Ciascuno dei fonemi di una lingua che vengono pronunciati con il canale vocale chiuso ( c. occlusive o momentanee o esplosive) o semichiuso ( c. semiocclusive o affricate e costrittive o fricative o continue) e che non possono fare sillaba da sé, in contrapposizione alle vocali, che possono far sillaba da sole e vengono pronunciate con il canale vocale aperto.
Le c. costituiscono una delle due grandi classi in cui si dividono i suoni articolati di una lingua. Il confine tra le c. e le vocali non è rigido. Quando infatti due vocali si susseguono, si danno due casi: o tutt’e due conservano il loro pieno valore (u e i nell’it. suino ‹su-ìno›), o una delle due assume l’ufficio di c. (dicendosi allora propriamente semiconsonante o semivocale), dando origine a un dittongo. A loro volta le c. liquide (r, l) e nasali (n, m) possono diventare sonanti, assumendo l’ufficio di vocali.
Le c. si classificano: a) secondo la presenza o la mancanza di vibrazioni delle corde vocali, in sonore e sorde; b) secondo l’intensità dell’articolazione, in forti, medie e deboli (o anche tenui o leni); c) secondo il luogo dell’articolazione, in labiali, dentali, alveolari, cacuminali, palatali, velari, uvulari, faringali e laringali; d) secondo il modo dell’articolazione, in occlusive, semiocclusive e costrittive; e)secondo la durata, in semplici e geminate.
Le c. della lingua letteraria italiana sono: b, č (scritta c come in cera, cima, o ci come in ciao, ciocca,), d, f, ġ (scritta g come in gatto, gola, grosso, glicine, o gh come in ghetto, luoghi), ǧ (scritta g come in gesso, girare, o gi come in giacca, giusto), k (scritta c come in caro, coro, o ch come in chinare, amiche, o q come in questo), l, l’ (scritta gl come in negli o gli come in paglia, aglio), m, n, n’ (scritta gn come in gnocco, pegno), p, r, s sorda (di sano, sportello, casa), ʃ (cioè s sonora, non distinta graficamente dalla precedente, come in rosa, sdentato, smorto), š (scritta sc come in scena, o sci come in sciatto), t, v, z sorda (di zio, vizio), ʒ (cioè z sonora, non distinta graficamente dalla precedente, come in zero, orzo). La maggior parte di queste c. può avere, nel sistema fonologico italiano, tre gradi d’intensità articolatoria: debole o tenue (c. breve con tensione molle), se iniziale di sillaba e preceduta da vocale; medio (c. breve con tensione dura), se finale di sillaba, o preceduta da un’altra consonante, o iniziale assoluta di frase fonetica; rafforzato (c. lunga con tensione dura), se divisa tra due sillabe. L’ortografia italiana distingue le c. di grado rafforzato scrivendole doppie; non distingue tra gli altri due gradi, tra i quali non esiste opposizione fonolo;gica.
Si dice scrittura consonantica quella che, per es. nei primi alfabeti semantici, indica distintamente i soli segni delle consonanti; analogamente, alfabeto consonantico, alfabeto che possiede segni per i soli fonemi consonantici.