In linguistica e grammatica, un aspetto della categoria grammaticale del numero che, contrapposto al singolare (e, dove esiste, al duale, triale e quattrale), indica che le persone o le cose sono più di una (e rispettivamente più di due, tre, quattro).
Mentre nelle lingue indoeuropee il p. è distinto dal singolare, e in alcune dal duale, da un sistema di suffissi e desinenze diversi sia nella declinazione sia nella coniugazione, in altre lingue prive di flessione il p. è indicato con l’unione di una parola indicante «moltitudine» (per es., in cinese, men), o con la ripetizione totale della parola (per es., in sumero, kur «monte» e kur kur «monti»), o anche con la ripetizione parziale di un elemento di essa (per es., della prima sillaba nel nahuatl, la lingua indigena degli Aztechi: kalli «casa», kakalli «case»), oppure con un prefisso o un suffisso di origine pronominale.
Nella lingua italiana, i nomi e aggettivi maschili in -o e in -e hanno il p. in -i (tavolo-tavoli, felice-felici); i femminili hanno il p. -e se terminano in -a (finestra-finestre), -i se terminano in -e (nave-navi). Sono invariabili al p.: maschili e femminili in -i (il, i brindisi; la, le crisi); i monosillabi (il, i re; la, le gru); le parole terminanti in vocale tonica (il, i caffè; la, le virtù); i nomi in consonante (il, i lapis; il, i film). Tra i nomi maschili in -a alcuni fanno il p. in -i (poema-poemi), altri sono invariabili (il, i delta). Tra i femminili in -ie, alcuni fanno -i (moglie-mogli), altri sono invariabili (la, le serie), mentre c’è oscillazione tra i p. effigie ed effigi, superficie e superfici. Dei nomi femminili in -o, mano ha il p. -i e gli altri (tutti neologismi) sono invariabili (la, le radio). Dei nomi maschili in -co, -go, alcuni fanno al p. -ci, -gi (amico-amici, teologo-teologi), altri -chi, -ghi (elenco-elenchi, dialogo-dialoghi); lo stesso comportamento hanno gli aggettivi in -co (pratico-pratici di fronte a carico-carichi), mentre quelli in -go hanno solo un p. in -ghi (larghi). I nomi in -ca, -ga fanno tutti al p. -chi, -ghi se maschili (monarca-monarchi, collega-colleghi), -che, -ghe se femminili (banca-banche, paga-paghe). I nomi e aggettivi maschili in io con -i atona hanno sempre il p. con una i sola se terminano in -cio, -chio, -gio, -ghio, -glio, -scio, -aio, -eio, -oio, -uio (bacio-baci, vecchio-vecchi, grigio-grigi, mugghio-mugghi, taglio-tagli, uscio-usci, saio-sai, leguleio-legulei, corridoio-corridoi, buio-bui); negli altri casi si ricorre talvolta a un contrassegno grafico particolare (-i, -î, -ii), anche se oggi si preferisce lasciarli invariati e affidare la distinzione al contesto. I femminili in -cia, -gia, -scia (con i atona), sostantivi e aggettivi, fanno il p. in -ce, -ge, -sce (lancia-lance, saggia-sagge, fascia-fasce), ma l’-i è spesso conservata nella scrittura quando ha una giustificazione etimologica (socia-socie, regia-regie, provincia-province o provincie) e in genere quando la -c- o la -g- è preceduta immediatamente da vocale tonica (micia-micie o mice, grigia-grigie o grige). Un caso particolare è costituito dai sostantivi maschili che al p. assumono la terminazione -a del neutro latino, diventando femminili (l’uovo-le uova, il lenzuolo-le lenzuola ecc.), mentre per alcuni di essi sussistono tutte e due le possibilità, con una sensibile differenza semantica (filo, p. i fili, e le fila; braccio, p. i bracci e le braccia ecc.). Anomali sono i p. di dio (dei), uomo (uomini), bue (buoi). I sostantivi composti hanno, a seconda del tipo di composizione, quattro diversi modi di formare il p.: alterando il solo secondo elemento (francobollo-francobolli; ferrovia-ferrovie); alterando il solo primo elemento (capostazione-capistazione); alterandoli tutti e due (terracotta-terrecotte); rimanendo invariati (il, i portamonete; il, i sottoscala). Gli aggettivi composti si comportano come semplici quando sono formati dalla giustapposizione di due aggettivi (grigioverde-grigioverdi) o hanno un aggettivo come secondo componente (sempreverde-sempreverdi), sono invariabili se la composizione è di altro tipo (dabbene, anticarro).