Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni. In quanto attività sociale, la m. appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi storici e delle aree geografiche. Nella civiltà occidentale si possono distinguere la musica colta o d’arte, composta ed eseguita da professionisti e tramandata tramite la scrittura, la musica popolare o folclorica di trasmissione orale, e la musica di consumo (detta anche leggera) destinata alla diffusione di massa; spesso tuttavia si sono verificate contaminazioni o scambi tra i diversi generi.
Morfologia del suono Tre sono le principali caratteristiche distintive del suono: altezza, intensità e timbro. L’altezza concerne la maggiore o minore acutezza di un suono e si lega alla frequenza delle sue vibrazioni; l’intensità è data dalla forza del suono (piano o forte) e dipende dalla potenza dell’emissione sonora; il timbro infine, o colore del suono, è la risultante complessiva dei suoni concomitanti, o armonici dello spettro di frequenze, che accompagnano superiormente un suono generatore. Basta alterare una sola delle caratteristiche del suono per avere una morfologia sonora diversa: si può infatti ottenere un suono di diversa altezza o intensità o colore strumentale. Ma anche ripetere lo stesso suono nel tempo significa alterarne la collocazione contestuale. Sicché anche la durata o la collocazione temporale gioca un ruolo importante nella definizione del singolo suono. Quando i suoni si mostrano organizzati secondo studiati criteri compositivi si ottengono: dalla combinazione delle altezze la melodia (suoni succedentisi orizzontalmente nel tempo) o l’armonia (sovrapposizione verticale con emissione spontanea); dalle successioni delle intensità la dinamica; dal timbro il colore dell’orchestra o dei vari registri strumentali. I diversi caratteri del suono acquistano poi un ordine cronologico nella loro successione temporale, donde scaturisce come elemento coordinatore del movimento del suono nel tempo il ritmo (ricerca di una simmetria o asimmetria nello sviluppo diacronico del discorso sonoro). La qualità del suono e l’elemento temporale vivono quindi una sorta di rapporto di reciproca dipendenza per lo meno nella fase della ideazione musicale in cui un certo suono è identificato e pensato in tutte le sue componenti.
Sviluppo del discorso musicale Considerato nella sua globalità il discorso musicale risulta articolato in una serie di periodi (8 battute), frasi (4 battute), semifrasi (2 battute), incisi (battuta o parte di battuta) secondo una logica affermatasi verso la metà del Settecento ed esemplata sul modello oratorio o retorico. Il discorso musicale si fa, così, per agglomerazione sempre più complessa, articolandosi nella somma dei suoi elementi costitutivi. A fasi affermative (spunti ritmici o motivici) possono far riscontro risposte che recano soddisfazione secondo una logica dialettica del proporre e rispondere. La risposta potrà essere in sé di già esauriente o rimandare, unitamente al già proposto, a successive soddisfazioni, in un meccanismo sintattico di maggiore complessità compositiva. I continui rimandi di una risoluzione aprono il linguaggio a uno svolgimento continuo, sia nel senso di una forma aperta o additiva (come nel caso dello stile barocco), sia nel senso di una forma chiusa e strutturalmente determinata (dello stile cosiddetto classico-romantico). La m. può così manifestarsi sia come una elaborazione polifonica (a più voci, secondo una logica imitativa tra le diverse parti costitutive) sia come un’elaborazione tematica, ritmica, armonica, melodica (come per es. nella forma sonata sette-ottocentesca). A seconda della diversa manipolazione del materiale tematico si può così parlare di forme chiuse o rigorose che prevedono precise sezioni e ripetizioni (sonata, fuga, mottetto, minuetto ecc.) e forme aperte (madrigale, preludio, fantasia, toccata, notturno ecc.). All’interno poi delle forme stesse (chiuse o aperte che siano) si può attuare un’elaborazione contrappuntistica (messa, mottetto, fuga ecc.) o tematica (sonata, sinfonia, concerto ecc.).
Forme e generi di componimenti musicali Nella classificazione prevalente le varie forme musicali si raggruppano in generi relativamente al mezzo fonico vocale, vocale-strumentale o strumentale, e in sottogeneri a seconda dell’uso pratico cui tali forme storicamente rispondono (per es. l’uso chiesastico o quello teatrale) oppure anche secondo più strette determinazioni del mezzo fonico (per un solo strumento, per piccoli gruppi, per orchestra ecc.). Esemplificando, una sommaria classificazione generale prevede due generi.
1.3.1 Genere vocale e vocale-strumentale È suddiviso in a) sottogenere chiesastico o sacro, comprendente le varie specie di canti liturgici, le messe, i mottetti, i corali ecc.; b) sottogenere concertistico, comprendente canzoni, madrigali, oratori religiosi e profani, cantate ecc.; c) sottogenere teatrale, comprendente i drammi religiosi medievali, musiche di scena, opere, operette, balletti ecc.
1.3.2 Genere strumentale È suddiviso in a) sottogenere solistico, comprendente, per es., i vari pezzi per pianoforte solo; b) sottogenere da camera, comprendente duo, trii, quartetti, quintetti ecc.; c) sottogenere orchestrale o sinfonico, comprendente sinfonie, concerti, ouvertures, poemi sinfonici ecc. Le principali specie di composizioni strumentali, come la sonata solistica, il duo, il trio, il quartetto, il quintetto, il sestetto, il settimino, l’ottetto, il nonetto, il doppio quintetto, il doppio sestetto, il concerto e la sinfonia, sono, generalmente, versioni, foneticamente differenziate, di una sola specie di forma: quella della sonata.
Per la storia della musica ➔ mùsica, stòria della.
Si indica con il termine m. popolare l’insieme delle diverse tradizioni musicali che non rientrano nell’ambito della musica colta europea, ma comprendono ogni espressione musicale legata a gruppi etnici o sociali, dove il principio di trasmissione è essenzialmente orale (➔ anche mùsica popolare).
Si intende con questa locuzione la produzione musicale di vasta diffusione, e in particolare il genere della canzone con i suoi sottogeneri, corrispettivo della pop music anglosassone (➔ anche mùsica leggèra).