Nella terminologia linguistica, forma di composizione impropria o per contatto, cioè accostamento di due o più parole che vengono a formare una locuzione compiuta, conservando inalterati il senso, la funzione e normalmente la forma. Nella scrittura le parole possono rimanere secondo i casi separate oppure congiunte da un trattino o addirittura unite (per es. cartamoneta); talvolta la forma subisce una leggera modificazione nel punto di sutura. La g. si distingue dalla composizione vera e propria. Con il passare del tempo può succedere che i parlanti perdano il senso di una g. a vantaggio della completa fusione degli elementi (per es. in pomodoro, nella flessione il primo elemento resta ormai inalterato, diventando al plurale pomodori, ma anche pomidoro).
Il termine indica anche il sistema di determinazione morfologica e semantica proprio di quelle lingue prive di modificazioni flessionali, come il cinese e altre lingue affini. In queste i nomi sono invariabili e molti di essi, senza cambiar forma, possono essere impiegati come nomi o come verbi, come verbi o come aggettivi. Queste variazioni semantiche sono rese intelligibili per la g. di particelle e i rapporti grammaticali sono espressi dall’ordine in cui le parole sono giustapposte nella frase.