Musicista italiano (Parma 1880 - Roma 1968). Si formò a Parma ed esordì nel 1908 con le musiche di scena per La nave di G. D'Annunzio. Fin dai primi anni di attività operò nella direzione di un rinnovamento del dramma musicale, rifacendosi al recitar cantando barocco e al canto gregoriano. Frutto di questa sintesi profonda della tradizione musicale italiana è l'opera Assassinio nella cattedrale (1958), basata su testo di T.S. Eliot. Altre opere significative sono: Fedra (1915, su testo di G. D'Annunzio), Debora e Jaele (1922) su testo proprio. Molto vasta anche la produzione sinfonica e cameristica.
Studiò al conservatorio di Parma con T. Righi e G. Tebaldini. Nel 1909 fu nominato prof. di armonia e contrappunto al conservatorio di Firenze, del quale divenne direttore nel 1917. Dal 1923 al 1935 diresse il conservatorio di Milano. Nel 1936 lasciò quella direzione per la cattedra di studi superiori di composizione presso l'Accademia di S. Cecilia in Roma. Nel 1939 fu nominato accademico d'Italia. Dal 1948 al 1951 fu presidente dell'Accademia di S. Cecilia. Ha ricevuto nel 1931 il primo Premio Mussolini per la musica e nel 1958 il Premio internazionale Feltrinelli.
Creatore di una sua teoria del dramma musicale, che contrappone lirica e dramma identificando la prima con la forma chiusa e la seconda con il declamato, realizzò artisticamente la sua concezione nelle seguenti opere, di cui quasi sempre scrisse anche il testo poetico: Fedra (testo di G. D'Annunzio, 1915); Debora e Jaele (1922); Fra Gherardo (1928); Lo straniero (1930); Orseolo (1935); L'oro (1938-42); Vanna Lupa (1949); Ifigenia (1950); Cagliostro (1952); La figlia di Jorio (testo di G. D'Annunzio, 1954); Assassinio nella cattedrale (testo di Th. Eliot, 1958); Il calzare d'argento (testo di R. Bacchelli, 1961); Clitennestra (1965). Scrisse anche le musiche di scena per La nave (1908) e La Pisanella (1913) di D'Annunzio, l'Agamennone di Eschilo (1930), Le Trachinie (1932) e l'Edipo a Colono (1936) di Sofocle, La festa delle Panatenee (1937); il mistero La sacra rappresentazione di Abramo e Isacco (1917), la Rappresentazione di Santa Uliva (1933). Fu inoltre autore di musiche corali (tra cui la Messa di Requiem, 1922, e Tre composizioni corali, 1942-43), corali-strumentali (Epithalamium, 1939), orchestrali (Concerto dell'estate, 1928; Rondò veneziano, 1929; Canti della stagione alta, 1930; Sinfonia in la maggiore, 1940; ecc.); di liriche per canto e pianoforte (celebre I pastori, 1908); di due Quartetti (1906 e 1933), un Trio (1925), una Sonata per violino e pianoforte (1918-19), una Sonata per violoncello e pianoforte (1921). In tutti questi lavori, la musica di P. appare caratterizzata da un melodizzare ampio e intenso, derivato principalmente dal canto gregoriano, la cui intelaiatura e il cui disegno melodico sono adottati dal compositore per esprimere un mondo sentimentale autonomo rispetto a quello racchiuso negli antichi modelli. Teorico e critico, oltre che compositore, P. scrisse vari libri, tra cui Musicisti contemporanei (1914), Intermezzi critici (1921), Musica e dramma (1945), La musica italiana dell'800 (1946) e numerosi saggi e articoli in giornali e riviste.