strumentale In grammatica, caso s., caso della declinazione indoeuropea che nel suo ambito funzionale comprende le indicazioni del concorso di persone, cose, o circostanze allo svolgimento dell’azione, ed esprime quindi, in particolare, il mezzo e lo strumento con cui si agisce. La distinzione formale dello s. si è mantenuta soltanto in indoiranico, armeno, baltico, slavo. Il germanico, che ne serba qualche traccia nei più antichi documenti occidentali, lo ha confuso con il dativo, che assorbì pure il locativo. Il sincretismo operante assai precocemente e la varietà della funzione strumentale spiegano la divergenza delle desinenze da una lingua all’altra. Attraverso la comparazione è possibile solo accertare, per il singolare, una desinenza -ō, rappresentata dall’indoeuropeo e dal baltico, alternantesi con il timbro ē, cui rimandano alcune forme avverbiali latine (vērē, vērō; certē, certō ecc.); nonché una desinenza con formante -bh-, rappresentata dall’armeno e dal caso omerico in ϕι, alternante con una forma in -m-, che compare nello slavo. Per il plurale, accanto a forme in -bh- e -m-, una desinenza -ōis, caratteristica della flessione tematica, che si è conservata come tale in indoiranico, armeno, baltico e slavo, ed è rappresentata anche dal dativo greco (ἵπποις) e dal dat.-abl. italico (osco: Núvlanúis «alle genti di Nola»; lat. lupīs), dove si è estesa ai temi in -ā (gr. ϑεαῖς, lat. rosīs; ma deābus, con l’antica desinenza). Proposizione s. Proposizione dipendente che indica il mezzo con il quale si ottiene ciò che è affermato nella proposizione principale; per lo più di forma implicita, con il gerundio o con l’infinito (per es., errando s’impara; a forza d’insistere, qualcosa otterremo).