626) e quelle di Cherubini, Bruckner, Verdi, Saint-Saëns, Fauré.
M. nera Rito di offerta al diavolo consistente nella parodia di una m., caratterizzata da atti sacrilegi e osceni. Nel Medioevo se ne attribuiva la celebrazione a persone accusate di stregoneria e a certe sette eretiche, nel 19° sec. alla massoneria. Nella credenza popolare la m. nera è celebrata nelle riunioni delle streghe (sabba, notte di Valpurga ecc.). M. del diavolo Nella credenza popolare, quella che si celebra dopo aver commesso per 40 giorni un peccato mortale al giorno, per mezzo della quale si diventa stregone o strega.